La pace e il Vangelo: binomio indissolubile – Domenica delle Palme (C)

La pace e il Vangelo: binomio indissolubile – Domenica delle Palme (C)

La pace e il Vangelo sono tra loro inscindibili. Non vi è pace dove manca l’accoglienza nella fede del Vangelo, e del resto che vive il Vangelo inevitabilmente sperimenta nella sua esistenza la pace del cuore, dono messianico per eccellenza.

Tuttavia questo binomio perfetto, oggi, è da molti ignorato. Non di rado è volutamente anche negato in nome di una mentalità culturale imperante che rasenta o palesa un pericoloso ateismo e/o un marcato sincretismo religioso.

Oggi si vuole la pace, ma non si vuole il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. Non si vuole cioè eliminare il peccato, e prima ancora dichiararlo male oggettivo che inquina il cuore dell’uomo, e con esso il corpo e l’anima. La conversione al Vangelo è aborrita da molti. L’obbedienza alla volontà di Dio è considerata inutile o addirittura deleteria. Basterebbe pensare alla visione che oggi si ha della famiglia e delle relazioni familiari, come anche di quelle ecclesiali, che si vorrebbero senza alcuna verità stabilita dal Creatore.

Oggi non si vuole comprendere che l’uomo deve essere perennemente da Dio e che quando tale legame si interrompe con la disobbedienza – e il peccato è sempre disobbedienza alla volontà di Dio – si instaurano processi di morte che tolgono e distruggono la pace. La parabola del figliol prodigo, che abbiamo meditato quest’anno, è conosciuta da credenti e non credenti, ma non è ancora compresa nel suo significato esistenziale profondo: fuori della Casa del Padre, fuori del Vangelo, non vi è che illusione, tristezza, povertà spirituale e inquietudine.

«Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!”» (Lc 19,37-38).

Gesù, che entra a Gerusalemme e si prepara alla sua Pasqua di morte e resurrezione, ci invita a meditare e a riflettere. Lui non viene per farci del male. Lui ci ama di eterno amore, e per tale motivo paga di persona per lavare la nostra umanità e insegnarci che la nostra gioia nasce dal consegnare la nostra vita al Padre celeste perché lui possa operare le sue meraviglie in noi e attraverso di noi.

Chi, oggi come ieri, vede Cristo come un nemico dell’uomo è fuoristrada. Un crocifisso che muore innocente per amore non è un nemico; è al contrario il Salvatore dell’uomo, l’amico fedele che non tradisce, la nostra unica e sola Speranza di vita eterna.

Tocca a noi credere in lui e non ascoltare Scribi e Farisei che vorrebbero indurci a gridare dinanzi a Pilato: “Crocifiggilo!”. Rifiutare Cristo e il suo Vangelo è rifiutare la salvezza e privarsi della Pace vera che solo lui sa donare.

La Vergine Maria, Madre della Redenzione, ci preservi dal commettere un tale errore e apra il nostro cuore al suo divin Figlio Gesù.

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