La pazienza è virtù assai necessaria eppure quanto mai difficile. Con essa mostriamo al mondo lo splendore del volto di Cristo e la potenza straordinaria della grazia di Dio, che opera in coloro che credono in lui.
Essa è legata al perdono, di cui abbiamo già parlato altre volte e che è al centro del Vangelo di questa Domenica, perché lo aiuta e in qualche modo lo rende possibile. Ma al tempo stesso lo supera infinitamente, perché spinge chi la possiede ad offrire se stesso per la salvezza dei peccatori più accaniti. Colui che è paziente non solo condona il debito ai suoi debitori, quanto anche ne paga di persona le altissime conseguenze storiche. E mentre fa tutto questo, offre se stesso al Padre dei cieli, perché riversi sull’umanità peccatrice la grazia che converte e santifica.
Esempio mirabile è certamente Gesù crocifisso. Quanta pazienza ha avuto! Ha sopportato ogni angheria, si è lasciato sputare, insultare, malmenare e inchiodare sul duro legno, ha accolto la corona di spine come un paradossale segno regale, ha versato ogni goccia di sangue pur essendo l’unico innocente in mezzo ad una genia di ribelli.
Gesù si è caricato del peccato del mondo e l’ha vinto grazie alla sua infinita pazienza. Egli è il Misericordioso che perdona, ma anche l’Uomo paziente che offre se stesso sull’altare della croce per la salvezza dell’umanità.
Possiamo noi imitarlo almeno in parte? La risposta non può che essere affermativa. La pazienza infatti – e con essa il perdono – è una caratteristica a cui il cristiano non può rinunciare, se vuole essere autenticamente tale. Lui deve credere con tutte le sue forze che nel momento in cui la sua volontà si sposa con la grazia di Dio, tutto diventa possibile, anche imitare Gesù crocifisso nel dono che ha fatto della sua vita.
Il servo della parabola, che è noto come servo spietato, non vuole perdonare il suo debitore. È un uomo spietato, ma prima ancora di cattiva volontà. Manca la sua collaborazione con la grazia, il suo impegno a lasciarsi trasformare dallo Spirito Santo in creatura nuova:
«Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito» (Mt 18,28-30).
La pazienza è possibile. Di questo bisogna convincersene. Ma se non si parte dalla fede, ci si preclude la strada della cristificazione del proprio essere. Ci si chiude inevitabilmente nelle proprie paure e si lascia trionfare il pensiero del “non ci riesco, sono fatto così. Mi dispiace, ma è più forte di me”.
La fede è necessaria e in essa bisogna sempre più crescere. Se Gesù chiede a noi di perdonare fino a settanta volte sette, di avere pazienza gli uni con gli altri, di non imbracciare le armi della ribellione ma quelle della mitezza, di certo possiamo farlo. La sua Parola si può vivere. Lui non ci chiede mai l’impossibile. Sarebbe altrimenti un Dio ingiusto, che gode nel vedere l’uomo nel tormento di non riuscire a fare la Sua volontà.
La pazienza è per la salvezza altrui, ma è anche per la propria.
Quanto è difficile infatti crescere in santità! Tutti ci accorgiamo che acquisire una sola virtù costa grande sacrificio. Passano i giorni, i mesi e gli anni, eppure non è che si facciano sempre grandi passi avanti. Si vorrebbe tacere dinanzi alle offese ricevute, ma poi si lascia libero sfogo alla lingua che ferisce più di una spada a doppio taglio. Si vorrebbe sopportare il peso delle fatiche quotidiane e poi in poco tempo ci si stanca e si vorrebbe fuggire lontano da tutto e tutti.
La santità è impegnativa. Prendere ogni giorno la propria croce e seguire il Cristo richiede il totale rinnegamento di noi stessi. Ma non per questo dobbiamo scoraggiarci.
Con la buona volontà e tanta preghiera si può crescere nella pazienza, virtù che ci fa portare il peso quotidiano con serenità mentre lo Spirito Santo ci modella pian piano secondo la sua divina sapienza.
Bisogna che tutti ci fortifichiamo un po’ di più. A piccoli passi. Salendo un gradino alla volta, con umiltà e senza fretta.
Del resto le situazioni incresciose, i caratteri difficili, la fragilità di quanti stanno affianco a noi, i difetti e le imperfezioni nostre e altrui, non sono che una preziosa occasione per la nostra più grande conversione.
Si tratta solo di cambiare atteggiamento, di credere un po’ di più che il Signore vigila sulla nostra vita e permette che alcune cose accadano affinché ci convinciamo che la pazienza è possibile, e con essa il perdono e la santità.
Tutto è dalla fede in Lui, nel suo amore, nella sua compassione che non vuole che restiamo schiavi del peccato e della stoltezza.
La Vergine Maria, Donna dalle mille virtù, ci sostenga nel cammino della vita, ci prenda per mano e ci ottenga ogni grazia necessaria per mostrare a tutti il volto misericordioso e paziente del suo Figlio Gesù.
Clicca sul link seguente per la Liturgia della XXIV Domenica del Tempo Ordinario (A)