La debolezza e la fragilità sono caratteristiche della natura umana. Nessuno di noi può pensarsi invincibile, abbastanza forte da superare le innumerevoli prove che si incontrano nel cammino della vita.
La storia lo insegna e dobbiamo accettare la sua autorità incontrastata contro cui nessuno può ribellarsi. Fingere che la storia non ci parli e non inchiodi la nostra superbia, è grande stoltezza. È illudere se stessi e precludersi quel cammino di crescita verso la perfezione che è vocazione altissima di ogni uomo e di ogni cristiano in particolare.
Il limite ci attanaglia, e ogni errore che commettiamo produce conseguenze dolorose e incontrollabili. Non solo per noi, ma anche per quanti ci stanno accanto e per l’umanità intera.
Per tale motivo è necessario che ognuno di noi si rivesta di grande umiltà e impari ad alzare gli occhi al Cielo. Non per illudersi di poter un giorno riuscire a superare da solo i suoi guai, ma per invocare il Dio onnipotente e santo, che solo può salvare il suo popolo.
L’umiltà è legge di vita per noi. Legge non eludibile. Legge obbligatoria che tutti dobbiamo rispettare. Lo dice anche il Magnificat, e dunque lo Spirito Santo e la Vergine Maria: …Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili…
La superbia non produce alcun frutto di bene. È solo causa di mali infiniti, che si susseguono nel tempo e diventano sempre più invasivi e aggressivi.
Una certezza deve spingerci a farci umili e a riconoscere la nostra condizione creaturale e bisognosa della misericordia di Dio: il Padre celeste ci ama, non si stanca di cercarci per salvare la nostra vita e sanare la nostra condizione. Egli “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio per la nostra salvezza” (cf. Gv 3,16).
L’umiltà, che si fa invocazione fiduciosa dell’Altissimo e ascolto devoto di ogni Parola che esce dalla sua bocca, è fonte di benedizione celeste, di grande pace, di vittoria sul male.
La Colletta di questo martedì della II settimana di Quaresima è a tal riguardo molto eloquente e infonde nel nostro cuore grande speranza. Recitiamola insieme e poniamo in essa ogni nostra preoccupazione:
Custodisci, o Padre, la tua Chiesa con la tua continua benevolenza, e poiché, a causa della debolezza umana, non può sostenersi senza di te, il tuo aiuto la liberi sempre da ogni pericolo e la guidi alla salvezza eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Alla Vergine Maria, nostra Madre e Regina, chiediamo il dono della vera umiltà e la protezione premurosa di tutta la Chiesa e delle nostre vite.