La missione del discepolo di Gesù non è affatto facile, perché i figli delle tenebre si scagliano contro di lui e cercano in tutti i modi di far sì che si scoraggi e abbandoni il campo di battaglia.
Così, costoro pensano nel loro cuore:
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine» (cf. Sap 2,12-20).
L’opposizione contro il discepolo di Gesù non è un’opposizione casuale. È voluta, studiata a tavolino, affinata nelle modalità e nelle strategie di attacco, orientata in modo risoluto a raggiungere il fine distruttivo che le è connaturale.
Tale opposizione diventa non di rado persecuzione che arriva a progettare veri e propri agguati contro chi vuole essere “luce del mondo e sale della terra”. Il Vangelo lo insegna con tutta chiarezza. Gesù ha dovuto fare in conti con i tranelli di scribi e dottori della Legge che andavano a lui con cuore doppio e gli ponevano domande a trabocchetto per coglierlo in fallo nei suoi discorsi e avere l’occasione propizia per toglierlo di mezzo.
Si pensi ad esempio alla domanda relativa all’opportunità o meno di pagare il tributo a Cesare (cf. Mc 12,13-17) o all’episodio della povera donna adultera che era ormai stata condannata a morte senza alcuna pietà (cf. Gv 8,1-11).
In entrambi i casi la rovina di Gesù era servita su un piatto d’argento. Bastava sbagliare risposta, anche in minima parte, e le pietre per lapidare il divin Maestro erano già pronte per essere scagliate.
Ma Gesù non si è lasciato vincere dalla malizia dei suoi avversari né si è lasciato prendere dal desiderio di ripicca, vendetta o rivalsa. Chi ha governato la sua lingua e i suoi atti è stato sempre lo Spirito Santo e lo ha fatto in maniera perfetta, senza alcun ritardo o discrasia.
Ecco allora l’arma di cui abbiamo bisogno per non permettere che la cattiveria e la malvagità degli iniqui abbia il sopravvento su di noi: la sapienza dello Spirito Santo, anzi lo Spirito Santo con i suoi sette doni.
Se ci lasciamo assistere da Lui, possiamo camminare nel deserto del mondo senza venire azzannati da scorpioni e serpenti velenosi che attentano alla nostra vita ed è per tale motivo che dobbiamo invocarlo con grande fiducia prima, durante e dopo ogni nostra attività.
Dinanzi alla cattiveria e ai tranelli del mondo lo Spirito Santo deve donarci la parola giusta da dire, la scelta giusta da fare, l’atteggiamento giusto da assumere, perché solo Lui vede oltre, vede molto lontano, conosce i cuori e sa scovare gli inganni di Satana. Non lo dimentichiamo mai e rivestiamoci tutti di grande umiltà.
E della grande sofferenza che deriva dalla persecuzione cosa dobbiamo farne? La risposta è semplice: non la dobbiamo sciupare, anzi dobbiamo trasformarla in una preziosa occasione per amare alla maniera di nostro Signore.
Essa è in fondo simile ad una moneta di grande valore, neanche paragonabile ai moderni bitcoin, con cui possiamo riscattare tante anime, anche quelle dei peccatori più incalliti. È questo che ha fatto Gesù, insieme alla Madre sua e ai Santi che costellano la storia della Chiesa.
La conversione infatti non è solo frutto di una parola che diciamo o di esempio che possiamo dare ai nostri fratelli. È anche frutto del dolore che trapassa l’anima e fa sanguinare il cuore, offerto con amore e per amore, nella grande mitezza e in unione al sacrificio di Cristo crocifisso.
Questo dolore è stato della Vergine Maria ai piedi della croce, che in tante Parrocchie si festeggia la terza Domenica di settembre. Ella ha visto il suo Figlio innocente agonizzare, lo ha visto rifiutato, ingiuriato, bastonato, flagellato e inchiodato ad una croce. Ma dinanzi ad un tale spettacolo non si è ribellata. Ha assunto la grande sofferenza e si è fatta mediatrice per noi peccatori presso il Padre celeste.
Maria ha visto con i suoi occhi, più di chiunque altro, ciò che può fare la cattiveria dell’uomo iniquo, dove può arrivare la malvagità di chi ha un cuore di pietra granitica. Ma non ha sciupato il suo dolore e quella sofferenza indicibile. Ha amato fino in fondo, senza riserve, e con quella moneta preziosa che le è stata consegnata ha “comprato” la salvezza di tante e tante anime. Il suo amore ha trionfato e ancora una volta il serpente antico non ha avuto alcun potere su di Lei.
Invochiamola dunque con fiducia e rifugiamoci sempre sotto il suo manto di luce eterna.
Ella ci aiuti, oggi e sempre, con la sua materna presenza di pace e la sua potente intercessione affinché la possiamo imitare nei momenti in cui la cattiveria degli iniqui si abbatte su di noi e vorrebbe farci affondare nel mare della storia.
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