XXIX Domenica Anno C – Farà giustizia ai suoi eletti (Lc 18,1-8)

XXIX Domenica Anno C – Farà giustizia ai suoi eletti (Lc 18,1-8)

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai…

La preghiera è via necessaria perché il Signore ci conceda le grazie di cui abbiamo bisogno per la nostra conversione e santificazione quotidiana. Essa non è facoltativa, ma obbligatoria per tutti, a prescindere dal proprio ministero e dal ruolo che si occupa nella società. Devono pregare i sacerdoti e i laici, i sani e i malati, i piccoli e i grandi, i capi di governo e i sudditi, gli uomini e le donne. La necessità è assoluta perché tutti viviamo sotto lo stesso cielo e abitiamo una natura umana assai fragile, sempre pronta a cadere sotto i fendenti del nemico.

Pregare e non pregare non è la stessa cosa. Se chiediamo, otteniamo. Se non chiediamo, non otteniamo. È questa una grande verità che il Vangelo ci annuncia e che non possiamo ignorare. Il Padre celeste è pronto ad aiutarci ma desidera che noi bussiamo alle porte del suo cuore, con fiducia e perseveranza. Lui attende impaziente che alziamo gli occhi al Cielo per intervenire prontamente e salvarci dai mille pericoli di ogni giorno con quella sapienza che lo contraddistingue e che sa trovare la via migliore di tutte per la nostra redenzione.

L’onnipotenza divina per operare in pienezza, paradossalmente, ha bisogno della nostra fede che diventa preghiera incessante e diuturna. Senza fede non si può essere graditi a Dio (cf. Eb 11,6) e la fede è anche invocazione, elevazione dell’anima e dello spirito nel cuore di Cristo e della Vergine Maria.

I protagonisti della storia della salvezza hanno vinto le più aspre battaglie non in virtù delle loro forze, ma in virtù della grazia che hanno chiesto senza stancarsi e con cuore fiducioso e determinato. Gli Amaleciti sono stati sconfitti per la preghiera di Mosè. Il gigante Golia è strapazzato a terra per la preghiera previa di Davide. Giuditta ha ucciso il cattivo Oloferne dopo essersi prostata con la faccia a terra e aver supplicato a gran voce il Signore Dio. San Paolo ha superato prove di ogni genere per la potenza della grazia che ha operato in lui. E così via, fino ai nostri giorni e fino alla fine dei tempi, il Signore sempre assiste e assisterà quanti ricorrono a lui con fiducia.

Sorge allora una domanda: come mai oggi si prega poco o per nulla? Cos’è che manca a tanti cristiani e a tante famiglie?

L’episodio della vedova e del giudice disonesto di questa XXIX Domenica del Tempo Ordinario Anno C, può aiutarci a dare risposta a questo interrogativo. Ciò che manca oggi è la consapevolezza che l’uomo, chiunque esso sia, ha bisogno dell’aiuto costante del suo Creatore e Redentore. Da solo si perde, si smarrisce nei meandri oscuri dei suoi pensieri, si lascia divorare dai serpenti velenosi e cade stoltamente nelle trappole di Satana e dei suoi alleati. Ciò che manca oggi è l’umiltà di riconoscersi fragili e limitati poiché il delirio di onnipotenza e la presunzione di avere in mano le sorti della storia sono il virus letale che molti hanno contratto e che crea strage e devastazione in ogni dove.

Gesù ha detto: “Senza di me non potete fare nulla” (cf. Gv 15,5). Ma chi crede oggi a questa parola del Vangelo? Chi crede che senza la perenne comunione con Dio siamo tralci secchi che servono solo per essere gettati via e bruciati nel fuoco? Chi crede fermamente che la grazia sacramentale è necessaria per non venire travolti dalla carne e dai suoi barbari sentimenti?

Tocca a noi, Chiesa di Gesù Signore, aiutare l’umanità a ritrovare la verità del suo essere che è essere creato e intrinsecamente orientato alla comunione con il Creatore, unica Fonte di vita e di pace. Tocca a noi insegnare e mostrare l’umiltà e la fede dei figli di Dio che sono la chiave per entrare nel Regno dei cieli.

Primi tra tutti, noi cristiani dobbiamo imitare la vedova del Vangelo e riconoscere che non è nelle nostre possibilità governare la storia, né condurla a salvezza. Dobbiamo presentarci ogni giorno dinanzi al Giudice supremo che può venire in nostro aiuto, può convertire i cuori, può piegare la superbia e l’arroganza di tanti, può aprire gli occhi di questa umanità cieca e schiava del peccato.

La nostra preghiera, però, può e deve essere assai diversa da quella della vedova. Ella aveva dinanzi a sé un uomo spietato e disonesto; noi abbiamo dinanzi un Padre compassionevole e misericordioso. Del suo amore mai dobbiamo dubitare e con questa certezza dobbiamo bussare fiduciosi alla sua porta, sapendo che se avremo fede, non tarderà a farci giustizia prontamente. Con il suo aiuto ogni ostacolo può essere superato, ogni virtù può essere acquisita, ogni peccato può essere sconfitto, ogni anima può essere salvata.

Che la Vergine Maria, Donna umile e dalla fede invincibile, ci insegni i segreti della preghiera e ci ottenga la grazia di non stancarci mai di elevare al Cielo il nostro cuore e le nostre mani.