Il tema di questa settimana è assai delicato e quanto mai importante. Da esso dipende il cammino di santificazione di ciascuno e non di rado persino la salvezza eterna.
È il tema della correzione, che in verità è una costante in tutta la Sacra Scrittura e dunque nella Storia della salvezza. Dio non è forse Colui che ama l’uomo e perciò sempre lo corregge quando si incammina su sentieri di morte affinché si ravveda prima che sia troppo tardi? Non è forse il Dio sapiente che viene in soccorso della nostra cecità, causa per noi di molti mali? Non è il Padre amorevole che prende per mano i suoi figli e le sue figlie per educarli giorno dopo giorno e farne così i Santi e le Sante che siano “luce del mondo e sale della terra”?
Se leggiamo le pagine della Sacra Scrittura con occhio attento e cuore umile, ci accorgiamo all’istante che la correzione è necessaria per tutti, perché nessuno è perfetto. Non solo, essa è anche opera di squisita carità, e chi la accoglie senza ribellioni fa in poco tempo passi da gigante nella vita, spirituale e non solo.
Ma oggi viviamo in una società per molti versi sfasata, che ha cancellato la sapienza del Vangelo e tende sempre più a sostituirla con i pensieri dell’uomo, se non addirittura con quelli del demonio.
E così, guai a chi corregge al giorno d’oggi! Guai ai genitori, guai agli insegnanti, guai ai Parroci, guai ai Vescovi, guai a chiunque altro si arroga il diritto di dire: “ravvediti, il tuo modo di pensare e di agire non è saggio né è cosa buona per te e per chi ti sta attorno…”.
Chi corregge è accusato di essere esagerato, irrispettoso, senza cuore. Bisogna attaccarlo e metterlo a tacere, se necessario bisogna distruggerlo con strategie di attacco, subliminali e non, che lo discreditino agli occhi della gente.
Da qui le accuse di traumatizzare le persone e soprattutto i giovani che devono fare le loro esperienze in modo libero e libertino. Le accuse di allontanare piuttosto che avvicinare, di essere poco accoglienti, di essere antipatici, pesanti e troppo seri.
E tutto questo accade anche nel mondo ecclesiale e teologico, senza rendersi conto che è grande tentazione pensare di riempire le Chiese concedendo tutto a tutti, allargando le maglie della rete del Vangelo fino a squarciarle in più punti e finendo così di rendere vana la pesca. È tentazione giustificare il male più orrendo in nome di certe affermazioni che vanno sempre più di moda e si sentono sulla bocca di molti: “i tempi sono cambiati! La società non è più quella di una volta! I giovani hanno altri linguaggi, altri stili di vita! La Chiesa deve aggiornarsi! Non può più essere la Chiesa del Medioevo se vuole non morire!”.
Ognuno è libero di pensare ciò che vuole, ma personalmente sono convinto che queste affermazioni di principio non risolvono i problemi dell’uomo né quelli della Chiesa, né quelli della società, della Scuola o delle famiglie. Piuttosto lì aggravano, perché cancellano ogni regola di fede e di morale, di civile convivenza, aprendo le porte del cuore al male più devastante.
Questi modi di pensare manifestano la stoltezza di molti nostri contemporanei che rompono gli argini del fiume e fanno sì che esso semini ovunque morte e distruzione con la potenza delle sue acque avvelenate. Proviamo a guardare con attenzione i filmati delle alluvioni che purtroppo accadono in ogni parte del mondo, e vediamo in esse un esempio palese di cosa il male può provocare in un cuore quando non gli si mette un freno con una saggia correzione, capace di illuminare e scuotere la coscienza.
A me hanno sempre insegnato che possiamo anche pensare di scherzare con il male, ma non dobbiamo mai dimenticare che il male non scherza con noi. Se rompiamo gli argini, la sua furia omicida ci investe e ci travolge senza pietà.
La lettera agli Ebrei lega in maniera sublime l’amore alla correzione, la paternità di Dio al nostro essere i suoi figli che hanno bisogno ogni tanto – o forse spesso – di essere ripresi, non per essere umiliati, ma per essere aiutati a camminare sulla retta via e mai deragliare.
Mi viene in mente il passo del Vangelo che narra l’episodio in cui la Vergine Maria e Giuseppe, dopo tre giorni di angoscia, trovano Gesù nel tempio a Gerusalemme tra i dottori della legge (cf. Lc 2,41-52). Da questo testo comprendiamo che anche la “Benedetta tra tutte le donne” è stata corretta dal suo divin Figlio. Non perché avesse peccato, ma perché imparasse ad aprirsi ad una visione nuova del mistero di Cristo, perché facesse un salto di qualità verso una perfezione sempre più grande.
Ora, se anche la Vergine Maria ha avuto bisogno di essere aiutata nel cammino della vita, tanto più noi che siamo peccatori, presuntuosi, combinaguai e ancora troppo ciechi per vedere il sommo bene che ci sta dinanzi, abbiamo bisogno di qualcuno che ci accompagni giorno per giorno.
Ma purtroppo, con estrema facilità, accade che ci si inalbera quando si viene corretti, o per meglio dire aiutati dallo Spirito Santo, che opera in molti modi per la nostra salvezza. Si perde la pazienza, si diviene scuri in volto, si assumono atteggiamenti di vittimismo ingiustificato, si arriva persino ad urlare o comunque a covare nel cuore astio, rancore e sentimenti di vendetta verso colui o colei che si permette di dire anche solo una parola garbata e sapiente di correzione.
Possiamo forse in tal modo crescere in sapienza e grazia? Possiamo uscire da questa gabbia – mediatica e di pensiero – che sta incarcerando il concetto stesso di educazione e la missione altissima dell’educatore? Possiamo forse aiutare i giovani a sviluppare le loro potenzialità e a metterle al servizio del Regno di Dio invece di imboccare la via larga della perdizione (cf. Lc 13,22-30)?
Se non prenderemo sul serio il passo della lettera agli Ebrei che questa Domenica ci viene presentato dalla Liturgia della Parola (cf. Eb 12,5-13), non credo che andremo lontano.
Sceglieremo di costruire la Chiesa e la società sulla sabbia del pensiero stolto dell’uomo, e quando soffieranno i venti e strariperanno i fiumi la casa crollerà miseramente (cf. Mt 7,24-29).
Che il Signore ci dia occhi per vedere le nostre mancanze, i nostri difetti, i nostri errori e d’altro canto anche le nostre potenzialità inespresse a causa di una latente immaturità umana e spirituale che ci avvolge. Ci conceda un cuore umile, pronto all’ascolto, desideroso di sapienza e benedicente quanti sanno indicarci la via della vita con una parola di incoraggiamento, ma anche a volte di saggia correzione.
La Vergine Maria ci accompagni e interceda per noi, ci ottenga la virtù della mitezza e non si stanchi di correggerci Ella stessa, quando nessuno può farlo al posto suo.
Clicca sul link seguente per la Liturgia della XXI Domenica del Tempo Ordinario (C)