Solo nella volontà di Dio, cioè nella Casa del Padre nostro celeste, il nostro cuore vive nella pace e noi ci realizziamo esistenzialmente, divenendo gli uni per gli altri strumenti di vita e di salvezza.
Altrove, cioè quando cadiamo nella disobbedienza del peccato, ci facciamo del male e ne facciamo agli altri, precipitando presto nel baratro di quell’incompiutezza esistenziale che può generare solo tristezza e angoscia.
Ci troviamo in mezzo ai maiali, schiavi della vanità e divorati dalla concupiscenza, dimenticati da tutti e offesi nella nostra dignità di figli di Dio, succubi dell’uomo iniquo e malvagio ai cui occhi valiamo molto meno di un animale immondo (cf. Lc 15,15-16).
Purtroppo, però, non sempre crediamo in questa verità altissima che la parabola del figliol prodigo ci insegna, e così ci lasciamo conquistare dal pensiero che i nostri progetti sono migliori dei progetti che Dio ha su di noi.
Di fatto preferiamo le tenebre alla luce e ci facciamo più sapienti di nostro Signore, mentre in verità la nostra stoltezza supera l’estensione del cielo e della terra.
Cosa fa in questi casi il Padre celeste? Forse ci abbandona? Forse si dimentica di noi? Forse ci lascia in preda del principe di questo mondo e della sua voracità?
Niente di tutto questo. Il Padre celeste non riesce a smettere di amarci, perché eterna è la sua misericordia (cf. Sal 136). E così, poiché noi non ascoltiamo la sua voce e cadiamo dalla fede, usa la via della storia per ricondurci a sé e liberarci dalla morsa del peccato.
Ci porge la sua mano, ci assiste ancora con il suo Santo Spirito, se noi lo vogliamo, e ci dona la possibilità di uscire dalla miserevole condizione nella quale siamo precipitati affinché possiamo assaporare ancora una volta la gioia indescrivibile del suo abbraccio paterno, quella gioia che esiste solo nella sua Casa.
A causa della nostra testardaggine Egli non può fare altrimenti: ci siamo turati le orecchie, e soltanto la via della storia ce le può riaprire, anche se un tale prodigio è sempre opera della misteriosa azione della grazia in noi.
La via della storia però è assai dolorosa. È la via che dovremmo cercare di evitare di percorrere, perché le conseguenze del peccato segnano radicalmente il nostro essere e il nostro esistere.
Sono conseguenze a volte molto pesanti da sopportare, che possono mettere a dura prova anche i figli più robusti. Esse lacerano il cuore e ci fanno sperimentare un dolore profondo che nasce sia dalla lontananza da Dio, che rimane sempre e comunque il desiderio primario di ogni uomo creato a sua immagine e somiglianza, sia dalla storia di morte che si vive a causa del peccato.
Una storia in cui vediamo con i nostri occhi e tocchiamo con le nostre mani quanto pericoloso sia insuperbirsi. La linfa che dona vita al nostro essere inizia a venire meno e noi siamo sempre più deboli dinanzi al male che ci assale.
E il male non ha pietà di noi. Il suo esercito si accanisce con forza sulle nostre debolezze, ci accerchia con le sue molte truppe, ci colpisce notte e giorno fino a toglierci il respiro.
Se sulla nostra vita non vigilasse il Padre nostro celeste con la sua misericordia e la sua onnipotenza, saremmo perduti. Nessuno avrebbe una sola possibilità di salvezza. Nessuno. Perché il principe di questo mondo non scherza con noi e sa come disintegrare lentamente la nostra fragile esistenza.
Qual è la cosa meravigliosa che ancora questa parabola ci vuole insegnare?
È che nel momento in cui ci ravvediamo e pentiti decidiamo di rientrare nell’obbedienza alla volontà di Dio, il Signore interviene con potenza nella nostra vita e ci salva attraverso vie che lui sa creare in pochi istanti.
“Eravamo perduti e siamo stati ritrovati. Eravamo morti e siamo tornati a vivere” (cf. Lc 15,31-32).
Non per le nostre forze, ma per la sua misericordia che mai ci abbandona e per il suo Santo Spirito che ha ancora una volta conquistato il nostro cuore per ricondurci sulla via della Verità e della Vita.
La parabola del figliol prodigo è di grande insegnamento per tutti noi. Essa deve servirci per scegliere ogni giorno, con determinazione e risolutezza, di rimanere nella Casa del Padre, perché altrove non possiamo essere né felici né salvi né capaci di amare. Combineremo solo guai, per noi e per gli altri, e invece di donare vita semineremo morte e distruzione.
Ci aiuti la Vergine Maria, nostra Madre e Regina, e intervenga prontamente quando soltanto ci sfiora il pensiero di chiedere le nostre sostanze per fuggire lontano da Colui che solo è la nostra Pace, la nostra Speranza, il nostro Tutto.
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