L’amore vero, quello che Gesù ha vissuto e ci ha insegnato, è amore a senso unico, gratuito, che non chiede nulla in cambio.
È amore che sa di avere dinanzi uomini e donne assai fragili, distratti dagli affanni del mondo, non di rado ingrati, cioè incapaci di dire anche un “semplice grazie”; purtroppo in alcuni casi persino cattivi, se non addirittura malvagi, e perciò pronti a perseguitare il giusto, colui che porta avanti il Vangelo e lo annuncia come unica Parola di vita eterna.
È amore puro, che non riesce a pensare il male, e perciò trova sempre una ragione per continuare ad amare, anche dall’alto della croce, con i chiodi infitti nelle mani e nei piedi, mentre sono tanti coloro che ti insultano, ti deridono, ti tentano, invitandoti a scendere dalla croce perché, a loro dire, ciò li spingerebbe a credere in te, come cristiano inviato nel mondo, da Dio e dalla Chiesa, affinché la salvezza si compia (cf. Mt 27,39-44).
È altresì amore che è perfetto dono di sé, offerta di tutto ciò che sei e possiedi, di quella ricchezza che il Signore Dio del Cielo e della Terra ha riversato in te perché tu la effonda sugli altri, senza pregiudizi e mettendo da parte l’antipatia, la gelosia e l’invidia. È dono umile che si cinge di un asciugatoio e si china per lavare i piedi di quanti sono tuoi compagni di viaggio per farsi loro servo, secondo la volontà di Dio, affinché il divin Maestro continui attraverso di te a illuminare, purificare, perdonare e santificare l’umanità ferita a morte dal peccato (cf. Gv 13,1-15).
Questo amore, e non un altro, siamo chiamati a vivere, in quanto cristiani e perciò discepoli del Crocifisso, dell’Agnello immolato che ha versato il suo sangue per riscattarci dal potere delle tenebre e fare di noi nuove creature. Lui, e soltanto Lui, dobbiamo avere dinanzi agli occhi, per contemplarlo e venire sempre più conquistati dal fulgore della sua luce.
Se amiamo Gesù più della nostra stessa vita, allora riusciremo a salire i gradini che portano al Calvario e anche noi rimarremo sulla croce fino alla fine, «circondati da tori numerosi e leoni affamati che spalancano le loro fauci per sbranarci senza alcuna pietà» (cf. Sal 22,13-14); altrimenti, prima o poi, per un verso o per un altro, ci ritireremo in buon ordine, perché la stanchezza avrà il sopravvento, insieme a mille pensieri bugiardi che vogliono impedirci di «dare compimento, nella nostra carne, a ciò che manca dei patimenti di Cristo a favore del suo corpo che è la Chiesa» (cf. Col 1,24). Cercheremo una ricompensa che l’uomo non può donarci e rimarremo prigionieri del “non amore”.
La contemplazione orante della Passione di nostro Signore è attività necessaria al nostro spirito, non soltanto in Quaresima o in prossimità della Settimana Santa, ma anche durante il corso dell’anno. È così che possiamo comprendere sempre più quanto grande è ed è stata la misericordia di Dio verso di noi, peccatori testardi, e al tempo stesso quali meraviglie il Signore può compiere attraverso di noi se crediamo in Lui.
Solo se ci immergiamo nelle profondità della Sacra Scrittura, e dunque del Cuore di Cristo, possiamo noi cambiare prospettiva e smettere di essere acclamati e riveriti.
Dal cercare il nostro tornaconto personale, la nostra gloria e i nostri interessi, inizieremo a pensare nello Spirito Santo la via migliore di tutte per fare bella la Chiesa, arricchendola con i nostri carismi, vivendo in santità e giustizia il nostro ministero, trasmettendo a chiunque lo voglia le nostre competenze, affinché l’opera di Dio non muoia in noi ma continui di generazione in generazione fino alla fine dei tempi.
Dal volere che tutti ci compatiscano e ci consolino nelle nostre afflizioni, diventeremo capaci di offrire in Cristo ogni nostra sofferenza affinché quanti vivono in mezzo al fango del peccato e sono lontani da Dio tornino pentiti alla casa del Padre e si gettino tra le sue braccia per sperimentare la dolcezza del suo perdono (cf. Lc 15,11-32).
Dal cercare le cose della terra, che ci fanno schiavi in catene, passeremo al cercare le cose di lassù, dove il nostro Re è assiso alle destra del Padre (cf. Col 3,1), e in noi crescerà il desiderio di poter un giorno entrare nella gioia del Paradiso, dove potremo stare per sempre insieme a Lui, cuore a cuore, senza più la paura di perderlo o di rinnegarlo, tentati dal principe delle tenebre che vuole la nostra rovina.
L’amore a senso unico, che nulla chiede in cambio e non si arrende dinanzi all’indifferenza, all’ingratitudine e alle più atroci persecuzioni è l’amore che ci rende conformi al nostro Maestro. È l’amore che vince l’odio. È l’amore che dirada le tenebre. È l’amore che manifesta l’onnipotenza di Dio che sceglie gli umili per confondere i superbi e sa fare grandi cose in quanti credono in lui senza “se” e senza “ma”. È l’amore nel quale dobbiamo credere e che ci dobbiamo impegnare a vivere, sempre e comunque, laddove il Signore ci manda, Lui che è onnisciente e vede ogni cosa.
La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, interceda per noi. Ella che ha vissuto più di tutti questo amore e lo ha portato a compimento quando si è fatta martire insieme al suo Figlio sul Calvario, ci aiuti, ci soccorra e ci insegni la via per poterla imitare con coraggio e determinazione per tutti i giorni della nostra vita.