La fatica è connaturale alla nostra condizione umana. Non siamo macchine, non siamo robot, non siamo fatti di acciaio. Le nostre energie, fisiche e spirituali, non sono infinite ed è necessario che nei tempi opportuni ci fermiamo per riprendere le forze.
Questo vale per tutti, giovani e meno giovani, chiamati a guadagnarci il pane quotidiano con il sudore della fronte (cf. Gn 3,19), con tanto sacrificio e tanta buona volontà. Al Signore infatti non piacciono i vagabondi, i buontemponi che bighellonano di qua e di là senza far nulla e aspettando che altri provvedano per il loro sostentamento. A tal riguardo risuonano con forza al nostro orecchio le parole dell’Apostolo Paolo: «Quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità» (2 Ts 3,10-11). La fatica dunque, il sacrificio, l’impegno, il lavoro e l’abnegazione sono volontà di Dio e benedetti da Lui.
Cosa accade però oggi, sempre più spesso? Che dalla fatica si passa all’affaticamento, che in verità è cosa diversa. Esso infatti nasce dalla tendenza ad esagerare, a chiedere troppo a se stessi e agli altri, a pretendere di superare il limite che è scritto nella nostra natura, in ultima analisi a uscire dalla volontà di Dio. L’affaticamento – che diventa oppressione per se stessi e per gli altri – è figlio o fratello del peccato che ai nostri giorni si manifesta in tal caso come stile di vita disordinato, senza regole, senza virtù.
Si è affaticati e oppressi perché non si è temperanti in tutto e non si rispettano le leggi scritte nel nostro corpo dal Creatore: ci si alimenta male, non si dorme quanto e quando si dovrebbe, si sta ore e ore davanti alla TV, agli smartphone e al computer anche fino a notte tarda, si fa una vita sedentaria, si fuma, si beve caffè in quantità eccessive, si asseconda l’immoralità, si assumono farmaci anche importanti come se fossero caramelle, e così via. Purtroppo accade anche, sempre di più agli adolescenti e ai giovani, che si faccia uso di alcool e di droghe, che com’è noto danneggiano l’organismo in maniera pesante e irreversibile. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: si è sempre stressati oltremisura, aumentano l’irritabilità, l’aggressività, il mal di testa, il mal di pancia, l’insonnia, l’ansia e tutto il resto.
Ecco allora Gesù e il suo Vangelo, la preghiera e la grazia di Dio, che sono la soluzione a tali problemi che nascono prima di tutto dall’intemperanza. Ovviamente il discorso è diverso in presenza di condizioni cliniche specifiche – tra cui certe malattie – che vanno curate con l’aiuto dei medici.
Il mese di Novembre può essere dunque, per ciascuno di noi, un tempo di grazia per interrogarci sul nostro stile di vita. Sarebbe opportuno esaminarsi e chiedersi da un lato se ci si guadagna con onestà e con il sudore della propria fronte il pane quotidiano e dall’altro quali sono le buone abitudini da rinsaldare e le cattive abitudini da eliminare. Tutti ne avremo un gran beneficio e di riflesso anche coloro con cui abbiamo a che fare giorno per giorno.
La Vergine Maria illumini le nostre menti e lo Spirito Santo ci doni una vista penetrante che veda con oggettiva onestà le nostre mancanze e intemperanze.
PER RIFLETTERE
Lavoro onestamente e mi guadagno il pane con il sudore della fronte? Sono allenato al sacrificio?
Vivo la virtù della temperanza? Rispetto i miei limiti o esagero chiedendo troppo a me stesso?
Quali sono le abitudini di vita che devo correggere e quali quelle che posso rinsaldare?
Mi sono mai sentito “affaticato e oppresso”? Perché è accaduto?
Ho chiesto troppo agli altri facendoli sentire “affaticati e oppressi”? Perché?



