Voi siete il sale della terra (Mt 5,13)

Voi siete il sale della terra (Mt 5,13)

«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente» (Mt 5,13).

Il fine della vita cristiana è l’amore. Gesù ci chiede di divenire in lui “sacramento di salvezza” per il mondo intero e cioè di essere i continuatori della sua opera che deve durare finché verranno cieli e terra nuovi. Il desiderio che deve ardere nel nostro cuore è uno solo: amare l’uomo per salvarlo e renderlo figlio di Dio in Cristo e suo discepolo fedele. Si è “sale e luce” non per starsene su di un’isola deserta in mezzo alla natura selvaggia a contemplarsi e a contemplare le meraviglie del creato, ma per vivere in mezzo agli uomini manifestando dinanzi ai loro occhi la potenza straordinaria della grazia di Dio che converte e rende l’uomo sapiente. Il cristiano è per essenza missionario e non può vivere per se stesso perché il suo Maestro non ha vissuto per se stesso.

Gesù ha proclamato le Beatitudini sul monte ma poi è sceso dal monte per andare in mezzo agli uomini, tra le loro case, nelle loro sinagoghe, lungo le vie della Palestina e della Decapoli per aiutare i suoi contemporanei a pensare secondo Dio e non secondo il mondo. Ha compiuto miracoli e segni non per ostentare la sua onnipotenza, ma per consolidare la fede di quanti andavano a lui fiduciosi e renderla pian piano perfetta e capace di sostenere l’esistenza umana. Perdonava i peccatori non per rompere la monotonia di una giornata, ma perché costoro si potessero rialzare e ritornassero a vivere e sperare. Gesù ha vissuto ogni singolo istante della sua esistenza per soccorrere l’uomo e liberarlo dal potere delle tenebre con il fulgore della sua luce.

Lo stesso anelito missionario dobbiamo averlo noi, anzi lo dobbiamo chiedere giorno per giorno a nostro Signore con una preghiera accorata.

Per comprendere meglio questo principio di fede tanto importante pensiamo ad un’immagine “casalinga”. Supponiamo di avere nella dispensa un chilogrammo di sale e di decidere tutto ad un tratto di iniziare a mangiarlo così come esso è. Subito dovremmo smettere perché il sale da solo è immangiabile. Ma se al contrario decidessimo di scioglierlo in un po’ d’acqua per preparare con essa gli spaghetti, il sale sciolto darebbe sapore alla pasta e così potremmo senza alcun dubbio deliziare il nostro palato e quello dei nostri invitati. Il sale, da solo, non serve, ma usato con abilità culinaria diventa necessario e quanto mai gradevole.

Pensiamo ora alla nostra vita, al nostro essere figli di Dio e discepoli di Gesù. Se siamo cristiani che si chiudono ad ogni relazione e scelgono di ritirarsi a vita privata su un’isola deserta, la nostra fede, i nostri carismi e le nostre competenze, sono inutili. Non servono, perché sono simili a del sale immangiabile in quanto solo con se stesso. Se invece mettiamo i nostri carismi a disposizione della Chiesa, della Parrocchia, della famiglia e “insaporiamo” le nostre relazioni interpersonali con la sapienza del Vangelo, allora possiamo amare veramente con il cuore di Cristo e tante anime per mezzo nostro si possono salvare. Gesù ci chiede di dare sapore alla vita dell’uomo ed è per questo che ci manda nel mondo ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura.

Attenzione però! Una missione tanto delicata possiamo compierla ad una condizione: che “non perdiamo il nostro sapore” (cf. Mt 5,13) e cioè che non ci conformiamo alla mentalità del mondo che naviga nel mare della falsità e dell’immoralità più assurda.

Nel Vangelo di questa Domenica Gesù ci avverte: se perdiamo il sapore, non serviamo né a Dio e né agli uomini. Se diventiamo stolti, roviniamo noi stessi e quanti entrano in relazione con noi. Se decidiamo per qualsiasi motivo di giustificare e approvare il male, saremo strumenti di morte e non di vita. Il mondo ci userà finché gli faremo comodo ma al momento opportuno ci calpesterà senza alcuna pietà. In fondo è questa l’esperienza dolorosa del figliol prodigo. Egli, uscendo dalla casa del Padre, decise di diventare sale insipido ma finì presto in mezzo ai maiali, schiavo di un padrone senza cuore che considerava la sua vita meritevole di nulla (cf. Lc 15,11-32).

È nostro dovere pertanto crescere ogni giorno in saggezza e fare di tutto per non rimanere nelle tenebre dell’ignoranza di Cristo. È nostro dovere conoscere sempre meglio la Parola di Dio e viverla in pienezza ogni istante senza nulla aggiungere e nulla togliere. Solo così potremo essere “luce del mondo e sale della terra”, manifestazione visibile dell’amore di Dio che salva e converte. È un cammino che va fatto, costi quel che costi.

La Vergine Maria, Sede della Sapienza, interceda per noi presso il suo Figlio e faccia sì che ognuno di noi sia capace di donare sapore di verità a questo mondo insipido e smarrito.