La differenza tra chi sceglie di essere discepolo di Gesù e chi sceglie di non esserlo è grande, in questa vita e nell’altra. È grande perché è diverso l’atteggiamento del cuore dinanzi al Maestro. È grande perché sono diversi i frutti che si producono giorno per giorno. È grande perché diverso il salario che si riceve alla sera della vita.
L’evangelista Luca lo afferma con estrema chiarezza nel suo Vangelo, parlando delle Beatitudini ma anche dei Guai opposti ad esse:
«Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti”» (Lc 6,20-26).
Sì è beati per la fede in Cristo e nel suo Vangelo. Non lo si è per la “non fede” in lui e nella sua Parola che è Parola di vita eterna. Si tratta di una scelta, che è personale e che nessuno può fare al posto dell’altro.
La non beatitudine però non è da considerarsi una condizione spirituale “indolore” o di beatitudine minore. È condizione avvolta dall’insoddisfazione, dalla mancanza di pace vera, dall’inquietudine e dal tormento che si eternizzano con la morte.
Il “Guai” di Gesù va preso in seria considerazione e va evitato a tutti i costi. È un Guai di misericordia che lui dice a noi per scuotere le nostre coscienze, al fine di preservarci dal cadere in tentazione, oggi, domani e sempre.
Per gustare la beatitudine celeste, e avere la pace nel cuore sulla terra, bisogna che ciascuno di noi scelga di essere discepolo di Gesù, perseverando nella sua sequela con tutte le forze, con grande determinazione e senza mai cadere dalla fede. Da qui l’urgenza di crescere con costanza nell’amore verso Colui che ci ama ed è morto per noi sulla croce. Amare Gesù è essere disposti a donargli la nostra vita, rinnegando ogni giorno gli stessi e sforzandoci di attraversare la porta stretta del Vangelo, nella certezza che tutto questo è possibile, perché il Signore mai ci fa mancare la grazia necessaria.
Le Beatitudini sono la via obbligata perché questo dono di vita a Cristo si realizzi in noi e per noi. Esse ci fanno accogliere la nostra condizione storica così come essa è, fino a viverla offrendoci a Gesù, come olocausto di salvezza e redenzione.
È beato il discepolo che vive ogni giorno la sua croce di povertà, fame, pianto, persecuzione, derisione e insulto per il Vangelo, senza fare il male e rimanendo saldo nel dono di sé a Cristo.
In questo dono dobbiamo credere, perché è da questo dono che il Regno di Dio nasce e si espande fino agli estremi confini della terra. A volte è difficile, altre volte lo è di meno, ma possiamo farcela tutti, piccoli e grandi, con tanta preghiera e tanta buona volontà.
E quando verrebbe in mente di venire meno nel dono pensiamo al Paradiso. Lì riceveremo la nostra ricompensa sotto forma di gloria e beatitudine eterna, ed è per questo che vale la pena perseverare fino alla fine nella retta fede e nell’amore vero.
Ci aiuti in questo la Vergine Maria, nostra Madre e Regina.
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