Quando preghiamo, dobbiamo sempre distinguere l’onnipotenza di Dio e la sua celeste sapienza. Alla prima non dobbiamo mettere limiti, perché essa limiti non ne ha. Alla seconda invece dobbiamo dare il nostro pieno assenso, sottomettendoci totalmente a quanto il Signore ha stabilito per noi, senza mai dubitare del suo amore.
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!» (cf. Mc 1,40-45).
La preghiera del lebbroso di questa Domenica è per certi versi molto simile a quella che Gesù fece nel Getsemani. Dio può liberare l’uomo dalla lebbra, dalla malattia, dalle tragedie più assurde e dolorose. Lo può liberare persino dalla morte. La sua onnipotenza può tutto, poiché Dio è Signore incontrastato del creato e della storia. Tuttavia tale onnipotenza non è senza regole, non è senza freno. Essa opera sempre in sinergia con la sapienza trinitaria che conosce tempi e modalità perché tutto si compia per il bene più grande dell’uomo.
Sa pregare chi, come il lebbroso del Vangelo, vive la preghiera non come una richiesta da bambini capricciosi, quanto come un abbandonarsi alla volontà di Dio, anche quando questa potrebbe non assecondare le nostre attese. Ci si abbandona perché si è umili e non si pretende di dettare le regole all’Onnipotente. A lui si presenta la storia, fatta di sofferenza, malattia, prove, decisioni da prendere, difficoltà da superare e gioie da vivere in santità e giustizia, ma poi si lascia a Dio l’ultima parola.
Il motivo di questa scelta affonda le sue radici nella consapevolezza che la nostra vita è un mistero che supera le nostre categorie mentali. Il “perché” accadano certi fatti ci sfugge; così come ci sfugge il “perché” accadano ad alcuni anziché ad altri, in un luogo e in un tempo anziché in altri luoghi e in altri tempi.
E così, l’unica cosa da fare è affidare a Dio la storia e appellarsi alla sua sapienza celeste, l’unica che deve sempre trionfare.
Gesù nel Getsemani non ha forse seguito questa via? Il Padre avrebbe potuto liberarlo con dodici legioni di Angeli, ma la croce lo attendeva perché era quella la via per redimere l’umanità. Anche Maria Santissima, a Cana, pensa allo stesso modo: presenta al Figlio suo la storia assai difficile degli sposi e lascia a Gesù l’ultima parola.
In verità, tra il lebbroso, Gesù e Maria, c’è un abisso in forza del loro cuore inabitato totalmente dallo Spirito Santo, della loro identità e della loro missione. Tuttavia il principio di fondo rimane saldo: a Dio si chiede di intervenire nella storia, ma non gli si dice come e quando farlo. La sua sapienza è sconfinata e noi non la possiamo governare né comprendere.
Dobbiamo allora imparare questo tipo di preghiera: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi. Io credo in te, nel tuo amore, nella tua sapienza che non posso né governare né comprendere. Aiutami! Fa’ che mi abbandoni alla tua volontà e accolga ciò che tu hai pensato per me sin dall’eternità. Qualsiasi cosa tu decida, io l’accetterò. Signore, vieni in mio aiuto!”.
La Vergine Maria, Donna orante e forte nelle prove della vita, ci insegni a pregare e ci introduca nel cuore purissimo del suo Figlio Gesù.
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