La Parola di Dio – che, si è detto la scorsa settimana, è necessaria alla salvezza – va vissuta sempre in seno alla particolare vocazione che Dio ha pensato per noi. Volerla vivere al di fuori di questo contesto esistenziale, che ha la sua radice nel cuore del Padre celeste, è grande stoltezza o per lo meno motivo per esporre se stessi ad una vita di “stenti”, spiritualmente parlando.
Per intenderci, il cristiano non è soltanto colui che mette in pratica il Vangelo. È anche colui che occupa nella storia della salvezza il posto che Dio gli ha assegnato. La Parola di Dio è valida per tutti. Ma le vocazioni e i ministeri, che l’uomo vive nel tempo, non lo sono. Un conto è essere sacerdote, un conto è essere medico, insegnante, operaio, avvocato, banchiere, manager, e così via. La Parola di Dio si incarna cioè in una particolare vocazione che le dona una particolare specificità.
È per tale motivo che voler fondare la casa della propria vita sulla roccia della Parola di Dio e al tempo stesso decidere dove piantarla, è mentalità che denota una fede assai imperfetta che deve essere guarita da una visione ancora troppo terrena dell’esistenza umana.
«Zaccaria chiese una tavoletta e scrisse: “Giovanni è il suo nome”. Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: “Che sarà mai questo bambino?”. E davvero la mano del Signore era con lui (cf. Lc 1,59-66).
La vicenda di Giovanni Battista – dal suo concepimento straordinario, al nome che gli fu dato, alla missione ricevuta dal Cielo, al martirio che subì –, deve aiutarci a comprendere che la nostra vita è un grande mistero, e tale mistero è legato in modo inscindibile alla nostra vocazione particolare.
Oggi più che mai dobbiamo insegnare all’uomo contemporaneo che non siamo figli del caso, né siamo lasciati a noi stessi. Dio vigila sulla nostra vita e ci ha pensati sin dall’eternità per svolgere uno speciale compito nella storia della salvezza.
Tocca a ciascuno preoccuparsi di scoprire tale compito che coincide con la propria vocazione, lasciandosi aiutare dallo Spirito Santo e dalla Chiesa. L’autonomia che uccide non è solo dalla Parola di Dio. È anche dal particolare progetto che Dio ha su ciascuno.
Così, se noi guardiamo Giovanni Battista al di fuori della sua vocazione che viene dall’Alto, ne facciamo un asceta ripiegato sull’immanenza e rinchiuso in essa. Una sorta di “collega” dei tanti cultori atei contemporanei dell’uomo e delle sue numerose potenzialità, che tutto fanno e fanno fare agli altri prescindendo dal compimento della volontà di Dio. Giovanni Battista era un maestro di ascesi: mangiava locuste e miele selvatico, conosceva la rinuncia e il sacrificio, viveva in regioni deserte nella più grande essenzialità. Ma tutto ciò faceva non per scopi personali, ma per realizzare in pienezza la sua vocazione che era quella di preparare le vie al Signore, affinché tutti si convertissero e chiedessero perdono di ogni peccato commesso.
Una domanda potrebbe sorgere a questo punto: e se uno sbaglia vocazione, invece di diventare sacerdote – ad esempio – diventa padre di famiglia, si perde per sempre? La risposta è certamente negativa. Il Signore non abbandona i suoi figli. Sempre li cerca, li perdona, li aiuta a risollevarsi. Però, se si sbaglia vocazione, la via della salvezza diventa molto più contorta. Si vuole fare ciò per cui non si è stati pensati dal Creatore. La salvezza rimane possibile – e mai prescinde dall’obbedienza alla Parola di Dio e alla sua santa volontà – ma il cammino non è quello che Dio avrebbe voluto che fosse.
Tocca a noi, pertanto, ognuno secondo le proprie responsabilità legate al proprio ministero, aiutare soprattutto i piccoli, gli adolescenti e i giovani, a entrare in questa mentalità: ognuno ha una sua particolare vocazione ed è in essa che ci si realizza pienamente; bisogna scoprirla, accoglierla e realizzarla, giorno per giorno sotto la potente mozione dello Spirito Santo. È questa la chiave della felicità piena e della pace del cuore.
Che la Vergine Maria, Donna che ha realizzato perfettamente il progetto che Dio ha avuto su di lei, ci aiuti ad imitarla con entusiasmo e grande fede.
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