Gesù ci chiede di essere manifestazione viva del suo amore nel mondo perché tanti cuori vengano attratti dalla sua luce e strappati al regno delle tenebre.
La via perché questo avvenga è la conversione al suo santo Vangelo, non però fatta di parole vane, bensì di opere. Sono esse che dicono se siamo o meno strumenti di Cristo e “via” perché altri lo incontrino e lo conoscano.
La gente oggi non legge il Vangelo, per molti esso è un libro riposto negli scaffali polverosi di una libreria o addirittura un libro sconosciuto, mai aperto. Ma la gente vede noi, ascolta noi, ci scruta, ci studia. Ecco allora la chiave di volta: se la nostra vita è una pagina di Vangelo scritta oggi dallo Spirito Santo allora, volenti o nolenti, tutti leggeranno questo libro stupendo in cui sono nascosti i tesori della sapienza celeste, e ne rimarranno attratti.
Cosa fare dunque in concreto? Come poter essere Vangelo vivo in mezzo agli uomini?
San Paolo ci dona alcune indicazioni nel famoso inno della lettera ai Filippesi (cf. Fil 1-11): dobbiamo prima di tutto avere gli stessi sentimenti di Cristo. I sentimenti sono la parte più profonda del nostro essere, potremmo dire che sono “gli abitanti segreti del nostro cuore”. È su di essi che dobbiamo esaminarci. Se infatti abbiamo gli stessi sentimenti di Cristo allora avremo anche le sue stesse parole, le sue stesse opere, i suoi stessi atteggiamenti. Saremo insomma manifestazione di lui, visibilità del suo cuore. Altrimenti potremo solo per qualche breve momento fingere. Presto ciò che è dentro di noi verrà alla luce e gli altri gusteranno i frutti velenosi del nostro essere malato.
I sentimenti di Cristo sono anzitutto l’unanimità e la concordia.
Manifestiamo Cristo non da soli, ma come suo corpo dalle molte membra, come comunità dei figli di Dio. Una Parrocchia in cui si è sempre gli uni contro gli altri, dove ognuno vuole prevalere su chi gli vive accanto…non è manifestazione di Cristo. È vero, ci possono essere pareri diversi, punti di vista differenti, ma tutto ad un certo punto deve finire. Bisogna che si arrivi ad un pensiero comune, a quella unanimità di cui l’Apostolo parla. È possibile? Certo. Se però, tutti, cerchiamo la volontà di Dio e non la nostra o quella del mondo. Si dialoga, ci si confronta con serenità e le volontà alla fine troveranno l’accordo nella conoscenza e nell’accoglienza di quanto il Signore chiede a ciascuno e a tutti.
I sentimenti di Cristo inoltre fuggono la rivalità e la vanagloria.
Fuggire la rivalità significa vedere l’altro non come un rivale, un nemico, un avversario, ma come un compagno di viaggio, un fratello che Dio ha messo al mio fianco per santificarmi con lui e “grazie” a lui. Non è facile avere questo sguardo di fede, ma bisogna che lo si acquisisca se si vuole essere manifestazione di Cristo nel mondo. Con il nemico si fa la guerra. Il nemico deve morire, soccombere, essere sfracellato al suolo. Con il fratello si può anche avere qualche piccola incomprensione, ma poi si fa pace perché si è sangue dello stesso sangue. Cristo non diede forse tutto se stesso per fare la pace tra il Cielo e la terra? Siamo suoi discepoli e lo dobbiamo imitare, anche se ci costa.
La vanagloria è la ricerca della gloria umana e non della gloria di Dio. Immagine perfetta di coloro che cercano la gloria umana sono i farisei. Essi tutto facevano per essere ammirati dalla gente e saziare il loro narcisismo esasperato e diabolico (cf. Mt 23,5-7). Se cerchiamo la gloria umana non possiamo essere manifestazione di Cristo perché finiremo per preferire il nostro tornaconto personale alla gloria di Dio, finiremo cioè di sostituirci a Dio per rubargli la gloria che spetta solo a Lui, che è l’unico Salvatore e Redentore.
I sentimenti di Cristo sono infine obbedienza purissima al Padre celeste.
Qui tutti quanti siamo manchevoli e dobbiamo recuperare il passo. Gesù non ha avuto nessun progetto sulla sua vita. Ha detto “sì” al Padre suo nell’eternità e nel tempo, nella gioia e nel dolore, dal primo istante fino all’ultimo. Per obbedienza al Padre si è lasciato perseguitare, schiaffeggiare, insultare, deridere, percuotere, crocifiggere, uccidere. Avrebbe potuto chiedere dieci legioni di Angeli e sbaragliare in un istante tutti gli eserciti di questo mondo, ma non l’ha fatto, perché non era quella la via per amare che il Padre suo gli aveva indicato. Quante volte nelle Parrocchie, in famiglia, nella società civile, dovunque viviamo, il Signore ci chiede di imitarlo in quel suo essere remissivo, mite, paziente, misericordioso e silenzioso…eppure diventiamo simili a Barabba: rivoluzionari contro tutto e tutti, sobillatori del popolo e mine vaganti. Possiamo cambiare però, se inizieremo a pensare che Cristo è l’unico modello della nostra vera umanità, l’unico cuore con cui battere all’unisono, l’unica soluzione ai nostri problemi di relazione con se stessi, con gli uomini e con il mondo.
Ci aiuti la Vergine Maria, la Madre della Redenzione, che con il suo esempio ci ha insegnato che è possibile avere gli stessi sentimenti di Cristo. Lei ha potuto averli perché ha creduto ed ha amato; anche noi possiamo se non opponiamo resistenza allo Spirito Santo e ci lasciamo fare da lui nuove creature. Invochiamola dunque con fiducia e senza mai stancarci. Chiediamo a Lei che si compia in noi la Parola di Gesù, ogni giorno, sempre e dovunque.