Il perdono ai nemici – VII Domenica Ord (C)

Il perdono ai nemici – VII Domenica Ord (C)

Il perdono ai nemici manifesta senza ombra di dubbio una profonda differenza tra la religione cristiana e tutte le altre fedi, ma ancor di più diventa, con lo sguardo rivolto al Calvario, una via obbligata perché la conversione dei cuori si realizzi.

Da qui l’invito di Gesù rivolto a ciascuno di noi:

«Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro» (Lc 6,27-30).

Umanamente parlando, perdonare chi ci ha fatto soffrire, ci fa soffrire, ci perseguita, ci percuote, è impossibile. La nostra natura tende alla ribellione, alla vendetta, o perlomeno al rancore e all’indifferenza. Ma Gesù è venuto per guarire la nostra natura. È venuto per trasformarla e rinnovarla con il suo Spirito, fino a renderla una natura nuova e capace di amare come lui ha amato e ama.

Il perdono pertanto è da intendersi come frutto di una natura nuova. Se non cambia la natura, il perdono rimane impossibile.

C’è da chiedersi dunque come far sì che Gesù cambi la nostra natura. La via obbligata per tutti è la via della grazia. Grazia che si riceve nei Sacramenti, in particolare nella Confessione e nell’Eucaristia a cui bisogna accostarsi con fede e costanza.

Per intenderci, non basta andare a Messa una volta all’anno; bisogna andare almeno tutte le Domeniche, e accostarsi a questi Sacramenti che sono paragonabili alla forgia del fabbro. Il divino Fabbro è lo Spirito Santo, che ci immerge nel suo fuoco per intenerire la durezza del nostro cuore e poterlo poi plasmare ad immagine del cuore di Cristo. Chi rimane lontano dai Sacramenti, o li riceve senza fede, senza la giusta preparazione e consapevolezza, non potrà mai riuscire a perdonare i nemici.

Oggi noi viviamo in un tempo in cui la grazia di Dio è dimenticata e vilipesa. Non si prende in considerazione e non si conosce la sua efficacia, la sua necessità in ordine alla trasformazione della natura dell’uomo. Viviamo un tempo in cui si può parlare di neopelagianesimo, come lo stesso Papa Francesco e la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede hanno messo in evidenza qualche tempo fa in alcuni Documenti.

Purtroppo Cristo, oggi, non è più visto come il Redentore dell’uomo e il Medico celeste. È visto come un personaggio storico o addirittura un nemico dell’uomo. Tanto grande è la stoltezza di molti pensatori dei nostri giorni che hanno smarrito la via della verità e della vita.

Tocca a noi cristiani mostrare l’efficacia della grazia di Dio che è capace di cambiare una natura corrotta e farne una natura capace di produrre e mostrare i frutti dello Spirito Santo.

Il mondo non ci ascolta facilmente, ma obbligatoriamente ci vede e obbligatoriamente deve e dovrà constatare che i frutti del nostro albero sono frutti che l’uomo non può produrre con le sue sole forze. Da questa constatazione nasce la possibilità di rendere testimonianza a Cristo e rendere ragione della nostra fede. L’altro vede e si interroga. Si apre così al dialogo che noi possiamo trasformare, con la sapienza dello Spirito Santo, in un dialogo di salvezza che conduce alla conversione del cuore.

Se però noi cristiani non produciamo i frutti dello Spirito Santo, perché non permettiamo alla grazia di Dio di trasformare la nostra natura o peggio anche noi rimaniamo lontani dai Sacramenti, il mondo rimarrà nelle tenebre e di questo noi siamo responsabili.

È possibile allora perdonare i nemici. Ma le condizioni che Dio ha stabilito per noi e la via che ci ha indicato non possono essere messe da parte.

La Vergine Maria, che ai piedi della croce ha creduto nel perdono impossibile, ci aiuti ad imitarla e ci accompagni con la sua materna intercessione.

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