La solennità della Santissima Trinità, che ogni anno la Chiesa celebra la Domenica successiva a quella di Pentecoste, insegna a ciascuno di noi che Dio non si conosce per immaginazione, bensì per rivelazione.
Nessuna mente umana, infatti, anche la più intelligente, mai e poi mai avrebbe potuto anche solo per un istante concepire un tale mistero: tre Persone divine, distinte e assai diverse tra loro, eppure un solo Dio. Non parliamo poi dell’Incarnazione, Passione, Morte e Resurrezione di Gesù, mistero intimamente connesso al precedente.
È vero, l’uomo ha nel suo cuore il desiderio di Dio perché è creato a sua immagine e somiglianza, lo cerca, sente un anelito nel profondo del suo essere che lo spinge e lo orienta verso di Lui; ma se Dio non si rivela la conoscenza che si ha di Lui è assai frammentata. Si possiede qualche tassello di un grande puzzle, ma nulla di più.
Celebrare la solennità della Santissima Trinità, pertanto, significa prima di tutto aprirsi alla rivelazione con cuore libero, sincero, puro, pronto ad ascoltare quanto il Signore vuole dire di sé attraverso la via della sua Parola, la via della coscienza, la via della storia, la via della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, e numerose altre vie sulle quali troneggia lo Spirito Santo che ci è stato dato in dono.
Inventarsi Dio significa condannarsi a brancolare nel buio per tutta la vita governati da una falsa umiltà che elogia il dubbio, nella peggiore delle sue accezioni, e che in realtà altro non è che superbia.
Se manca l’apertura alla rivelazione e all’azione dello Spirito Santo, che guida l’uomo alla verità tutta intera e gli fa conoscere Dio secondo verità, l’uomo si immagina Dio, ma non lo conosce. Può dire poco o niente di Lui. Può arrivare ad affermare l’esistenza di Dio o dire che Dio è Bontà, Bellezza, Verità, Perfezione, Atto puro. Dio però gli sfugge e il cuore e la coscienza rimangono nell’ignoranza di lui che è causa di infiniti mali per l’umanità intera.
Dio non è immaginabile dalla mente dell’uomo, né dalla scienza più aggiornata o affinata. Il suo mistero sorpassa infinitamente l’intelligenza umana che per quanto alta possa essere rimane intelligenza creata e pertanto assai limitata. Lo aveva capito bene San Paolo. Dovremmo capirlo noi in questo nostro contesto socio-culturale e persino ecclesiale in cui spesso si rischia di sostituire la rivelazione all’immaginazione teologica: «O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! 34Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? 35O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio? » (Rm 11,33-35).
Oggi sono molti coloro che si arrogano il diritto – che non hanno – di inventarsi Dio. E i danni sono spaventosi perché da una visione errata di Dio ne deriva un’esistenza umana scompensata, frantumata, falsa, generatrice di sofferenza e infinite morti spirituali e fisiche. Ecco perché ci è chiesta sempre la grande umiltà di metterci in ascolto di Dio, di Dio che parla, che si rivela. Anche questo Gesù ci ha insegnato. Lui, nel suo pellegrinare terreno, sempre si è posto in ascolto di Dio Padre. Ogni giorno saliva sul monte con le orecchie del cuore spalancate per cogliere ogni piccolo sussurro del Padre che a lui si rivelava, a lui svelava il suo mistero. Gesù era umile. L’uomo di oggi è superbo tanto da arrivare a pretendere di fare anche di Dio un burattino nelle sue mani, una sorta di “concetto filosofico” da manipolare.
L’uomo contemporaneo è una amante dell’Aeropago, anzi è un costruttore di Aeropaghi. Come gli Ateniesi al tempo di Paolo gode nel filosofeggiare su Dio e si tura le orecchie quando qualcuno gli annuncia la verità di Gesù, Figlio di Dio eterno che si è fatto carne nel seno della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, morto e risorto, unico Salvatore e Redentore dell’uomo.
Il motivo di questo suo atteggiamento è semplice: l’uomo contemporaneo non accetta che ci sia qualcuno al di sopra di lui che sia fonte di verità. Lui stesso si è fatto “dio” e signore di se stesso, della sua vita e di quella degli altri, creato compreso. L’uomo contemporaneo è caduto nel tranello del serpente antico che inietta nella mente dell’uomo il delirio di onnipotenza, la pretesa assurda e bugiarda di “diventare come Dio”, totalmente emancipati da Lui e dalla sua eterna sapienza. L’uomo contemporaneo non prende neanche in considerazione la conversione alla Parola di Dio perché ha fatto della sua parola e delle sue immaginazioni perverse uno splendido vitello d’oro da adorare giorno e notte.
La conseguenza nefasta e dolorosa è l’immoralità diffusa che nasce e si consolida sulla base di un pensiero mutevole che riesce a giustificare tutto, anche le più orrende nefandezze e iniquità. Amare e costruire gli Aeropaghi è comodo e piace, perché in queste piazze – reali o virtuali che siano – ognuno si può fare la sua verità o meglio può ergere la sua opinione a verità per sé e per quanti l’accolgono.
Ma con Dio e la sua verità non possiamo scherzare. Anche se l’uomo si arroga il diritto di farlo, noi cristiani non possiamo farlo. Mai e poi mai. La solennità della Santissima Trinità deve scuotere noi cristiani. Deve aprire le orecchie del nostro cuore, farci cambiare modo di relazionarci con Dio, insegnarci a chiedere a Lui che si riveli, che ci mostri il suo volto, ci sveli i segreti del suo cuore. Deve altresì spingerci a smetterla di blaterare parole vane e fallaci su Dio che altro non fanno che confondere i semplici e seminare morte e distruzione.
Che la Vergine Maria, Donna sapiente perché umile, ci insegni ad ascoltare con il suo cuore le parole che la Beata Trinità ci rivolge, per poter anche noi divenire luce di verità in questo mondo di tenebre.