Una delle tentazioni più pericolose che da sempre assalta il cristiano e tutta la Chiesa è quella di cambiare il Vangelo, adattarlo ai pensieri del mondo, mutilarlo di molte verità, cancellare da esso ogni invito esplicito alla conversione.
Tutto questo si fa perché si pensa – erroneamente – di rendere più attraente il Vangelo, capace di conquistare molti cuori e di portare pace ovunque esso venga predicato. In altre parole, la tentazione è quella di pensare che un Vangelo “più morbido” sia più efficace, anche perché, dicono in molti, i tempi sono cambiati e bisogna capire che la società di oggi non è più quella di un tempo. Sono cambiati i linguaggi, sono cambiate le abitudini e le consuetudini, la gente pensa in un modo più “evoluto” poiché non è più analfabeta e dunque la Chiesa deve aggiornare le sue strategie.
Parlare di conversione, cambiamento radicale di vita, salvezza e perdizione eterna, osservanza dei Dieci Comandamenti “sic et simpliciter”, è – per molti pensatori e teologi del nostro tempo – ragionare in modo non attuale e mettere a repentaglio la vita e la missione della Chiesa.
La storia però condanna tale visione dell’evangelizzazione, perché i risultati sono tutt’altro che conformi al Vangelo. La società di oggi, infatti, è sempre più scristianizzata. Piccoli e grandi, adolescenti e giovani, adulti e anziani, pensano sempre più in modo antievangelico e operano scelte che dovrebbero farci allarmare. Basterebbe pensare alla palese distruzione della famiglia nella sua verità eterna, alla concezione distorta della sessualità, alla frantumazione del principio della sacralità della vita umana, alla devastazione totale della Domenica come Giorno del Signore. Se poi entriamo nel merito della cultura – e in primis di quale valore si dona alla fede cattolica nel processo educativo e scolastico della persona umana – allora veramente dobbiamo dire che siamo caduti in basso.
Diciamolo con chiarezza: la religione va assumendo sempre più le sembianze di un fatto privato, culturale, storico, tradizionale, e va perdendo il suo significato profondo legato alla fede come risposta ad una precisa volontà di Dio a noi rivelata. Volontà che non si può cambiare, perché non è nostra. È di Dio Padre, di Cristo Gesù, dello Spirito Santo.
Il Vangelo di questa Domenica dice a noi, con estrema chiarezza, che i cuori non si convertono perché noi cambiamo il Vangelo e ci lasciamo prendere dalla paura di essere derisi perché diciamo la Parola di Gesù come lui ce l’ha insegnata. I cuori si convertono se noi doniamo loro la Parola di Gesù e abbiamo il coraggio di dire di no al peccato, al vizio, all’immoralità, alla idolatria, a tutto ciò che non è conforme alla dottrina e alla morale millenaria della Chiesa cattolica, che è quella e tale rimane.
Gesù non aveva paura di annunciare il Vangelo senza nulla aggiungere e nulla togliere. Più volte le sue parole mettono in crisi le coscienze e dicono ai suoi interlocutori che senza conversione non c’è salvezza. Se la parola di Giovanni Battista bruciava come fuoco, quella di Gesù incendiava i pensieri dell’uomo e li riduceva in cenere nella potente fornace dello Spirito Santo.
La parola di Gesù era gravida di misericordia, ma non accomodava mai il peccato. Gesù aveva compassione dei peccatori – e tutti lo siamo – ma non li giustificava dicendo loro che potevano continuare a percorrere vie di perdizione con la pace nel cuore.
Chi incontrava Gesù veniva messo dinanzi alla responsabilità di accogliere l’invito alla conversione o di rifiutarlo. E le conseguenze, nel tempo e nell’eternità, non erano, non sono, non saranno mai le stesse.
Oggi bisogna che tutti recuperiamo il coraggio, la determinazione, la fortezza, la sapienza di dire il Vangelo così come esso è. Chi è di buona volontà lo accoglierà e conoscerà la salvezza. Chi non è di buona volontà non accoglierà il Vangelo e mentendo dirà ogni sorta di male contro di noi. Ma noi avremo fatto la nostra parte, non avremo tradito il nostro Maestro e le sue aspettative su di noi, avremo amato i nostri interlocutori perché avremo dato loro la possibilità di passare dalle tenebre alla luce.
Risulta chiaro allora il perché le parole del Vangelo di questa Domenica sono così forti. La separazione tra chi accoglie Cristo e chi lo rifiuta è fisiologica. Anche in famiglia, anche con gli affetti più cari.
La luce e le tenebre non possono convivere insieme. O siamo luce, o siamo tenebra. O scegliamo il Vangelo o non lo scegliamo:
«Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera» (Lc 12,51-53).
La Vergine Maria, Donna sapiente e forte, ci aiuti e ci sostenga nella nostra missione, difficile, delicata, salvifica.
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