XXXII Domenica Anno C – I Sadducei e Gesù (Lc 20,27-38)

XXXII Domenica Anno C – I Sadducei e Gesù (Lc 20,27-38)

Gli si avvicinarono alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda…(Lc 20,27)

La Parola di Dio si comprende per dono dello Spirito Santo. Egli ne è l’Autore principale e l’Interprete autorevole a cui tutti devono ricorrere per non rischiare di perdersi nei meandri delle fallaci immaginazioni prodotte dalla mente dell’uomo.

Pensare che sia sufficiente studiare la Sacra Scrittura semplicemente con metodi umani – per quanto avanzati e specializzati – equivale a confidare in se stessi, nelle proprie forze, nella propria intelligenza assai limitata. Equivale altresì a rifiutare la luce di sapienza che discende dall’Alto preferendo le tenebre del proprio cuore superbo e condannando se stessi alla peggiore delle ignoranze religiose.

Chi vuole conoscere Dio e il suo mistero secondo verità, deve pregare molto e implorare in ginocchio il soccorso dello Spirito Santo, l’Unico che possiede la chiave della scienza e può aprire i forzieri del Cielo. Il cristiano, primo tra tutti, deve imitare il Re Salomone, il quale capì subito che nessun uomo sulla terra può da solo comprendere la volontà di Dio, essendo impastato di creta friabile e succube degli affanni della vita che appesantiscono il suo cuore: «Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?» (Sap 9,13-17).

Questa stupenda preghiera del Re più saggio di tutta la terra dovrebbe accompagnare le nostre giornate. Dovremmo impararla a memoria e recitarla molto spesso per ravvivare in noi l’umiltà, virtù tanto rara che necessariamente dobbiamo acquisire per non dimenticarci che la nostra sapienza è stoltezza dinanzi alla Sapienza eterna di Dio.

Se lo Spirito Santo non viene in nostro aiuto, bene o male siamo tutti sadducei. Leggiamo la Sacra Scrittura ma non comprendiamo nulla. Ci poniamo domande, ma sono tutte sbagliate. Deduciamo e argomentiamo, ma lo facciamo in modo illogico e disarmonico. Attribuiamo alla Parola di Dio le nostre tesi, ma in realtà le facciamo dire ciò che essa non dice e non ha mai detto. Se ci pensiamo, non è forse questo uno dei problemi più seri che da sempre attanagliano la vita della Chiesa? Le teologie erronee e le cattive interpretazioni del dato rivelato sono vera e propria falsa profezia che confonde le menti dei semplici e dissemina il campo del mondo di eresie sottili ma quanto mai perniciose.

Non solo da parte di gente estranea, ma anche dai suoi stessi figli, la Chiesa è stata ed è spesso attaccata nella sua sana dottrina con violenza inaudita e astuzia satanica. Si pensi ad esempio ad Ario, sacerdote cattolico del IV Secolo, che è arrivato a negare la divinità di Cristo dando vita ad una vera e propria corrente teologica eretica che ha portato infinito scompiglio per diversi secoli. Oppure a quanti oggi separano l’amore dalla verità e dall’obbedienza alla volontà di Dio, ai suoi Comandamenti e a tutto il Vangelo, compiendo in suo nome efferati delitti e giustificando le più grandi iniquità.

I sadducei, che si sono succeduti e si succedono nel corso della storia, sono veramente infiniti, e il loro esercito non sarà sbaragliato definitivamente se non alla fine dei tempi, con i cieli nuovi e la terra nuova.

Ecco perché è dovere di ogni cristiano essere prudente e saggio e imitare il suo Maestro che sempre si recava dal Padre suo, immergendosi nel suo cuore con una preghiera intensa e quanto mai fiduciosa, per attingere in esso ogni sapienza. Lo Spirito Santo operava in Gesù. Era la sua perenne Guida, il suo fidato Consigliere, lo scudo impenetrabile contro ogni dardo infuocato del Maligno e così Egli sapeva distinguere in maniera perfetta ciò che era pensiero del Padre suo e ciò che non lo era.

Il Vangelo di questa XXXII Domenica ne è un fulgido esempio. Ai sadducei, che negavano la resurrezione e cercavano di trarlo dalla sua parte per giustificare la loro ignoranza, Gesù rispose con straordinaria sapienza facendo loro capire che la vita eterna non è da pensarsi alla maniera terrena. Chi ne è degno vive una perfetta comunione di amore con i suoi “coinquilini celesti” che supera infinitamente la dimensione materiale e ha nel Dio della vita la sua perenne sorgente di novità. La resurrezione della carne è verità di fede che non può e non deve essere negata. Essa è il fondamento della speranza che non delude, il prodigio più grande dell’onnipotenza divina, il mistero dei misteri che i cuori umili e mossi dallo Spirito Santo accolgono con serenità e attendono di poter vivere con desiderio ardente del cuore. A tutti noi la responsabilità di camminare ogni giorno in grazia di Dio, con la Chiesa e nella Chiesa nostra Madre e Maestra, per non rischiare di perdere il bene più grande il cui valore supera infinitamente quello di tutto l’oro del mondo.

La Vergine Maria, Regina del Paradiso, che già gode pienamente dei frutti della Redenzione operata dal suo Figlio, custodisca la nostra fede nella più grande purezza e ci renda capaci di smascherare ogni eresia per il bene della Chiesa e dell’umanità.