A Cana Gesù compì il primo miracolo. Sappiamo dal Vangelo che, venuto a mancare il vino, la Vergine Maria andò da suo Figlio e gli chiese di provvedere, con quella delicatezza e amorevolezza che è solo della Madre di tutte le madri.
«Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”» (Gv 2,1-5).
Maria ama i suoi figli e interviene al momento opportuno perché le cose non precipitino e tutto vada per il meglio. È la Sentinella invisibile, che non chiude occhio né di giorno e né di notte. Si prende cura di noi, perché così le è stato comandato da suo Figlio dall’alto della Croce e perché conosce la fragilità della condizione umana e la difficoltà del cammino.
Maria però vuole che ciascuno di noi la inviti nella sua casa, nel suo cuore, laddove si vive, si soffre e si spera. E l’invito dice preghiera costante, fiduciosa, filiale. In tal senso il Santo Rosario è via mirabile e compagno di viaggio necessario per ogni cristiano. Tutti dobbiamo recitarlo con sincera devozione e stringercelo forte al petto nei momenti più difficili e delicati della nostra vita.
La preghiera per noi deve essere diuturna. A volte, anzi quasi sempre, il tempo di Dio non è il nostro tempo e perciò siamo chiamati a insistere nel bussare al Cuore di Maria e di Gesù, attendendo fiduciosi che il miracolo si compia. E la nostra non deve essere un’attesa affannosa, bensì serena, fondata sulla certezza che siamo amati dalla Madre e dal Figlio e loro di certo verranno in nostro aiuto.
Basta però la preghiera? No. Alla preghiera bisogna unire l’obbedienza. È questo il grande insegnamento delle nozze di Cana. Il miracolo si compie per la preghiera di Maria – nel nostro caso a Maria Santissima – ma anche per L’obbedienza dei servi. A loro Gesù ha chiesto un’opera particolare: riempire le giare di acqua e poi portarne al maestro di tavola. È anche per la loro obbedienza che l’acqua è diventata vino. Questo particolare non si deve sfuggire.
La stessa dinamica infatti vale per noi, per ogni discepolo di Gesù. La preghiera, se non è intimamente legata all’obbedienza, a ciò che Gesù ci chiede di fare, non è preghiera efficace. È incompleta e va portata a perfezione. Su questo bisogna che non ci siano dubbi. Ogni preghiera, se è secondo verità, è sempre orientata all’obbedienza ed è fatta da un cuore disponibile a “fare qualsiasi cosa Gesù chieda”.
Solo una preghiera del genere può vedere e gustare i frutti dell’onnipotenza divina. Una preghiera del genere non è sempre facile, però non è impossibile. Anche questo va detto. I Santi ci hanno dato l’esempio perché li imitiamo.
È allora una questione di fede, e per certi versi di allenamento. Si inizia, ci si esercita, si impara con il tempo e ogni giorno di più a pregare ed obbedire, si contemplano le meraviglie che Dio opera per quanti lo amano e vogliono farlo amare.
La Vergine Maria, che più di tutti ha unito la preghiera all’obbedienza, sia nostra Maestra e celeste Protettrice.
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