«Allora Gesù si alzò e le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”» (Gv 8,10-11).
Il peccato si può vincere. È questo il grande messaggio di speranza che dobbiamo fare nostro alla luce di quanto Gesù ha detto alla peccatrice che stava per essere lapidata.
La Redenzione è la vittoria di Cristo e dei suoi discepoli sul male che sempre li assale. Essa non lascia l’uomo nella sua miseria, fragilità, debolezza. Lo trasforma nelle profondità del suo essere e lo rende capace di fare quanto il suo Maestro ha fatto.
Se Lui ha vinto ogni tentazione, anche noi possiamo fare lo stesso. Non siamo condannati a rimanere tenebra. Possiamo diventare luce, cambiare natura, essere cristificati.
La Redenzione è questo grande prodigio che cambia l’uomo e la donna e ne sana la natura.
Del resto, se così non fosse, la croce di Cristo sarebbe vana. A nulla sarebbe servito il suo sacrificio, la sua sofferenza indicibile, che ha conosciuto nella Passione dolorosa su cui mediteremo nella prossima settimana.
Se l’uomo redento non potesse vincere il peccato, tutta la storia della salvezza sarebbe una farsa, un film scritto tanti anni fa, ma niente di più. L’uomo rimarrebbe nella sua natura di morte e le sue opere non potrebbero che essere opere scellerate.
Il Vangelo di oggi è un Vangelo di grande speranza. Esso deve rincuorarci, incoraggiarci, spronarci a crescere ogni giorno in santità, perché la santità è possibile per tutti.
Il cristiano deve avere questa fiducia, questa certezza nel cuore: non è condannato a vivere nel dissidio interiore di cui parla San Paolo nella Lettera ai Romani:
«Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!» (Rm 7,18-25)
Il peccato si può vincere, e lo si vince sempre, se si collabora con la grazia di Dio, ci si accosta ai Sacramenti con fede, si prega senza stancarsi, ci si sforza quotidianamente di passare attraverso la porta stretta del Vangelo, ci si lascia plasmare dallo Spirito Santo.
La nostra buona volontà e la nostra fede, unite alla grazia di Dio, ci rendono vittoriosi sul male.
Nella nostra società, nella cultura odierna, questa verità va gridata con forza, perché si è avvolti da un pessimismo di fondo, che nasconde una pericolosa mentalità lassista.
Si dice che l’uomo è peccatore, e tale rimarrà per sempre. È inutile combattere la battaglia, perché tanto la si perde.
Questo è falso. È bugia satanica. È rendere vana la croce di Cristo.
Coraggio dunque! Impegniamoci con tutte le forze a vincere il peccato! Chiediamo perdono e rialziamoci! Con la nostra fede e con la grazia di Dio riusciremo di certo a fare quanto Gesù ci chiede: “Neanche io ti condanno. Va’ e d’ora in poi non peccare più”.
Ci aiuti ogni giorno la Vergine Maria, Madre della Redenzione, e ci renda forti della sua stessa forza.