Carissimi fratelli e sorelle, la Festa che celebriamo oggi è la Festa di Gesù Crocifisso e non della Croce in sé. È Gesù infatti che è stato capace di trasformare questo strumento di morte in strumento di vita, in nuovo albero della vita.
Ha trasformato uno strumento di tortura che i Romani usavano per affermare la loro malvagia arroganza, che annientava l’uomo e lo privava della sua dignità, in uno strumento che eleva l’uomo alle sommità dell’amore più grande. Che sapienza sconfinata! Che creatività sorprendente!
Gesù ha fatto della Croce il suo trono regale, il trono da cui Lui, Figlio di Dio, innocente e Santissimo, ha mostrato a tutti la misericordia del Padre celeste che vuole che anche il peccatore più incallito si converta dalla sua iniqua condotta e si salvi.
Da questo trono Gesù attrae a sé, in ogni tempo e in ogni luogo, uomini e donne di buona volontà che cercano la verità con cuore sincero, uomini e donne che non si accontentano di una vita mediocre, ma vogliono anch’essi elevarsi, rispondendo al desiderio di perfezione che è scritto nella natura umana, ma purtroppo offuscato dal peccato. Non spegniamo questo desiderio, anzi ravviviamolo giorno dopo giorno!
La Festa della Santa Croce è centrale nella nostra fede, perché richiama la Pasqua, momento culmine e fontale della Redenzione.
La Festa della Santa Croce è tale perché con la Croce Gesù afferma e testimonia la vittoria di Dio, dei suoi discepoli e dei suoi eletti sul male, sulla violenza, sul sopruso, sull’ingiustizia, sull’invidia, sulle tenebre più fitte del peccato. L’invidia…non lo dimentichiamo…è stata l’invidia a uccidere Gesù e pertanto questo sentimento non deve appartenere a noi cristiani.
Questa vittoria, tuttavia, la si comprende solo alla luce di quella verità che Gesù ci ha rivelato questa mattina nel Vangelo e che riguarda la vita eterna.
È pensando ad essa – alla vita eterna – che possiamo comprendere che la vita nel tempo non è quella definitiva e che non è chiusa in se stessa. La vita terrena è un tempo di grazia che ci è dato affinché possiamo “procurarci” il Paradiso, obbedendo in tutto alla volontà di Dio, non permettendo mai che la schiavitù del male e delle cose della terra soffochino la nostra anima, avendo occhi puri per vedere in chi abbiamo accanto un fratello o una sorella da amare in Cristo.
La parabola del Vangelo di questa mattina è a tal riguardo quanto mai eloquente. La parola di Dio è chiara. Ognuno di noi si trova ogni giorno dinanzi ad un bivio: possiamo scegliere di vivere come il ricco epulone oppure di vivere come il povero Lazzaro. Al di là della condizione economica, ciò che conta è tenere presente il giusto giudizio di Dio e la giusta ricompensa che lui dona a ciascuno. Il giudizio è infallibile e senza preferenze di persone.
Se scegliamo di vivere il Vangelo, e dunque di amare coloro che il Signore pone dietro l’uscio della nostra porta, egli manderà i suoi Angeli affinché portino la nostra anima nelle dimore eterne della beatitudine che non ha fine. Questo ha fatto il povero Lazzaro. È rimasto sulla croce, senza ribellarsi contro Dio e contro gli uomini. Ha accettato il mistero che lo avvolgeva. Ha offerto la sua sofferenza come sacrificio di soave odore al Padre dei cieli. In qualche modo quest’uomo è immagine di Gesù. Deriso, insultato, piagato nel suo corpo immacolato, dai flagelli e delle percosse ricevute nella sua passione.
Se scegliamo invece di vivere come il ricco epulone, la nostra rovina sarà grande! Le porte del Paradiso rimarranno chiuse per sempre e si apriranno quelle dell’Inferno. E questa non è una favola o un’invenzione della Chiesa! È al contrario verità eterna, che non passa e mai passerà. Il ricco epulone rappresenta tutti coloro che vivono senza alcun riferimento alla volontà di Dio, che pensano che la vita terrena sia tutto e che non esista né il giudizio di Dio né la vita eterna; che pensano soltanto a cibi succulenti e vesti raffinate, ma non fanno nulla per i loro fratelli che hanno bisogno a volte anche solo di un sorriso o di una briciola di pane. Il riccio epulone è immagine anche di coloro che hanno perseguitato Cristo Gesù e continuano a perseguitarlo o ad ignorarlo per rimanere ancorati al loro peccato, per curare i propri interessi e coltivare l’immoralità più estrema.
La Festa della Santa Croce invita ciascuno di noi a guardare con fede a Gesù Crocifisso, che non è uno sconfitto, bensì il Vincitore che vuole rendere partecipe ciascuno di noi della sua vittoria.
Lasciamoci dunque attrarre da lui! Lasciamo che il suo amore disarmante ci conquisti! La sua luce diradi le tenebre dell’errore! La sua pazienza spenga ogni contesa! La sua grazia guarisca ogni cuore dal male endemico dell’egocentrismo, della superbia, della sete di vendetta e ci insegni la mitezza che vince l’odio e il rancore. Pensate in questo senso quanto sia stupenda la seconda lettura che abbiamo ascoltato…
Anche noi diventiamo partecipi della vittoria di Cristo crocifisso!
Non permettiamo al mondo di separarci da Lui con quelle filosofie sottili e con i ragionamenti iniqui che tendono a farlo apparire come un corpo estraneo nella società e nella storia dell’umanità! E per Sant’Onofrio possiamo dire…corpo estraneo alla Scuola…
Carissimi fratelli e sorelle, la vocazione di ciascuno di noi è grandiosa! Siamo chiamati tutti a continuare l’opera salvifica inaugurata da Cristo Gesù, non in maniera esteriore o formale, bensì amando di vero cuore come Lui amato e divenendo in Lui crocifissi per inchiodare sul legno della Croce il peccato dell’uomo, la sua sordità e idolatria, quella cattiveria che lo rende simile ai soldati romani e ne fa una macchina da guerra.
Con tutte le nostre forze, crediamo che tutto ciò è possibile e cioè che anche noi possiamo regnare con Cristo dall’alto della Croce, nella santità personale, per servire l’uomo, per custodire le persone fragili, per donare a tutti la Perla preziosa che è una sola: Gesù, unico nostro vero Tesoro.
Come Gesù, come il povero Lazzaro, rimaniamo sulla croce, sempre e comunque. Quando ci insultano e quando ci deridono, oppure quando con parole suadenti e persuasive vorrebbero impedirci di fare la sua volontà. Non rinneghiamo Gesù crocifisso! Assumiamoci le nostre responsabilità! Non tradiamo la nostra vocazione! Vinciamo ogni tentazione e fuggiamo le occasioni prossime di peccato! E questo vale per tutti. Vale per i Pastori della Chiesa. Vale per i mariti e per le mogli. Vale per i Medici, i politici, gli economisti. Vale per i sani e per i malati. Vale per i bambini, i giovani e gli anziani.
La novena che abbiamo vissuto è servita per comprendere meglio che Gesù ha bisogno di tutti noi, che la Chiesa ha bisogno di tutti noi. Da semplici spettatori bisogna che si diventi protagonisti della storia della salvezza. Insieme, perché nella Parrocchia c’è spazio per tutti e tutti devono poter mettere a frutto con serenità i doni ricevuti per il bene comune.
Ma, carissimi fratelli e sorelle, ricordiamo sempre che possiamo aiutare Gesù e la Chiesa se scegliamo il Vangelo della Croce e non il mondo con le sue lusinghe di morte.
Auguri a tutti voi e grazie della vostra presenza e di tutto ciò che avete fatto e farete per la gloria di Dio, unico Signore e Redentore, unico Maestro e unica nostra Speranza. Ripeto: per la gloria è di Dio! Non per la nostra, perché la gloria è solo sua! Noi siamo strumenti del suo amore, siamo, come dice San Luca, servi inutili.
Gesù crocifisso ci accompagni e ci conceda ogni grazia necessaria per servirlo in santità e giustizia tutti i giorni della nostra vita.
La Vergine Maria ci prenda per mano e renda il nostro cuore disponibile ad accogliere anche le scintille infinitesimali della grazia di Dio affinché possiamo essere luce di verità e di carità laddove viviamo, soffriamo e speriamo. Sia lodato, Gesù Cristo!
Sac. Lucio Bellantoni – Parroco