«Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo» (Lc 21,10-11).
Il Vangelo contiene espressioni che scuotono la nostra coscienza e non di rado fanno sussultare la nostra anima tanto da svegliarla dall’assopimento sottile in cui cade con estrema facilità. Queste espressioni sono un grande dono della misericordia di Dio che dobbiamo accogliere con serenità e grande fede, cercando di comprenderne il significato profondo che è un significato di vita e non di morte, di consolazione e non di disperazione. In queste espressioni è contenuta la sapienza celeste ed è per questo che da un lato non dobbiamo svilirle nella loro verità con ragionamenti umani e fallaci, dall’altro non dobbiamo fraintenderle per non far dire alla Scrittura ciò che essa non dice.
È il caso del Vangelo di questa Domenica che a prima vista appare strano. La gente guarda le pietre votive del tempio, è tutta intenta a contemplarne la bellezza, e Gesù pronuncia un discorso dai contorni apocalittici che sembra togliere la pace al cuore e spazza via ogni sicurezza. Tuttavia, se meditiamo con attenzione le sue parole, comprendiamo che così non è.
Gesù ci ama, e nella sua sapienza ci svela il mistero della storia che è travagliata e difficile ma non è soggetta al caso perché lui vigila su di essa. Il peccato dell’uomo l’ha resa un sentiero ripido, disseminato di pericoli di ogni genere e dal percorso assai tortuoso.
Essa è fatta di guerre dovute all’avidità e alla cattiveria di gente senza scrupoli che pur di arricchirsi e curare i propri interessi è disposta a soggiogare i popoli e ad uccidere gente innocente e inerme. È fatta di terremoti, maremoti e uragani che travolgono con la loro veemenza intere Nazioni e spazzano via, in poche ore, paesi e contee nonostante tutti i possibili accorgimenti che l’uomo può predisporre per la sua incolumità. La natura paga anch’essa le conseguenze della disobbedienza dei figli di Adamo e si contorce nelle doglie del parto che diventano d’improvviso quanto mai dolorose e violente. La storia è fatta di pestilenze, epidemie, malattie incurabili sempre nuove, che mettono a dura prova gli scienziati più esperti e falciano vite umane senza guardare in faccia a nessuno. È fatta di ingannatori e falsi profeti che nella loro somma stoltezza si ergono a falsi “cristi” per condurre a sé i semplici e approfittare della loro buona fede per sollazzarsi nella loro vorace esaltazione personale. La storia è fatta di tradimenti. Gesù fu tradito da Giuda. L’uomo e la donna sono traditi da nemici e amici perché il cuore dell’uomo è un abisso. La storia è fatta di fragilità perché fragile è la natura umana, succube del male, incline alla stanchezza, allo sconforto, alla ribellione contro tutto e tutti, pronta ad entrare in crisi e incapace di uscirne senza un potente aiuto esterno. La storia è fatta, infine, di persecuzioni furenti contro i discepoli del Figlio dell’Altissimo perché le tenebre non sopportano la luce e fanno di tutto per spegnerla e soffocarla.
La vita dell’uomo, insomma, nel suo pellegrinaggio terreno, non è facile per nessuno e mette alle strette tutti, piccoli e grandi, sani e malati, laici e consacrati.
Ma Gesù viene in nostro aiuto. Non siamo soli lungo il cammino. Egli è accanto a noi come prode valoroso e interviene al momento opportuno per salvare i suoi discepoli dalla bocca del leone (cf. 2 Tm 4,17). Gesù è l’Onnipotente e nessuno può resistere dinanzi a lui, né può sconfiggerlo. Ecco perché può dire: «Nemmeno un capello del vostro capo perirà» (Lc 21,18). Queste parole sono una promessa che non è fatta da uno qualsiasi, bensì dal Figlio dell’Altissimo che mantiene sempre ciò che dice.
Sulla sua parola possiamo e dobbiamo fondare la nostra vita. Non rimarremo delusi perché la sua parola è stabile in eterno. In particolare, nei momenti più bui, quando tutto sembra vacillare, dobbiamo avere la forza di alzare gli occhi verso il Crocifisso e il coraggio di bussare alle porte del suo cuore. Lui ci aprirà e manderà dal Cielo i suoi Angeli affinché “ci liberino dal laccio del cacciatore e dalla peste che distrugge” (cf. Sal 91).
Dobbiamo, però, confidare in Gesù. Fare la sua e non la nostra volontà. Accogliere il mistero doloroso della storia anche se non comprendiamo il “perché” di ciò che accade. Unire il nostro sacrificio al suo. Accettare la persecuzione come via di purificazione e santificazione personale. Perdonare i nostri carnefici e attendere il terzo giorno per la nostra resurrezione. Dobbiamo perseverare sino alla fine, perché “con la nostra perseveranza salveremo le nostre anime” (Lc 21,19). Questa è la via, non ve ne sono altre. A noi la responsabilità di sceglierla e di percorrerla con la serenità di chi sa che tutto è possibile a colui che crede in Cristo Gesù, Signore della storia e Pastore buono che conduce le sue pecorelle ai pascoli erbosi della vita eterna.
Che la Vergine Maria, Madre della Redenzione, ci doni il suo cuore, il suo amore, la sua fiducia invincibile nelle parole del Figlio suo Gesù.