Il periodo di Avvento si apre ogni anno con un invito forte a pensare alla fine del nostro pellegrinaggio terreno, che si compie al momento della nostra morte e in maniera definitiva con la Parusia, cioè la venuta di Gesù sulle nubi del Cielo, glorioso Signore della storia e Giudice dei vivi e dei morti.
Da qui la scelta della Chiesa di farci meditare su quelli che sono chiamati i discorsi apocalittici di Gesù nei Vangeli, colmi di immagini che destano persino un certo turbamento, ma che in realtà, se compresi nella loro interiore verità, ricolmano il nostro cuore di speranza vera.
Paradossalmente infatti noi cristiani non dobbiamo essere attaccati alla vita terrena. Piuttosto dobbiamo anelare alla vita eterna e camminare verso il compimento della nostra esistenza con coraggio, determinazione e tanta fiducia nell’amore di Dio, percorrendo il deserto della vita in mezzo a scorpioni e serpenti velenosi (cf. Dt 8,15; Lc 10,19).
La serenità non deve dunque abbandonarci, se non per brevissimi periodi, anche quando la storia è difficile da vivere, intricata e costellata di numerose prove. Nulla, ma veramente nulla, deve spaventarci. Né i terremoti, né le pestilenze, né le pandemie, né le guerre che sempre accompagnano il cammino dei popoli a causa della bramosia di uomini iniqui che bramano il potere e tendono a sottomettere i deboli.
La serenità deve essere nostra compagna di viaggio insieme alla speranza che non deve mai spegnersi, perché altrimenti si cade in tentazione.
Pensiamoci un attimo: cosa vuole fare Satana se non creare nel nostro cuore la sfiducia, lo sconforto, la tristezza infinita e persino la disperazione? Lui non vuole cristiani dinamici, forti, zelanti e che lavorano bene nella Vigna del Signore, perché questi cristiani gli danno fastidio, perché sono luce del mondo e sale della terra.
Lui vuole cristiani disfattisti e rinunciatari, depressi e paralizzati dalle loro insicurezze e paure, incapaci di illuminare con il Vangelo le coscienze di piccoli e grandi e sempre pronti a smontare ogni iniziativa di bene. Satana vuole cristiani tristi che generano tristezza, angosciati che generano angoscia, irresponsabili che creano irresponsabilità, falsi che seminano falsità, pusillanimi che rendono la Chiesa un cadavere senza vita.
E fa tutto questo confondendo le menti con la falsa profezia, con l’antivangelo, con una parola che allontana da Cristo e dal suo amore.
Ognuno di noi ha il dovere, verso se stesso e verso gli altri, di custodire la sua fede per alimentare la sua speranza ed essere divorato dal fuoco della carità.
Ognuno di noi ha il dovere di custodire il proprio cuore da tutte le dissipazioni, le ubriachezze e gli affanni della vita che ci appesantiscono perché ci fanno dimenticare da un lato che non siamo soli, dall’altro che abbiamo una missione di salvezza, tanto importante, da compiere fino alla fine dei nostri giorni.
La speranza, che è desiderio vivo di eternità, ci chiama e ci sprona allora ad alzare il capo, a guardare con fiducia verso il Cielo per pregare senza stancarci tanto da strappare all’Onnipotente tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per mostrare sempre e ovunque il volto di Cristo, volto sapiente che manifesta il grande amore che Dio ha per tutti e ad esso attrae.
È facile la nostra missione? Certamente no. Non lo è stata per i Santi, non lo è per noi. Tuttavia è una missione che possiamo svolgere, perché mai il Signore ci chiede l’impossibile, anzi lui è accanto a noi e ci sostiene con la sua onnipotenza.
Non perdiamo dunque la fiducia in lui! Non permettiamo a nessuno di spegnere la nostra speranza! Non lasciamoci stordire dal mondo che con il suo baccano ci vuole far perdere di vista il traguardo della nostra esistenza terrena: la vita eterna, la gioia del Paradiso, che rifulge a noi in quel Bambino fragile e onnipotente che poniamo nel Presepe, tra le braccia di Maria e di Giuseppe.
Incoraggiamoci a vicenda e custodiamoci da tutto ciò che potrebbe indurci a sciupare la nostra vita rincorrendo il vento o pensando che il Vangelo è una Parola inutile, vana e illusoria.
Ci aiuti la Fanciulla di Nazareth che per la sua fede ha dato al mondo l’Autore della vita ed è per noi, e per tutta la Chiesa, segno di consolazione e di sicura speranza.
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La parola di questa settimana è: Speranza