Perché non vi stanchiate perdendovi d’animo – XX Ord (C)

Perché non vi stanchiate perdendovi d’animo – XX Ord (C)

Chi edifica il Regno di Dio dà fastidio al principe di questo mondo e diventa perciò un bersaglio prediletto delle sue trappole mortali.

Il tentatore non si dà pace quando vede un cuore che si dispone ad accogliere la grazia di Dio e a lasciarsi condurre dallo Spirito Santo. E così assolda le sue truppe – fatte di angeli ribelli, uomini e donne che si vendono al male – per muovere guerra all’esercito dei figli della luce.

Le sue armi sono affilate: mormorazioni, calunnie, maldicenze, derisioni, insulti, percosse, dispetti, minacce, cattiverie di ogni genere, indifferenza e mille altre diavolerie vengono usate con arte affinché chi ha scelto di seguire Cristo Gesù, e di proclamare il suo Vangelo fino agli estremi confini della Terra, si ritiri in buon ordine e lasci che le tenebre soffochino la luce.

La storia diventa così tumultuosa, una sorta di mare in tempesta dove è assai difficile vivere in pace. In particolare la Chiesa – che appare come una “barchetta in un oceano immenso”1 (J. Zen, 22) – risulta essere la preda perfetta degli strateghi del male, che stoltamente la vedono come il nemico numero uno da abbattere e non come il Dono stupendo che Dio ha fatto all’umanità perché tutti si salvino. Se non fosse “per l’opera miracolosa dello Spirito Santo tutto andrebbe perduto miseramente”2 (cf. J. Zen, 22).

In questo clima è facile stancarsi. Difficile è perseverare nella professione della retta fede, anche a costo della vita. Le prove sono tante. Le persecuzioni molteplici. Le tentazioni continue. Alle porte del cuore bussano pensieri nefasti, «voci di morte che tendono a soffocare l’amore di Dio in noi e a farci smettere di essere discepoli di Cristo: “Chi te lo fa fare? Lascia perdere! Pensa ai tuoi interessi”» (cf. Leone XIV, Omelia del 15 ago 2025).

È proprio in questi momenti che dobbiamo con maggior determinazione alzare gli occhi al Cielo e invocare con tutte le nostre forze il Dio onnipotente e santo che «abbassa i superbi e innalza gli umili» (cf. Lc 1,46-55), sa intervenire in modo misterioso per permettere a quanti credono in lui di annunciare il Vangelo con tutta franchezza (cf. At 4,23-31).

Stupendo a tal riguardo è il Salmo 57 che così recita:

«Pietà di me, pietà di me, o Dio, in te si rifugia l’anima mia; all’ombra delle tue ali mi rifugio finché l’insidia sia passata. Invocherò Dio, l’Altissimo, Dio che fa tutto per me. Mandi dal cielo a salvarmi, confonda chi vuole inghiottirmi; Dio mandi il suo amore e la sua fedeltà. In mezzo a leoni devo coricarmi, infiammàti di rabbia contro gli uomini! I loro denti sono lance e frecce, la loro lingua è spada affilata. Innàlzati sopra il cielo, o Dio, su tutta la terra la tua gloria» (Sal 57,2-6).

Chi ha composto questa meravigliosa preghiera aveva una grande fede, ma non aveva ancora Cristo crocifisso e risorto. Noi invece lo abbiamo e possiamo contemplarlo con occhi e cuore puro, invocarlo nei momenti più difficili della nostra missione, rifugiarci in Lui per avere conforto e speranza. Possiamo anche cibarci del suo Corpo e del suo Sangue, la divina Eucaristia, e attingere in Essa la forza necessaria per non venire mai meno.

È questo l’invito che viene a noi dalla Liturgia della Parola di questa Domenica: non fermarci mai nella professione della retta fede, non permettere al nemico di vincere su di noi, non cedere il passo alla stanchezza, non smettere di amare, mai e poi mai, fino al dono totale della nostra vita a Gesù Signore affinché Lui trionfi e converta anche i cuori più induriti.

E in questo combattimento quotidiano non dimentichiamo neanche per un istante la Vergine Maria. Ella ci è stata data dall’alto della Croce come Madre amorevole, perché ci assista giorno per giorno e possiamo diventare nello Spirito Santo conformi al suo divin Figlio affinché il mondo creda in Lui e giunga a salvezza.

Ella ci prenda per mano e interceda per noi. Ci custodisca nelle prove della vita e ci ottenga la grazia di essere veramente suoi, oggi e per tutta l’eternità.

 

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Per le note n. 1 e n. 2 cf. J. Zen, Una, santa, cattolica e apostolica. Dalla Chiesa degli Apostoli alla Chiesa “sinodale”, Ares, Milano 2024.