Non si può conoscere Gesù per sentito dire. Bisogna conoscerlo da cuore a cuore. La testimonianza dell’altro è necessaria, ma è solo un mezzo. Poi bisogna entrare in dialogo direttamente con il Maestro. Lui bisogna ascoltare, la sua voce e non un’altra; lui bisogna contemplare, il suo volto e non un altro; lui bisogna scrutare, nel suo agire e non in un altro. La fede richiede che l’esperienza con Gesù sia personale.
«Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio (Gv 1,38-39).
Quando manca la relazione diretta, da cuore a cuore, con Cristo Gesù, la propria esistenza non diventa autenticamente cristiana. Ciò è dovuto al fatto che Gesù parla a ciascuno in modo unico e chiede a ciascuno di realizzare una particolare volontà di Dio che è solo per quella persona. La vocazione di uno, i suoi carismi, il suo ministero in una storia specifica e in contesti specifici, non sono la vocazione, i carismi e il ministero dell’altro. Ora, chi deve rivelare al singolo la via particolare e unica della sua santificazione e partecipazione all’edificazione del Regno di Dio, è solo Gesù, che lo fa nello Spirito Santo. Pertanto se non si instaura con Gesù una relazione personalissima, non è possibile realizzare il progetto personale che Dio ha su ciascuno.
Da qui la necessità della preghiera e della meditazione personale – come anche la direzione spirituale – che non devono mancare e non possono essere sostituite né dalla Santa Messa, né dalla Catechesi. Queste ultime sono complementari, ma non sostitutive delle prime.
Se oggi molti cristiani vivono un’esistenza opaca, che non ha la forza di fecondare la storia con la potenza del Vangelo, è perché si è spesso fuori dalla particolare volontà che Dio ha sul singolo prima che sulla massa. Si vive un cristianesimo a metà. Magari si osservano i Comandamenti, ma poi non si fa il passo successivo che è quello di occupare nella storia della salvezza il posto particolare per il quale si è stati pensati sin dall’eternità. Per usare un’immagine: non basta far parte di una squadra di calcio per vincere la partita; bisogna anche disporsi in campo nel ruolo specifico per il quale si è stati “programmati” per natura e competenze sviluppate nel tempo. Un difensore difende, un attaccante segna, un portiere para. Se ognuno in campo fa ciò che vuole, è il caos e l’avversario ha la meglio. Oggi questa specificità dei ruoli nella pastorale e nella vita ecclesiale e sociale – che si conoscono solo se si ha con Gesù un rapporto personale e unico – manca, e il Regno di Dio ne soffre grandemente.
Ogni cristiano, ogni uomo, ogni donna, ogni bambino, ogni adolescente, ogni giovane e ogni anziano, è unico e irripetibile nella storia della salvezza. Non siamo insomma, agli occhi di Dio, una massa anonima di persone. Non siamo creati e chiamati in serie. Ognuno di noi porta una particolarissima traccia della sapienza celeste che dobbiamo accogliere, realizzare, portare a compimento e manifestare al mondo.
Pensare che siamo tutti uguali e che tutti possiamo fare le stesse cose e nello stesso modo, è grande stoltezza. È mutilare e mortificare la sapienza creatrice dello Spirito Santo che non può essere incapsulato nelle nostre categorie mentali. Anche la nostra esperienza non deve diventare il criterio per discernere la volontà di Dio sull’altro. L’esperienza dell’uno è legata alla sua persona, alla sua sensibilità, alla sua storia, al mistero che l’avvolge che non è quello che avvolge un altro individuo.
Stare con Gesù, trascorrere del tempo in preghiera invocando la luce dello Spirito Santo e chiedendo che lui parli al cuore svelandoci il particolare mistero che avvolge la nostra vita, è quanto mai necessario. O passiamo attraverso questa via, oppure siamo tutti cristiani incompiuti e incapaci di collaborare in modo autentico alla Redenzione.
La Vergine Maria interceda per noi e ci insegni a instaurare una relazione intensa e personalissima con il suo Figlio Gesù, unico Maestro e Signore del cristiano.
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