La provvidenza celeste

La provvidenza celeste

La Chiesa, nostra Madre e Maestra, ci insegna che Dio si prende cura di noi. Egli non è un Dio distratto e apatico che se ne sta nel Cielo e ci abbandona allo scorrere inesorabile della storia spesso irta di pericoli e difficoltà. Noi sappiamo con fede certa che Dio è provvidenza per le sue creature e in particolare per l’uomo, fatto a sua immagine e somiglianza (cf. Gn 1,26-27).

Ma cosa significa tutto questo esattamente? Cos’è la provvidenza? La risposta è semplice: essa è l’insieme degli aiuti che il Signore in diversi modi mette in atto a nostro favore affinché raggiungiamo il fine per cui Lui stesso ci ha creati. Un po’ come fossimo una freccia che deve raggiungere il bersaglio e fare centro. Attenzione però! Questi aiuti non sono da vedersi in modo riduttivo. Non si tratta per intenderci semplicemente di un pezzo di pane o un posto di lavoro. Essi sono infinitamente di più. Sono doni spirituali oltre che materiali. Sono doni molteplici e di ogni genere. Sono ispirazioni, consolazioni, forza, serenità, pace, sofferenze, luce, carismi, interventi diretti di Dio e persino persone particolari che incontriamo non in modo casuale ma perché il Signore provvede per noi e non ci abbandona a noi stessi.

Provvidenza divina è un amico vero, un catechista sapiente, un genitore saggio, un Sacerdote che si prende a cuore la nostra salvezza. Dovremmo avere occhi capaci di vedere questi doni di Dio per non ignorarli, sciuparli o addirittura disprezzarli. Dovremmo imitare i Santi che hanno saputo cogliere l’azione misteriosa di Dio nella loro vita e si sono lasciati guidare dalla sua sapiente provvidenza.

Per far questo ci vuole senza dubbio una grande umiltà e in fin dei conti un occhio attento che sa osservare quanto accade dinanzi a noi. Tuttavia una cosa non dobbiamo mai dimenticare: il fine per cui siamo stati creati. È infatti dalla nostra vocazione che dobbiamo partire per distinguere cosa è per noi provvidenza divina e cosa invece non lo è. Ad esempio non è certamente aiuto del Cielo una cattiva compagnia che ci insegna la via del vizio e della trasgressione dei Comandamenti, né un consigliere stolto che tende a trascinarci verso la rovina.

La nostra relazione primaria pertanto, se non vogliamo essere ciechi, non deve essere con le persone e gli eventi, bensì con il Dio provvidente, il Padre celeste che ha in serbo per noi un particolare progetto da realizzare. È nel suo cuore – che è poi il cuore di Gesù – che dobbiamo immergerci ogni giorno attraverso una costante preghiera per vedere da quel cuore e con quel cuore ogni cosa.

Anche in questo caso i Santi sono per noi un modello sicuro a cui guardare. Quanti ostacoli nella loro vita hanno incontrato perché sbagliassero fine, rinunciassero alla propria vocazione o la cambiassero anche in nome di qualcosa di buono in se stesso. I Santi però non si sono lasciati fuorviare. Hanno vissuto in perfetta sinergia con la provvidenza divina perché hanno realizzato pienamente la finalità della loro esistenza che il Signore ha loro manifestato.

Tocca a noi imitarli. Tocca a noi fare tesoro dei loro insegnamenti. Tocca a noi rimanere, come hanno fatto loro, nel fine specifico del nostro esistere nel tempo. Sbagliare fine è esporre la propria vita al sicuro fallimento o per lo meno ad una sottesa e costante infelicità che è la compagna inseparabile di chi non rimane piantato nella volontà di Dio.

La provvidenza divina allora non è un aiuto che Dio ci dona per fare ciò che noi vogliamo o ciò che altri vorrebbero che facessimo; né tantomeno è un aiuto che asseconda i nostri vizi e le nostre false chimere. È al contrario il sostegno costante che la misericordia celeste procura a quanti desiderano realizzare solo e soltanto ciò che è scritto per noi nel cuore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

A ciascuno di noi la saggezza di lasciarsi aiutare dalla provvidenza divina e di vivere con essa in perfetta sintonia le nostre giornate.

Che la Vergine Maria, Regina di tutti i Santi, apra i nostri occhi e ci guidi ogni giorno con il suo amore materno sulla via del compimento della nostra vocazione.