Sodoma e Gomorra non sono lontane dalla società odierna e la preghiera di intercessione non basta, per salvarle (cf. Gn 18).
Il male avanza, le tenebre sono fitte, persino la legge scritta dal Creatore nella natura dell’uomo e della donna è rinnegata e offesa. La si vuole manipolare per assecondare una morale disordinata, che viene per giunta proposta come legge di vita. E la cosa più triste è che dinanzi a tale scempio tanti cristiani, anche tra quelli che frequentano le Parrocchie, rimangono spettatori inermi, se non addirittura arrivano a giustificare il male.
Veramente dispiaciuto è il Signore del cielo e della terra, che vede l’umanità voltargli le spalle per inseguire il peccato nelle sue forme più aberranti! Se non fosse per la sua misericordia e la sua infinita pazienza, fuoco e zolfo cadrebbero ancora dal cielo per sterminarci tutti.
È urgente la nostra conversione. È urgente reagire a questo stato di cose, iniziare e intensificare un’opera di evangelizzazione capillare affinché ogni coscienza venga illuminata dalla Parola di Dio e sappia distinguere la luce dalle tenebre, il bene dal male, la via della salvezza da quella della perdizione. Ognuno di noi è chiamato a scendere in campo, ad imbracciare le armi della luce e a combattere la buona battaglia per difendere Cristo e la verità dell’amore che solo in Lui esiste e si realizza.
Non è facile, perché ci si espone alla derisione e all’insulto, ma a pensarci bene la Parola di Gesù rimane vera in eterno per ciascuno di noi. Bisogna che tutti la prendiamo in grande considerazione: «Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?» (Mc 8,36). «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32-33). «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli…» (cf. Mt 7,21-23).
Non si tratta di scagliarsi contro nessuno né tantomeno di ergersi a giudici delle coscienze. Si tratta di fare luce in un mondo e in una società avvolta da fitte tenebre. Non per interessi personali, ma per ragioni di sincera e autentica carità cristiana. Se diciamo che il male è bene e che il bene è male, se diciamo amore ciò che amore non è, siamo gente spietata che inocula nei cuori il veleno della falsità che sempre il serpente antico desidera inoculare in ogni uomo e in ogni donna, piccoli o grandi che siano.
Gesù è stato perseguitato per aver mostrato al mondo la luce del Vangelo e chiede oggi a ciascuno di noi di aiutarlo senza paura: «Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (cf. Gv 15,20)…«Nel mondo avrete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo» (Gv 16,33).
Se vogliamo che Sodoma e Gomorra si ravvedano e si salvino, dobbiamo tutti darci da fare e lavorare alacremente nella Vigna del Signore. Si inizia dalla preghiera di intercessione che fece Abramo. Una preghiera intensa e diuturna, con cui si chiede al Signore di avere misericordia affinché non stermini il giusto con l’empio. Si chiede che illumini ogni coscienza e converta ogni cuore. E questo con una preghiera individuale e corale, fatta di giorno e di notte che implora un intervento risolutivo di Dio.
Ma poi alla preghiera bisogna aggiungere la propria opera che diventa annuncio del Vangelo secondo il proprio ministero, la propria vocazione, i propri carismi messi a frutto per il Regno di Dio e non per il regno delle tenebre.
Limitarsi a pregare e pensare che ci sia sempre qualche altro che vive il Vangelo ed è disposto a lasciarsi crocifiggere dal mondo per fare tutta la volontà di Dio, significa non aver compreso che Gesù ha bisogno di tutti. Siamo noi oggi la sua voce, il suo sorriso, la sua carezza, le sue mani e i suoi piedi, il suo cuore che desidera la salvezza di tutti e perciò fa risuonare la verità del Vangelo sino agli estremi confini della terra, mentre la mostra realizzata nella propria esistenza.
Una Chiesa che si limita a pregare e a celebrare il culto è ancora lontana dalla Chiesa voluta da nostro Signore, perché è una Chiesa che rischia di essere la chiesa di Aronne, sacerdote che si è lasciato condizionare da un popolo idolatra e per esso ha costruito il vitello d’oro, muto e incapace di comunicare a ciascuno la volontà di Dio in vista dell’obbedienza all’Altissimo.
Alla preghiera bisogna necessariamente legare l’annuncio del Vangelo, il lavoro quotidiano nella Vigna del Signore, per giungere al dono totale della propria vita in Cristo al Padre celeste.
Ed è questo il terzo passaggio che siamo tutti chiamati a fare: offrire la nostra vita in sacrificio di soave odore, sull’altare della Croce, perché il mondo veda l’amore di Dio e come il centurione si converta e professi che veramente Gesù è l’unico e solo Redentore dell’uomo, in ogni tempo e in ogni dove.
Non è certo facile, ma possiamo riuscire in quest’opera, perché è questa la volontà di Dio, è questa la vocazione di ognuno, seppure con sfaccettature differenti legate al mistero che avvolge ciascuno.
La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, interceda per noi e ci ottenga la grazia di vivere il Vangelo in parole e opere, con coraggio e determinazione, senza temere di essere derisi o insultati, perché abbiamo scelto la Verità che ci fa liberi e che apre le porte del Paradiso. Gli Angeli ci accompagnino, ci custodiscano e ci consolino nei momenti difficili della nostra missione con la loro presenza di luce beata.
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