Il cristiano non deve mai dimenticare che Dio è onnipotente. Nulla gli è impossibile (cf. Lc 1,26-38). Ciò che lui vuole, lo fa senza chiedere il permesso a nessuno e senza lasciarsi condizionare da nessuno.
Dio è Creatore e Signore dell’universo, Salvatore e Redentore, Giudice giusto che conosce i cuori di tutti, e tutti a lui devono rendere conto. La sua maestà sovrasta il Cielo e la terra, la sua sapienza supera infinitamente la nostra stoltezza.
La fede del cristiano deve essere la fede della Vergine Maria che non dubitò neanche un istante dopo aver ascoltato le parole dell’Angelo Gabriele. Quanto il Signore le aveva chiesto era umanamente inconcepibile e irrealizzabile. Nessuno avrebbe potuto far sì che Ella divenisse la Madre di Dio. Ma non per questo la Vergine di Nazareth si volse altrove. Decise invece di consegnarsi totalmente allo Spirito Santo, nella certezza di fede che quella Parola ascoltata si sarebbe compiuta alla perfezione. Non per le sue forze, ma per l’onnipotenza dell’Altissimo.
L’espressione di San Paolo, sulla quale riflettiamo oggi, è in questa cornice che va interpretata e compresa: «Tutto posso in Colui che mi dà la forza» (Fil 4,13).
Il “tutto” di cui si parla non è riferito all’autodeterminazione del singolo credente, bensì alla sua fede che diventa perfetta obbedienza ad ogni comando che il Signore gli rivolge. Non si tratta di fare qualsiasi cosa il cuore desidera. Si tratta di fare proprio l’invito che la Vergine Maria rivolse ai servi a Cana: «Fate qualsiasi cosa il mio Figlio vi chiederà» (cf. Gv 2,5).
Insieme all’Apostolo Paolo, dobbiamo credere con tutte le nostre forze che Cristo Gesù non ci lascia soli, se vogliamo essere suoi discepoli. Egli ci prende per mano, ci conduce, ci assiste con la sua onnipotenza affinché realizziamo in pienezza la missione che ci è stata affidata.
Dio è vicino ad ogni uomo, ma in particolare a coloro che scelgono di fare la sua volontà e per questo si impegnano giorno e notte, senza risparmiarsi in nulla. La sua grazia è capace di rendere forti i deboli, coraggiosi i pusillanimi, determinati gli indecisi, risoluti quanti hanno timore anche di una mosca.
È nella “umana debolezza” di colui che ha fede in Cristo che si manifesta l’onnipotenza divina (cf. 2 Cor 12,7-10). L’Altissimo assume la sua pochezza, la redime e la ricolma dei sette doni dello Spirito Santo e la rende capace di obbedire fino alla morte e alla morte di croce (cf. Fil 2,5-11).
«Tutto posso in Colui che mi dà la forza» (Fil 4,13). Quando sperimentiamo la difficoltà del cammino e la salita si fa dura, dobbiamo ripetere al nostro cuore le parole dell’Apostolo delle genti: anche noi, come lui, dobbiamo allenarci a non confidare nelle nostre forze, ma nella grazia di Dio che sa andare oltre ogni nostra aspettativa.
Non però come un dato scontato, ma come un dono attuale da chiedere al Signore con preghiera costante e fiduciosa, intensa e accorata, perseverante e insistente.
La grazia opera in noi se noi la chiediamo istante per istante. Essa è forza celeste che rende possibile ogni obbedienza, ma non ci è data a priori. La fede e la preghiera sono necessarie, personali e insostituibili.
Rimanere saldi nella volontà di Dio non è facile per nessuno. Le tentazioni sono innumerevoli, le prove non mancano mai, la storia è per tutti un deserto arido e pieno di pericoli. Ma non dobbiamo temere. Dobbiamo avere fede, e di certo riusciremo a fare qualsiasi cosa Gesù ci chieda.
«Tutto posso in Colui che mi dà la forza» (Fil 4,13). La Vergine Maria, che nel Magnificat ha cantato l’onnipotenza di Dio che abbassa i superbi e innalza gli umili, interceda per noi e ci ottenga un cuore in tutto simile al suo.
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