Gesù ci ama e vuole la nostra salvezza, ma questo non basta. È necessario che ognuno di noi risponda al suo amore, accolga la sua Parola di vita eterna e si immerga nell’oceano sconfinato della sua grazia.
«Naamàn allora scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola dell’uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato» (2 Re 5,14).
La vedova di Zarepta di Sidone e Naamàn il Siro hanno creduto alla parola dei profeti e così l’onnipotenza di Dio ha potuto operare in loro le sue meraviglie.
La loro obbedienza non è stata facile. La fragilità umana, la condizione storica di grande pericolo in cui si trovavano, la paura e mille altri motivi hanno messo alla prova la loro fede, ma alla fine hanno fatto ciò che è stato comandato loro, e tutto si è risolto per il meglio.
Dobbiamo convincerci che anche per noi la legge è la stessa.
Se noi pensiamo che obbedire o disobbedire al Vangelo siano due scelte equivalenti, tanto poi la misericordia di Dio ci avvolge comunque, siamo su una strada sbagliata che non ci porta alla meta.
Il Signore vorrebbe aiutarci, guarirci, liberarci, ma noi non collaboriamo con lui. Continuiamo a vivere con i nostri pensieri, ci intestardiamo nelle nostre leggi, ci facciamo sordi al suo invito di amore.
È come quando un malato ha dinanzi a sé un medico sapiente che conosce la terapia giusta perché si realizzi la guarigione, e invece di ascoltare il medico il malato preferisce fare di testa sua, perché la medicina è amara o è pesante da sopportare o chissà per quale altro motivo.
Gesù è Medico per noi e non possiamo considerarci più sapienti di lui. Dobbiamo fidarci di quanto lui ci dice, della terapia che ci prescrive, altrimenti per noi non c’è speranza alcuna di guarigione e salvezza.
Ma Gesù non parla direttamente al suo popolo, se non in casi assai straordinari. Anche questo va detto. Parla attraverso la sua Chiesa, che lui ha stabilito mediatrice di grazia e verità. In particolare, nella Chiesa, parla attraverso i suoi ministri ordinati: Papa, Vescovi e Sacerdoti. Costoro sono chiamati, in forza della loro missione, alla più grande santità, ma non possono essere messi tra parentesi. Altrimenti si è fuori di ogni logica ecclesiale.
Vi sono poi coloro che nella Chiesa danno prova, con i loro frutti conformi al Vangelo, di essere strumenti dello Spirito Santo e che camminano sempre in comunione gerarchica con i Pastori. Anche questi vanno ascoltati.
A ciascuno il compito e la responsabilità di non essere sordo, indifferente o addirittura persecutore di coloro che sono voce di Gesù Signore per l’umanità.
La salvezza è dalla fede e la fede è ascolto dello Spirito Santo, della Chiesa, della Parola di Dio a cui ognuno deve consacrare la propria esistenza.
La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, ci assista, apra le nostre orecchie e ci renda umili e puri di cuore.