La visione del Profeta Ezechiele al capitolo 47 prefigura quanto accadde sul Calvario, quando il Figlio dell’Altissimo, morendo sulla croce, ha versato dal suo costato squarciato l’Acqua viva dello Spirito Santo e il suo Sangue, simbolo dei Sacramenti della Chiesa (cf. Prefazio della Solennità del Cuore di Gesù).
Fu lì, in quel momento tragico e meraviglioso al tempo stesso, che l’offerta di Gesù, Agnello immolato per il nostro riscatto, ha raggiunto il suo culmine e ha reso possibile – e continua a rendere possibile – la Redenzione dell’intera umanità.
Quell’Acqua viva, che sgorga da quella sorgente particolarissima, risana e dona vita. Dovunque giunge, la morte scompare e ogni albero che viene investito da essa, cresce fino a diventare capace di produrre ogni mese frutti abbondanti di conversione e salvezza, per sé e per gli altri (cf. Ez 47,1-12).
Dall’offerta crocifissa di Gesù nasce l’umanità nuova. Siamo nati noi battezzati e rinascono tutti coloro che si lasciano fare dallo Spirito Santo nuove creature in Cristo, per mezzo della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica e i Sacramenti di cui Ella è ministra.
Gesù è il Redentore, l’unico Salvatore, la Via, la Verità e la Vita. Di lui tutti abbiamo bisogno. Del suo amore che redime, della sua grazia che sana, eleva e santifica, della sua Parola che illumina i nostri passi.
Ma vi è qualcosa di grande e straordinario che Gesù ha pensato sin dall’eternità con il Padre suo celeste. E cioè di rendere partecipe ogni cristiano dell’opera salvifica. Gesù, infatti, «pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, e spogliando se stesso, facendosi obbediente fino alla morte di Croce» (cf. Fil 2,1-11), ha effuso lo Spirito Santo per fare della sua Chiesa, di ogni pietra viva che la compone, un perfetto strumento di salvezza.
La visione di Ezechiele, dunque, si riferisce anche al cristiano che è chiamato dal suo Maestro e Signore a collaborare fedelmente all’opera della Redenzione, laddove vive, con coraggio e tanta buona volontà.
È il cristiano che oggi deve essere in Cristo sorgente di vita, di salvezza, di redenzione. Mai in maniera autonoma. Mai sganciato dal Redentore. Mai secondo i suoi pensieri. Mai nella disobbedienza alla legge del Signore e al suo Santo Spirito. Ma come tralcio innestato in Cristo vera vite sì, lontano cioè da ogni mentalità teologica, pastorale o culturale che tende delegare tutto a Dio.
Per fare questo deve impegnarsi ogni giorno a crescere in santità, cioè a diventare sempre più conforme a Gesù crocifisso e risorto. Nella misura in cui compirà, per grazia e per volontà, quest’opera in se stesso, nella sua carne e nelle profondità del suo essere, saprà portare vita e salvezza in ogni angolo della Terra.
Il cristiano può fare tutto questo da solo? Cioè continuare l’opera della Redenzione senza essere in comunione con quanti sono, a diverso titolo, pietre vive della Chiesa di Cristo? Certamente no. La sua opera è una goccia, ma non tutto il fiume. Una goccia necessaria, importante e preziosa, ma non esaustiva. È infatti l’unione di tutte le gocce che rende il fiume navigabile, che ingrossa le sue acque a dismisura.
Il cristiano fa la sua parte, ma sempre deve operare in comunione e sinergia con tutti gli altri battezzati, perché lo Spirito Santo è Spirito di comunione e non fa tutto con una sola persona.
La dimensione comunionale della vita ecclesiale e della missione che ne deriva, va per questo sempre più fatta propria e vissuta fino in fondo, imparata e insegnata. Da soli non possiamo essere fiume che risana le acque e gli alberi, non possiamo essere capaci di sanare l’umanità decaduta a causa del peccato.
Se siamo soli all’inizio, dobbiamo avviare processi che generino comunione nella Chiesa nel tempo. Pensare vie specifiche per crescere insieme e compiere in perfetta sinergia, gli uni con gli altri, la missione che il Signore ci ha affidato.
Saremo così, in Cristo, sorgente e fiume di Acqua viva che raggiunge ogni cuore e porta in esso la grazia e la verità che vennero e vengono a noi per mezzo del Figlio dell’Altissimo (cf. Gv 1,16-17).
Ci aiuti in tale collaborazione fedele al mistero della Redenzione la Vergine Maria che, prima e meglio di ogni altro, redenta dal suo Figlio in previsione dei meriti di Lui (cf. CCC 490-493), ha saputo fare ciò in maniera perfetta e indefettibile, divenendo strumento mirabile nelle mani dello Spirito Santo, suo mistico Sposo. La sua preghiera ci accompagni e il suo amore materno sia porto sicuro in cui trovare rifugio in ogni momento della nostra vita.
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