Il Vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci che la Chiesa propone ai suoi figli il giorno del Corpus Domini, nell’Anno C, ci fa comprendere in modo molto semplice che l’Eucaristia è il Sacramento della comunione, con il Cielo e con la terra. Chi si nutre del Corpo e del Sangue di Gesù, in altre parole, deve essere un costruttore di comunione e non una persona che crea divisioni e frantuma l’unità.
Smembrare la Chiesa e la comunità umana, infatti, per motivi che possono essere di qualsiasi natura ma che in fondo sono tutti riconducibili al peccato che alberga nel cuore, significa non aver compreso il mistero dell’Eucaristia, non apprezzarlo, disdegnarne la mirabile efficacia. Significa altresì offendere tale Sacramento e rendere vana la croce di Cristo che ha dato la vita per riconciliare l’uomo con Dio, con se stesso e con i suoi fratelli.
Non è facile camminare insieme, sostenersi a vicenda, perdonare le offese ricevute, sopportare pazientemente le persone moleste, fare del dialogo lo stile di vita comune in cui si ricerca e si accoglie la volontà di Dio, ma è questo che Gesù sempre ha insegnato e insegna a quanti vogliono essere suoi discepoli e testimoni nel mondo.
Pensiamo alla moltiplicazione dei pani. Gesù avrebbe potuto fare tutto da solo. Invece alza gli occhi al Cielo. Si mette in comunione con il Padre suo e con lo Spirito Santo. Chiede che il Cielo intervenga e moltiplichi i pani e i pesci. Rende partecipe il Cielo del suo desiderio di non lasciare quella folla oceanica senza nutrimento e prima ancora senza alcuna sapienza relativa al Regno di Dio. L’opera di Gesù è opera comunionale. È tutta la Trinità che opera in lui e attraverso di lui, con un cuor solo e un’anima sola.
Ma la comunione che Gesù crea è anche con la terra. Egli non parte dal nulla per creare il pane e i pesci necessari per sfamare la folla. Avrebbe potuto farlo come avvenne in principio quando il cielo e la terra furono creati dal nulla e non da cose preesistenti (cf. 2 Mac 7,28). Ma in tal modo ci avrebbe insegnato che ognuno deve e può bastare a se stesso, cosa che contrasta fortemente con la verità della natura umana e il suo limite ontologico ed esistenziale. Ecco allora che si è messo in comunione con la terra, con il ragazzo che aveva i cinque i pani e i due pesci e con i suoi discepoli che rese collaboratori della sua misericordia: “voi stessi date loro da mangiare…fateli sedere…distribuite i pani e i pesci alla folla…raccogliete i pezzi avanzati” (cf. Lc 9,13-17).
Che sapienza stupenda quella di Gesù! Lui che è onnipotente si mette in comunione con noi, miseri peccatori e gente testarda e cieca. Con pazienza infinita apre gli occhi ai suoi discepoli che a causa della loro mente appesantita dai molti affanni e rinchiusa nel carcere dell’immanenza sono incapaci di concepire anche solo per un istante la salvezza dell’umanità affatica e oppressa, affamata e stanca, abbandonata a se stessa e senza pastori che li aiutino e li soccorrano.
Gesù non agisce da solo per insegnare a noi che non possiamo agire da soli. Se dovessimo decidere di farlo la nostra vita sarebbe un continuo fallimento perché siamo stati creati dalla sapienza divina gli uni dipendenti dagli altri, gli uni indissolubilmente legati agli altri. Pensarsi isole deserte o uomini onnipotenti e onniscienti, significa non pensarsi secondo verità e camminare su un tappeto di illusioni che si sgualcirà presto fino a non servire più a nulla e a nessuno.
L’Eucaristia è il Sacramento della comunione, con il Cielo e con la terra. Anche noi, come Gesù, dobbiamo alzare gli occhi e pregare senza stancarci, giorno e notte, per chiedere al Padre nostro celeste che abbia pietà di noi e ci doni la soluzione ai nostri infiniti problemi e la forza per amare secondo la sua volontà. Solo nel suo cuore è la vita. Solo nel suo cuore è la salvezza. Solo nel suo cuore è la vera sapienza. Se cammineremo con gli occhi bassi, se ci dimenticheremo di Lui, se confideremo nelle nostre forze, saremo divorati dalla nostra superbia e la storia ci schiaccerà con le sue angustie e le sue mille diavolerie.
La comunione con il Cielo, tuttavia, non basta. Bisogna che ci convinciamo che anche del fratello abbiamo bisogno, di quanti il Signore mette al nostro fianco nel cammino della vita. L’altro non è un nemico, un avversario. È un dono, un aiuto misterioso che il Cielo ha pensato per me e con cui devo imparare a lavorare in sinergia, nonostante le infinite difficoltà che ci possono essere. Convincersi che si ha bisogno dei cinque pani e dei due pesci che il Signore ha dato all’altro e non ha dato me, è cosa quanto mai necessaria per chi vuole amare l’Eucaristia, mangiarla con retta fede e gustarne i suoi benefici.
Che la Vergine Santa, Donna eucaristica e costruttrice di comunione perfetta tra il Cielo e la terra, ci aiuti e interceda per noi. Amen.