Se confrontiamo la fede di Gesù con quella di Giairo, ci accorgiamo con facilità che Gesù è pienamente libero da ciò gli altri dicono, Giairo invece è succube di quanto ascolta e ancora incapace di camminare con determinazione dietro al divin Maestro:
«Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?”. Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: “Non temere, soltanto abbi fede!”. E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo» (Mc 5,35-37).
Quell’uomo, capo della sinagoga e assai stimato da tutti, all’udire che la figlia era morta, ebbe un attimo di smarrimento, e se non fosse stato per Gesù, che lo rincuorò e lo esortò a non cadere dalla fede, avrebbe desistito e si sarebbe chiuso nel suo sconforto e nella sua angoscia mortale.
Giairo era andato incontro a Gesù con la certezza che Lui avrebbe potuto aiutarlo, avrebbe potuto salvare la figlia, avrebbe dato una svolta alla sua vita. Nel suo cuore era nata una speranza, ancora piccola, ma viva e reale. Tuttavia, lungo il cammino, le persone che vivevano con lui non lo aiutarono affatto a crescere nella fede. E questo per ben due volte. La prima volta i suoi “avversari” furono i messaggeri provenienti dalla sua casa, che ebbero nei suoi confronti parole tutt’altro che incoraggianti: “Giairo – gli dissero – tua figlia è morta. Non c’è più niente da fare. Perché disturbi ancora Gesù? Lascia stare. Rassegnati. Ormai tutto è finito per sempre. Abbandona ogni speranza e piangi sulle tue disgrazie!”. La seconda volta fu il turno di coloro che erano venuti nella sua casa per commiserarlo. Costoro, che non credevano affatto in Gesù, si misero addirittura a deridere il Maestro, manifestando la loro stoltezza e irriverenza.
Ma Giairo era animato di buona volontà, e Gesù ebbe pietà di lui. Con fermezza di Spirito Santo, nell’uno e nell’altro caso, intervenne e allontanò “i corvi neri” e con loro i dubbi che avrebbero minato alle fondamenta l’esistenza di quel padre addolorato. Egli credette nelle parole del Maestro e per questa sua fede la figlia tornò a vivere e poté sperimentare ancora per lungo tempo la dolcezza dell’abbraccio dei suoi cari.
In verità, se riflettiamo un istante, comprendiamo che la storia non è affatto cambiata.
Quante volte è capitato a molti di noi di vedere persone che, come Giairo, hanno iniziato a seguire Gesù, ma poi hanno abbandonato il campo perché hanno dato retta alle parole stolte di gente superficiale e linguacciuta. Ancora oggi accade che invece di aiutare e sostenere la fede di chi inizia a credere in Cristo si finisce per ostacolare il loro cammino di conversione e santificazione, con parole dette fuori luogo e atteggiamenti che nulla hanno di cristiano. In molti luoghi si sente dire: “Ma dove vai? Chi te lo fa fare? Ancora credi in Cristo? Ancora credi nella Chiesa? Lascia stare! I tempi sono cambiati…il Vangelo non è la soluzione ai tuoi problemi. Gesù non ti può aiutare, se mai esiste…”.
Sinceramente penso che tutti noi abbiamo in questo senso una grande responsabilità. Sono tanti i Giairo che oggi il Signore mette sulle nostre strade. Li chiama in modi impensabili e li manda nelle nostre Parrocchie, nei nostri Gruppi, Associazioni e Movimenti ecclesiali. Li manda a noi affinché li aiutiamo, li incoraggiamo, li esortiamo a credere nell’amore di Dio, nella sua sapienza, nella sua onnipotenza che tutto può. Li manda a noi perché Lui conta su di noi e ci vuole rendere partecipi del suo progetto di amore.
Dobbiamo allora – ognuno secondo la nostra particolare vocazione – non deludere le attese che il Padre celeste ha su di noi, e fare di tutto per divenire suoi collaboratori come lo è stato il suo Figlio Gesù. Lo Spirito Santo opera nel cuore dei tanti Giairo della storia per attrarli alla Chiesa, ma deve poter anche operare in noi affinché i tanti Giairo della storia seguano Gesù fino alla fine, nonostante le prove e le infinite tentazioni che di certo non mancano mai.
Scoraggiare quanti hanno iniziato un cammino di fede è peccato mortale. È essere spietati. È volere la distruzione dell’altro e non la sua salvezza. Allontanarli dalla via della Vita è farsi servitori del principe delle tenebre e suoi compagni per l’eternità.
Aiutiamo quanti sono simili a Giairo! Non li lasciamo soli. Soccorriamoli nei momenti di sconforto e rendiamo stabile, con la nostra parola e la nostra vicinanza, la loro fede ancora debole. Rafforziamo la loro speranza invece di ucciderla, e ravviviamo la loro carità invece di spegnerla.
Ci aiuti la Vergine Maria, Madre della Redenzione, e ci ottenga dal Figlio suo Gesù il dono della vera sapienza.
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