La Santa Messa: dono da accogliere – XXVIII Domenica Ord A

La Santa Messa: dono da accogliere – XXVIII Domenica Ord A

«Il re disse ai suoi servi: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”…» (cf. Mt 22,1-14).

Per comprendere il Vangelo di questa settimana possiamo identificare il banchetto già pronto di cui si parla nella parabola a noi proposta con la Santa Messa domenicale. Il paragone non è esaustivo perché il Regno dei cieli è molto di più che la Santa Messa, però rende bene l’idea e può essere senza dubbio di grande aiuto alla nostra riflessione.

Cosa vuole insegnarci dunque lo Spirito Santo per la nostra crescita in sapienza e grazia?

Anzitutto che la Santa Messa è un grande dono che ci viene fatto dal Padre celeste. È lui che ha nel cuore il desiderio vivo di vederci tutti riuniti attorno all’altare per ascoltare la sua voce, gioire nel contemplare il suo volto di luce, dare compimento alla sua misericordia che pensa e realizza la salvezza dell’uomo, cibarci del Corpo e del Sangue del suo divin Figlio per avere in noi la vita.

Il Padre celeste ci invita alla festa che prepara per noi perché ci ama. Il suo è un dono gratuito e disinteressato. Tale dono va accolto con riconoscenza e senza tentennamenti perché proviene da una mente sapiente e ricca di carità.

La Santa Messa è prima di tutto per noi. A noi personalmente porta giovamento. Se vissuta con fede e nelle giuste disposizioni, ci mette in comunione con Dio e tra di noi, e fuga dal nostro cuore ciò che ci turba e ci toglie la pace. Essa è un’oasi nel deserto della vita in cui tutti possiamo ristorarci dalle fatiche e dagli affanni quotidiani. Vederla in questa luce è quanto mai necessario per non confonderla con un semplice precetto da osservare per scrupolo di coscienza.

Il Padre celeste sa che se ci allontaniamo dalla Mensa eucaristica, diventiamo ciechi e pian piano il principe di questo mondo ci fa suoi. Per tale motivo manda i suoi servi lungo i crocicchi delle strade e nei posti più impensabili perché nessuno si perda o non venga invitato. L’amore del Padre è universale. Lui di tutti è Creatore, ama la vita e non disprezza nulla di ciò che ha creato (cf. Sap 11,22-26). Per questo non si dà pace e ci cerca con la speranza che ci lasciamo da lui trovare.

Se siamo saggi, non possiamo agire come gli invitati della parabola di questa XXVIII Domenica del Tempo Ordinario! Trovare scuse e non accettare l’invito è grande stoltezza.

La Santa Messa domenicale deve per noi valere più di tutto il resto. Gli hobby, i diversivi, i Centri commerciali aperti, gli svaghi e lo sport, gli impegni e gli affanni quotidiani non possono sostituire l’incontro domenicale con Gesù. Se questo accade, significa che la nostra fede è assai carente. È una fede che non è in sintonia con il cuore del Padre celeste e non comprende che senza la Santa Messa siamo tutti vittime ignare della malvagità di Satana. Costui crede nella Santa Messa. Egli sa bene che chi vi partecipa apre gli occhi e acquisisce gradualmente la sapienza dello Spirito Santo che è capace di riconoscere ed evitare i suoi infiniti tranelli. Per questo motivo fa di tutto per distruggere la fede nella Santa Messa e nella Domenica. Si ingegna in mille modi. Costruisce vitelli d’oro di ultima generazione e inventa effetti speciali per annebbiare le anime e i cuori di ogni uomo che vive sotto il cielo.

Tocca a ciascuno di noi fare tesoro dell’insegnamento di questa parabola e non dimenticare che la non accoglienza dell’invito fattoci porta con sé conseguenze terribili anche nell’eternità.

Dobbiamo prendere sul serio e non considerare un semplice genere letterario quanto affermato nel Vangelo di questa Domenica: «Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”» (Mt 22,7-9).

Chi rifiuta la salvezza non sarà salvato. Non perché Dio non lo voglia, né perché Lui è malvagio e ingiusto. Non si salva perché non ha voluto accogliere l’invito che gli è stato fatto e non ha collaborato con la grazia di Dio che gli era stata concessa. Poteva farlo ma ha preferito le tenebre alla luce, la vanità del mondo allo splendore della gloria celeste che gli era stata offerta.

Anche questo va detto all’uomo e al cristiano di oggi. Non per impaurire nessuno ma per insegnare la verità su Dio che va insegnata perché la salvezza nasce solo dalla retta conoscenza.

La Vergine Maria, che ha accolto l’invito dell’Angelo Gabriele ed ha creduto alle parole del Signore, ci ottenga un cuore semplice e ci faccia innamorare dalla Santa Messa tanto da non riuscire a farne a meno.

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