Dobbiamo purtroppo ammettere che non di rado il nostro comportamento nei confronti di coloro che hanno sbagliato è simile a quello di Simone il fariseo che disprezzava la peccatrice pentita entrata nella sua casa per incontrare Gesù, ed era incapace di vedere il suo cuore pentito e di percepire il suo desiderio di cambiare vita. Puntiamo il dito contro il peccatore e lo giudichiamo degno di molte percosse ma rimaniamo incapaci di porgergli la mano affinché si rialzi e ricominci a vivere e sperare.
L’episodio del Vangelo di questa Domenica è un monito forte per ciascuno di noi. Se vogliamo essere discepoli di Gesù, non possiamo essere spietati e crudeli, perché questo significherebbe rendere vana la croce di Cristo in nome delle nostre categorie di giudizio inquinate da un cuore impuro o addirittura malvagio.
Gesù ci chiama ad essere collaboratori della sua misericordia e non distruttori di essa. Ci chiama a gridare ad ogni uomo che è possibile riconciliarsi con Dio perché Dio non vuole la morte di nessuno. Egli infatti ha mandato il suo Figlio nel mondo come vittima di espiazione per i peccati e lo ha consegnato alla croce perché li lavasse con il suo sangue. Egli sempre attende i suoi figli perché tornino a lui pentiti e si lascino rinnovare dalla sua grazia. Possiamo essere collaboratori della misericordia di Dio se anche noi, come Lui, desideriamo ardentemente che tutti si salvino, anche se hanno asservito se stessi al male ed hanno vissuto immersi nel mare del vizio causando attorno a sé tanta sofferenza.
Ciò che è veramente triste in questo passo del Vangelo è la cecità di Simone che non è capace neanche per un istante di percepire il dolore lancinante che trapassa il cuore di questa donna. Ella ha capito di avere sbagliato. Si vede sprofondare nell’abisso dell’angoscia più buia. Sente su di sé le conseguenze del suo peccato pesare come un macigno. Comprende che ha offeso l’eterno Amore e per questo piange lacrime di sincero pentimento. Eppure cosa fa Simone? La giudica e la condanna. È pronto a consegnarla a satana perché la divori e la faccia perire nelle tenebre dell’Inferno. Simone chiude il suo cuore a questa donna senza sentire ragione e non fa nulla perché ella si rialzi.
Se agiamo così, se pensiamo così, non siamo cristiani, bensì farisei ipocriti. Giudicare e condannare è facile. Distruggere l’esistenza del peccatore ancora di più. Ma non è questo che Gesù ci chiede. Egli ci ha fatto cristiani per la salvezza dell’uomo e non per la sua distruzione. Egli ci ha insegnato che per il peccatore bisogna essere disposti a pagare un prezzo altissimo affinché si converta e viva. È questa la missione che ci è stata affidata e solo noi cristiani possiamo compierla perché solo noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo che è Spirito di perdono, riconciliazione, compassione e pietà.
Un altro rischio dobbiamo evitare a tutti i costi: quello di disprezzare chi aiuta i peccatori a rialzarsi, imitando Simone che non solo giudicò la donna ma anche disprezzò Gesù, reputandolo un imbroglione: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca…”. Simone non vide il cuore pentito della donna e non vide il cuore sapiente e compassionevole del suo Ospite divino. Il peccato aveva indurito il suo cuore e la superbia lo aveva reso completamente cieco.
Se non accogliere il peccatore è macchiarsi di una colpa grave, lo è molto di più disprezzare chi si fa servo della misericordia di Dio. Un tale atteggiamento è quanto mai pericoloso perché può diventare in breve tempo opposizione all’azione misteriosa della grazia che suscita persone coraggiose e li costituisce strumenti di salvezza nel mondo.
Purtroppo la storia della Chiesa è costellata di tanti “Simone”, ieri come oggi. Nella sua misericordia il Signore volge il suo sguardo su di noi e chiama anime disponibili a diventare suoi profeti e messaggeri di riconciliazione. E l’uomo – fuori e dentro la Chiesa – cosa fa? Li rende martiri, li deride, li insulta e li perseguita e se ci riesce li uccide pure.
Che non ci accada mai di impinguare le schiere di tale esercito di farisei che purtroppo è sempre presente nella storia della salvezza! Al contrario ognuno di noi imiti Gesù e diventi, in lui e con lui, mediatore di misericordia per l’umanità intera ferita dal peccato.
La Vergine Maria, Donna misericordiosa e paziente, ci porga la mano e ci ottenga tale grazia per noi tanto necessaria.