«In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo» (Lc 4,1-2).
Le tentazioni fanno parte della nostra vita e ci accompagnano giorno per giorno del nostro cammino verso la salvezza piena. Esse sono svariate. Si inoculano in ogni cultura, sono sempre aggiornate con gli ultimi ritrovati della scienza e sanno fare leva sulle debolezze e le insicurezze di ciascuno.
Tuttavia abbiamo una certezza che ci viene dalla Sacra Scrittura, dalla fede della Chiesa, dalla vita dei Santi e dalla nostra stessa storia, se vissuta in conformità alla volontà di Dio: la tentazione non ha su di noi un potere assoluto e pertanto può essere vinta. Come vedremo però non è sufficiente la nostra volontà o la nostra intelligenza. Il Signore deve essere il nostro compagno di viaggio, lui che è onnipotente e ci ama di eterno amore.
Cosa dobbiamo fare dunque per vincere la tentazione e camminare spediti senza rischiare di smarrire la via che conduce alla salvezza?
Prima di tutto è necessario che crediamo fermamente nella Parola di Dio. La fede in essa, che ci fa essere certi che la Parola di Dio è l’unica Parola di vita eterna, è il fondamento necessario di ogni vittoria contro il male. Eva cadde perché pensò che la sua salvezza fosse in un’altra parola: quella del serpente. Anche noi cadiamo se pensiamo che ci siano altre parole che salvano o addirittura che la Parola di Dio sia obsoleta e quindi incapace di rispondere alle domande esistenziali e alle esigenze dell’uomo contemporaneo. Un tale pensiero è grande stoltezza, perché «il cielo è la terra passeranno, ma la Parola di Gesù rimane in eterno» (cf. Mt 24,35), è valida per sempre, al di là di ogni tempo di ogni cultura. Essa è la fortezza che ci salva dalla falsità diabolica che sempre attenta alla nostra vita.
Tuttavia la Parola di Dio non è sufficiente. È necessario che sia accompagnata da una preghiera costante e fiduciosa con cui invochiamo il Signore affinché venga in nostro aiuto, sia scacciando il Tentatore, sia fortificando la nostra volontà, sia guarendo la nostra natura e liberandola da ogni macchia di peccato.
La preghiera non deve mai mancare nella nostra vita: «Pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (cf. Mt 26,41). Con la preghiera il nostro spirito si eleva in Dio e attinge dal suo cuore linfa vitale. Non dimentichiamolo mai: chi confida nel Signore non resta deluso; invece confida in se stesso e mai Lo invoca, cade sotto i colpi del nemico.
Se tralasciamo la preghiera, siamo in qualche modo pelagiani, perché pensiamo che sia possibile con la sola volontà, e senza la grazia di Dio, osservare i precetti evangelici e vincere il male che alberga in noi e accanto a noi.
Altra regola di vita spirituale, che dobbiamo osservare se vogliamo vincere la tentazione, è il vivere in comunione di fede gli uni con gli altri, nella Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo.
Da soli siamo fragili, insieme siamo forti. La comunione è confronto nella verità, ricerca costante della volontà di Dio e al tempo stesso sostegno reciproco.
Il confronto di fede con il Sacerdote, ad esempio, è di importanza fondamentale. Il Sacerdote infatti è l’uomo a cui Gesù ha affidato il discernimento nelle cose che riguardano Dio e non può essere saltato. Molte tentazioni non si riconoscono perché si cammina da soli, sia tralasciando la formazione comunitaria – Santa Messa e Catechesi in primis – sia tralasciando la direzione spirituale. Il distacco dal Sacerdote, in molti casi, è anche di tipo sacramentale: non ci si accosta alla Confessione e si sta lontani dalla Mensa eucaristica.
La comunione infine è anche necessaria all’interno del mondo laicale. Ogni battezzato deve sentirsi chiamato a custodire se stesso, ma anche a incoraggiare quanti il Signore mette al suo fianco e a lasciarsi aiutare nei momenti di difficoltà.
Questa Quaresima sia per tutti noi un tempo per diventare più forti nella fede e nella comunione ecclesiale, con la premurosa assistenza della Vergine Maria, nostra Madre e Regina.
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