Vi sono doni che riceviamo dal Signore. Ve ne sono altri che dobbiamo fare noi alla Chiesa e al mondo intero, anche se sempre mossi e guidati dallo Spirito Santo. Tra questi ultimi vi sono senza dubbio i frutti della nostra fede.
Anzitutto va detto che essi sono personalissimi. Ognuno è chiamato a produrne una particolare qualità e quantità. Appunto come in una vigna, immagine che ci accompagna da qualche Domenica nel Vangelo:
«Un uomo diede in affitto la sua vigna a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto» (Mt 21,33-34).
Chi si intende di vino, bene o male, sa che non tutti i vitigni sono uguali. Altro è il Merlot, altro il Negroamaro, altro il Gaglioppo, il Nebbiolo, la Malvasia o il Greco di Tufo. Ognuno ha un particolare gusto, aroma, colore, consistenza. Ognuno ha peculiarità uniche che non hanno gli altri.
È questa la bellezza della vigna: la sua multiforme e variegata ricchezza di profumi e di sapori.
Nel campo della fede vale la stessa legge, seppure ovviamente con qualche necessario adattamento. La fede infatti, non lo dimentichiamo, è della singola persona, prima che di tutto il popolo. È del singolo battezzato che ha età, carattere, carismi, ministeri, sensibilità e ruoli diversi nell’unico corpo ecclesiale. Essa non è data a tutti nella stessa misura, perché la misura della fede dipende dalla risposta allo Spirito Santo di chi la possiede.
Il Signore non fa certo preferenze. Tuttavia rispetta la nostra volontà. Più grande è il nostro amore, più robusta è la nostra fede, maggiori saranno i frutti che essa produce.
Se guardiamo ad esempio Gesù, ci accorgiamo che veramente Egli è stato capace di cambiare la storia con la sua fede. Ha prodotti frutti abbondanti e di primissima qualità. Per lui la Vigna ha dato il meglio di sé. L’annata è stata ottima, insuperabile, assai squisita. Gesù ha avuto una fede incrollabile. Non si è lasciato condizionare da niente e da nessuno, ha effuso lo Spirito Santo su ogni carne, ha cambiato radicalmente la vita di quanti si sono lasciati aiutare da lui.
Anche la Vergine Maria, in quanto a frutti della fede, è Maestra. Basti pensare alle nozze di Cana. Con la sua preghiera ha “costretto” Gesù a compiere un miracolo che non era previsto. Il suo amore, la sua fede, hanno piegato l’Onnipotente laddove nessuno avrebbe immaginato che fosse possibile.
È nostro compito donare i frutti della nostra fede a tutta la Chiesa e al mondo intero. Non possiamo sempre stare a guardare. Dobbiamo diventare protagonisti della storia della salvezza e lasciare che lo Spirito Santo operi in noi e attraverso di noi. Dobbiamo mettercela tutta e non temere nulla, perché Dio è con noi.
Ma quali sono i frutti della fede più “comuni”? Vediamone brevemente tre.
Il primo frutto è la generatività. Una fede viva produce altra fede. Non lascia cioè chi ha dinanzi nell’incredulità, nel regno delle tenebre, in quel mondo in cui l’uomo e Dio sono separati e distanti. Piuttosto lo attrae a Cristo Gesù, lo conquista, lo scuote, apre i suoi occhi e converte il suo cuore. I Santi hanno generato la fede nei cuori. Non hanno compiuto opere esterne. Hanno redento, in Cristo Redentore, l’uomo nel suo intimo più profondo, con il loro sangue e loro obbedienza perfetta alla volontà di Dio.
Il secondo frutto è la preghiera. Chi ha fede non si chiude in se stesso. Alza gli occhi al Cielo in ogni istante e affida ogni cosa al divin Maestro, Signore incontrastato della storia. La preghiera fatta con fede scuote le fondamenta del Paradiso e fa sì che tutti gli Angeli e i Santi impegnino se stessi per la salvezza di ogni uomo. Sulla preghiera è quanto mai stupenda la pagina di San Paolo che leggeremo nella seconda lettura. Essa dice tutto. Non ha bisogno di commenti:
«Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù» (Fil 4,4-7).
Il terzo frutto è la testimonianza. Da essa dipende la salvezza di molte anime, di tutti coloro che desiderano lasciarsi avvolgere dalla grazia sanante di Dio. La fede non può essere nascosta. Si deve vedere, si deve sentire, si deve toccare. Essa diventa necessariamente storia concreta, affermazione con la vita e le parole della verità di Cristo Gesù, del suo Vangelo, della sua Chiesa. La fede matura è fede coraggiosa, che non teme nulla e desidera che la luce trionfi sulle tenebre. Perciò un cristiano che non rende testimonianza alla verità non è degno del suo Maestro. È ancora un albero secco, un vitigno incapace di produrre anche un solo acino di uva.
La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, ci renda capaci di donare al mondo intero i frutti della nostra fede, con serenità, determinazione e infinita pazienza.
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