Il Padre celeste ci ama di eterno amore. Egli ha nel cuore un inesauribile desiderio di salvezza, che lo spinge a pensare vie sempre nuove per raggiungere ognuno di noi e attrarci a sé.
Lo dice il profeta Ezechiele con parole lapidarie e quanto mai chiare:
«Di’ loro: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o casa d’Israele?» (Ez 33,11-).
La storia in fondo è una palese attestazione e descrizione autorevole di tale desiderio. Lo è la storia passata e quella presente, e lo sarà anche quella futura. Sempre, sempre, sempre, il Padre celeste opera con sapienza affinché nessuno si perda. Infatti se ci perdiamo e sprofondiamo nelle tenebre eterne, la colpa non è sua. È solo nostra. Non abbiamo voluto che lui ci salvasse. Abbiamo preferito turarci le orecchie e ostinarci nella nostra caparbia pretesa di poter fare a meno di lui. Su questo punto non dobbiamo avere dubbi. Neanche per un istante.
Che Dio non voglia la morte del peccatore lo si nota già da quanto egli disse nel Giardino dell’Eden ad Adamo.
Il Creatore vide la trasgressione del primo uomo perché nulla sfugge al suo sguardo onnisciente, e sapeva anche che i suoi passi, per l’uomo peccatore e la sua donna, erano rumore e non suono soave (cf. Gn 3,8). Sapeva già tutto. Aveva visto il cuore inquinato delle sue creature più belle. Ma chiamò Adamo e gli disse: «Dove sei?» (Gn 3,9). Lo invitò cioè a scavare nel profondo della sua coscienza per capire se camminava ancora con il suo Creatore oppure si era allontanato e separato da lui.
La colpa era molto grave e l’evidenza fugava ogni possibile dubbio. Il Creatore avrebbe potuto condannare Adamo ed Eva, lasciarli in balia della loro superbia o addirittura anche sterminarli per ricominciare daccapo. Ma non lo fece. Volle aiutarli a rialzarsi, a ravvedersi dal male commesso. Perciò entrò in dialogo con loro perché comprendessero che il serpente li aveva ingannati.
Non era, non è, non sarà mai vero che il Padre celeste – e con lui il Figlio eterno e lo Spirito Santo – sono gelosi dell’uomo, sono suoi avversari, sono suoi nemici dichiarati. Dio ama l’uomo e per lui desidera il bene più grande. Ecco perché parlò con chiarezza ad Adamo ed Eva al fine di aprire i loro occhi e metterli davanti alla verità della storia.
Veramente grande è la misericordia del Signore! Lui non vuole che nessuno di noi si lasci confondere dalle falsità di Satana e dei suoi alleati. Vuole che la verità trionfi, e con essa la luce, la grazia, lo Spirito Santo.
Questo lo si nota anche più avanti, in un momento assai particolare per il popolo degli Ebrei. Gli Egiziani avevano preso il sopravvento. Li avevano ridotti in schiavitù. Avevano reso la loro vita assai amara. Ma quel popolo che non valeva niente dinanzi agli Egiziani, era gradito agli occhi del Signore ed era stato scelto, tra tutti i popoli della terra, quale popolo eletto. Proprio quel popolo, con un cuor solo e un’anima sola, “alzò grida di lamento verso il Signore”, gli presentò la sua difficile e penosa situazione e il Signore “ascoltò quel grido e se ne diede pensiero” (cf. Es 2,23-25).
Da quel momento, tutto cambiò. Il Padre celeste mise in subbuglio il Cielo e intervenne con mano potente e braccio teso. Tuttavia non lo fece direttamente. Chiamò Mosè e ne fece un servo fedele, capace di condurre il suo popolo con coraggio e obbedienza somma ad ogni suo comando. E con Mosè chiamò anche come sua testimone la natura di cui Egli è unico e incontrastato Signore. Da qui le dieci piaghe d’Egitto.
Sono due esempi. Nella Scrittura e nella storia della Chiesa se ne trovano tantissimi altri. Quel che ci interessa, in questa breve riflessione, è capire che abbiamo un Padre nel Cielo che ci ama e si prende cura di noi. Mai dobbiamo dubitare di questo, soprattutto noi che siamo battezzati e partecipi della natura divina.
È chiaro che l’amore del Padre non può accomodare il nostro peccato. Non sarebbe più amore. Sarebbe odio verso di noi. Ecco perché il Padre celeste ci invita sempre alla conversione che è per tutti, a tornare pentiti alla sua casa, a credere nel Vangelo del suo Figlio Gesù e non in quello degli uomini. La via della salvezza è una e non sarà mai cambiata. Mai.
Dipende da noi. Possiamo accoglierla o rifiutarla, ma le conseguenze sono assai differenti. Il Vangelo è chiaro e non possiamo dire di non averlo capito, se siamo di buona volontà:
«In quel tempo, disse Gesù a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”» (Gv 3,16-18).
La Vergine Maria, Madre della Redenzione, ci prenda per mano, intenerisca i nostri cuori e ci faccia contemplare e assaporare la gioia di sentirsi amati, come veri figli, da Lei e dal Padre nostro celeste.
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