Chi vuole essere un buon discepolo di Gesù deve essere prima di tutto un illustre teofilo. Questa parola, che San Luca usa nel prologo del suo Vangelo, significa di per sé “amico di Dio” o anche “colui che ama Dio”.
L’amore per nostro Signore, dunque, deve essere al centro della vita cristiana. Amarlo significa fare la sua volontà, voler esaudire ogni suo desiderio, essere disposti a dare a lui la nostra vita, tutta intera, senza “se” e senza “ma”. È questo amore che ogni giorno deve crescere in noi e che in verità dobbiamo chiedere come dono dal Cielo in modo particolare cibandoci dell’Eucarestia. Esso è amore divino, che lo Spirito Santo può e deve insufflare nella nostra anima perché la sua origine non è terrena, bensì celeste.
L’amore però ha bisogno di conoscenza ed è per questo motivo che San Luca ha lavorato con grande impegno per scrivere il suo Vangelo, grazie al quale ogni cristiano può contemplare Gesù Signore con gli occhi della fede.
«Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto» (Lc 1,1-4).
In qualche modo, l’Evangelista vuole rassicurarci e al tempo stesso spronarci a iniziare con rinnovato impegno un cammino di sequela autentica di Gesù, con la certezza nel cuore che la sua parola è una Parola degna di fede. Essa è ispirata e al tempo stesso frutto di “ricerche accurate su ogni circostanza” e riferita da testimoni autorevoli. Non è una parola favolistica, bensì una storia reale letta con intelligenza celeste.
Tocca a noi, ora, meditarla con somma cura, lasciandoci istruire dal divin Maestro che vuole condurci sulla via della verità e della vita. E questo, da buoni teofili, dovremo farlo ogni giorno, sostenuti dallo Spirito Santo e con il costante conforto di tutta la Sacra Scrittura, che è Parola di Dio e non di uomo.
Ma nel Vangelo di questa Domenica vi è un’altra verità che ogni buon teofilo deve sempre considerare: Gesù è colui che ama l’uomo ed è capace di redimerlo.
«Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,16-19).
La missione del Figlio dell’Altissimo – che lui stesso ha affidato alla Chiesa – è sublime nel suo fine. Gesù non viene per lasciare l’uomo nella sua condizione miserevole, affossata nel peccato e schiava del principe di questo mondo. Viene per guarirlo dalla sua cecità spirituale e per cambiare il suo cuore, tanto da farne un cuore di carne capace di amare. E lui solo lo può fare, perché lui solo è l’Onnipotente e il Santo.
A noi, illustri teofili, il compito di annunciare questa lieta notizia, gridarla dai tetti e senza paura, con la certezza che dalla nostra testimonianza tanti crederanno in lui e conosceranno la vera salvezza.
Ci sostenga in questa missione la Vergine Maria e ci accompagnino giorno per giorno gli Angeli e i Santi.
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