L’esame di coscienza è una pratica di vita spirituale che la Chiesa raccomanda da sempre ai suoi figli. Lo fa perché sa che tutti siamo fragili, peccatori, spesso incapaci di vedere i nostri errori e sempre pronti a vedere quelli degli altri, e con questi presupposti non è possibile fare un cammino di fede. Non lo si fa personalmente e non si aiutano gli altri a farlo.
L’esame di coscienza ci preserva dal pericolo di cadere in un peccato assai grave di cui parla Gesù nel Vangelo di questa settimana: l’intima presunzione di essere giusti e il disprezzo di coloro che abbiamo accanto.
Quando assumiamo questo atteggiamento farisaico, significa che la cecità del cuore è grande e la superbia si è fatta strada in noi:
«Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”» (Lc 18,11-12).
Cerchiamo allora, seppur brevemente, di capire come fare l’esame di coscienza e quando farlo.
Come fare l’esame di coscienza: le vie sono molteplici, ma ciò che non deve mai mancare è il confronto sincero con la Parola di Dio, almeno bisogna iniziare dai Dieci Comandamenti che oggi sono molto poco osservati.
Se vogliamo comprendere quali sono i nostri peccati, le nostre piccole e grandi disobbedienze allo Spirito Santo, le nostre omissioni, le nostre imperfezioni, tutto ciò che oscura la luce della grazia in noi, non dobbiamo partire dai nostri pensieri, ma da ciò che il Signore ha rivelato come sua volontà. Il peccato infatti è sempre disobbedienza a Dio, caparbia volontà di seguire altre strade e non le sue.
Ci si può fare un buon esame di coscienza, dunque, leggendo il Vangelo. In maniera corsiva oppure seguendo la Liturgia del giorno, servendosi di qualche buon commentario o sussidio o anche stando attenti all’omelia del Sacerdote quando si può partecipare alla Santa Messa (se vuoi, trovi molto materiale utile a tal fine in questo sito: www.homilyvoice.it).
L’importante è crescere nella conoscenza della Sacra Scrittura e imparare ad ascoltare lo Spirito Santo, ritagliandosi un tempo opportuno per mettersi in comunione con Lui, lontani dal frastuono del mondo, in silenzio e solitudine.
Se veramente contemplassimo la santità di Gesù, con una lettura attenta e meditata dei Vangeli, faremmo l’esperienza di Pietro dopo la pesca miracolosa. Vedendo la differenza tra la sua vita e quella del Maestro, il futuro principe degli Apostoli si inginocchiò in umiltà e disse: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore!” (Lc 5,8).
Molti cristiani oggi – troppi in verità – non conoscono la Sacra Scrittura, e così la coscienza è ottenebrata, lassa, incapace di discernere con oculatezza il bene dal male.
In pratica l’esame di coscienza è un confrontare la propria vita, con oggettività e desiderio costante di conversione, con la vita di Cristo Gesù.
Un valido aiuto, inoltre, sono la Catechesi e il padre spirituale. In entrambi i casi, seppur con le dovute differenze, da un lato è possibile interagire con domande specifiche e chiarificatrici, dall’altro c’è il Sacerdote che illumina la coscienza con la sua sapienza.
Non è che uno debba in un giorno comprendere tutto il male che avvolge la sua vita o conoscere il percorso della propria santificazione per intero. Ma giorno per giorno, Catechesi dopo Catechesi, domanda dopo domanda, poco alla volta la coscienza diventa sempre più abile nel discernimento.
È un cammino, ma bisogna farlo. Altrimenti si rischia grosso di trovarsi domani dinanzi al Giudice supremo e sentirsi dire: “Non ti conosco. Allontanati da me, operatore di iniquità” (cf. Mt 7,21-23).
Quando fare l’esame di coscienza: ogni giorno. Infatti dobbiamo noi imparare a vivere ogni istante che il Signore ci concede su questa terra come un’occasione per fare la sua volontà, per amare secondo il suo cuore, per costruire la nostra casa sulla roccia della sua Parola.
Pertanto è bene non trascurarsi. Rimandare a domani è molto pericoloso. Anche perché il peccato veniale apre le porte a quello mortale, e comunque più si pecca, più si diventa ciechi, testardi, sclerotizzati nella fede.
L’esame di coscienza è una pratica di vita spirituale che dobbiamo amare, perché è questa un’altissima forma di carità verso se stessi, oltre che verso gli altri.
La Vergine Maria, Donna dalla coscienza pura e delicata, illumini ciascuno di noi e ci sproni ad amare la volontà di Dio più che la nostra.
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