Il cristiano non è una monade e non può pensarsi come corpo a sé, poiché è membro del corpo di Cristo che è la Chiesa.
L’isolamento, l’autoreferenzialità, la pretesa di vivere la propria fede in una solitudine che si chiude alle relazioni con gli altri battezzati sono atteggiamenti deleteri e in verità contraddicono la fede nella sua più pura essenza. Non a caso Gesù, prima di passare da questo mondo al Padre, ha lasciato a ciascuno di noi il suo testamento che esprime il desiderio profondo del suo cuore: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (cf. Gv 15,12). Ora, come si può amare se non si vive in relazione gli uni con gli altri?
Gesù ci chiede di amarci con sincerità e nella verità, prendendoci cura di quanti fanno parte della nostra esistenza per un mistero che va oltre la nostra comprensione. Ciò significa che un cristiano che vuole vivere la sua fede sganciato dal corpo ecclesiale non è un cristiano che pensa secondo il Vangelo, e in verità non è neanche convertito. Bisogna che rifletta e cambi il suo modo di vivere e operare.
Dalla Chiesa si riceve, ma alla Chiesa anche si dona. In questo duplice movimento si vive la fede in modo autentico.
Dalla Chiesa si riceve, perché la Chiesa è per noi Madre e Maestra. È Madre, perché ci ha generati a vita nuova nelle acque del Battesimo, ci ha reso nuove creature in Cristo, ci ha reso partecipi della natura divina, cambiando radicalmente la nostra vita. È Maestra, perché sempre ci prende per mano e ci guida nello Spirito Santo verso la verità tutta intera. E tutto questo fa in modo particolare attraverso i suoi Pastori che sono «chiamati ad ammonire e istruire i fedeli per rendere ogni uomo perfetto in Cristo» (cf. Col 1,28-29), come afferma San Paolo nella seconda lettura di questa Domenica.
Tutti, fino all’ultimo giorno della nostra vita terrena, abbiamo bisogno della Chiesa, perché Gesù l’ha costituita mediatrice insostituibile di grazia e di verità. Non possiamo perciò non partecipare alla vita ecclesiale, alla Santa Messa e a tutte quelle iniziative pastorali che sono via necessaria per attingere dal seno della Chiesa la vita stessa di Cristo.
Alla Chiesa però bisogna anche donare. E questo accade nella misura in cui ci si inserisce vitalmente e operativamente in Parrocchia e anche in Diocesi. Alla Chiesa – che è fatta di uomini e donne, di bambini, giovani e anziani – ognuno deve donare la propria ricchezza che il Signore ha riversato nel suo seno. Si dona un sorriso, una parola di conforto, la propria presenza, persino il proprio aiuto concreto con il sostegno economico a quelle che sono le necessità del corpo ecclesiale. Si mettono a frutto i propri carismi, nell’umiltà e nella carità. Si vive il proprio ministero in santità e giustizia, occupando il ruolo che lo Spirito Santo nella sua sapienza assegna a ciascuno.
Il donare alla Chiesa è dinamismo essenziale intrinseco alla retta fede. Ciò che ha fatto Gesù siamo chiamati a farlo ognuno di noi. Ciò che hanno fatto gli Apostoli, le pie donne, i Santi e le Sante di ogni tempo, siamo chiamati a farlo ciascuno di noi nell’oggi storico che viviamo.
San Paolo è maestro per noi e ci fa ben comprendere cosa questo significhi. Lui tutto faceva perché il Vangelo risuonasse in ogni cuore, ma non operava da solo, bensì sempre in comunione con altri: Barnaba, Sila, Aquila e Priscilla, Stefanas, Fortunato, Acaico e tanti altri.
E un’altra cosa molto particolare San Paolo faceva, e bisogna che tutti noi impariamo a farla: «sopportava con cuore lieto ogni sofferenza per dare compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, mancava nella sua carne, a favore del Suo corpo che è la Chiesa» (cf. Col 1,24).
Anche questo significa avere fede: arricchire il tesoro spirituale della Chiesa che converte le anime con l’offerta della propria vita. Offerta che non è però inconsapevole, bensì finalizzata a che la Chiesa cresca e si fortifichi e sia capace così di riversare una grazia abbondantissima su quanti ancora non credono in Cristo e su quanti già credono in Lui per la loro conversione e salvezza.
Purtroppo oggi molti cristiani non vivono né nella Chiesa né per la Chiesa. Quante volte sentiamo dire: “Io credo in Cristo, ma non nella Chiesa”…”Io sono un cattolico fervente, ma non praticante”. Questo significa non aver compreso che noi battezzati siamo un solo corpo e come tali dobbiamo vivere e operare.
Ognuno di noi si impegni con tutte le sue forze a fare bella la Chiesa affinché diventiamo sempre più “un cuore solo e un’anima sola”. Lavoriamo perché lo Spirito Santo operi in tutti e in ciascuno per l’edificazione comune. Solo così saremo capaci di mostrare al mondo l’amore di Dio e la potenza della sua grazia. Solo così il mondo crederà che è bello essere fratelli e sorelle in Cristo, e molti saranno coloro che si lasceranno attrarre dal nostro esempio e chiederanno di diventare anche loro Chiesa di Cristo.
Fare bella la Chiesa è difficile, perché spesso si è portati a vedere le cose brutte che accadono nel suo seno, purtroppo. La fragilità umana spesso trionfa e la tentazione fa strage. Anche perché oggi vi è una comunicazione sociale e mediatica che spesso nasconde il bene che si fa nella Chiesa, mentre amplifica le cose brutte che purtroppo accadono.
Ma noi non cadiamo in trappola! Crediamo con tutte le nostre forze che siamo Chiesa di Cristo, unico popolo di Dio in cammino verso il Regno dei cieli, nel dinamismo perenne della conversione del cuore che è di tutti e di ciascuno.
Se come l’Apostolo Paolo anche noi crederemo nella Chiesa e ci adopereremo per renderla pura e santa con la nostra fatica e il nostro sudore di sangue, pian piano la società cambierà, conoscerà un aurora nuova di luce evangelica e di santità autentica. Gli stessi giovani vedranno nella Chiesa il punto di riferimento essenziale, la loro Madre e la loro Maestra, il “luogo” in cui realizzarsi e al tempo stesso donare la propria ricchezza, secondo quella creatività che li contraddistingue e con l’entusiasmo che è loro proprio.
È una sfida che tutti dobbiamo cogliere. Non sarà certo facile, ma è sicuramente possibile perché il Signore non ci farà mancare la grazia necessaria per compiere un’opera tanto delicata e sublime.
La Vergine Maria ci aiuti, interceda per noi e ci assista, Ella che è Madre della Chiesa e nostra celeste Regina.
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