La Redenzione non si compie da soli. Si compie in una perfetta comunione di vita con Dio e con i fratelli. Gesù sul Calvario non è solo. È vero, non ci sono eserciti di mille soldati. Ci sono appena quattro persone: Maria Santissima, Giovanni e Maria di Magdala e Maria madre di Cleopa. Ma questo basta perché la salvezza si realizzi.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé (Gv 19,25-27).
Essere cristiani significa essere capaci di creare unità, comunione, sinergia in seno al corpo mistico di Cristo che è la Chiesa e che deve continuare la missione del suo Fondatore. L’offerta dell’uno completa e perfeziona l’offerta dell’altro. La fede dell’uno rafforza e perfeziona la fede dell’altro. La carità dell’uno rinnova e perfeziona la carità dell’altro.
Se camminiamo soli, non andiamo da nessuna parte.
Sul Calvario si realizza una perfetta comunione di amore tra il Figlio e la Madre. È una l’obbedienza. È una l’offerta. È una l’opera da compiere anche se le modalità sono diverse. Gesù è martire che versa il suo sangue trapassato dai chiodi che lacerano le sue carni. Maria Santissima è martire nell’anima, trafitta dalla spada del dolore.
In questa comunione di amore bisogna che ciascuno di noi – in quanto Chiesa di Cristo e sue membra vive – ci inseriamo. Non solo come singoli che si offrono al Padre in Cristo nella perfetta obbedienza alla sua volontà. Anche come comunità di credenti che operano in sinergia nella sapienza variopinta che appartiene allo Spirito Santo e che deve avvolgere e guidare ciascuno.
La comunione è essenza della Redenzione e pertanto deve divenire stile della vita cristiana.