Pentecoste

Pentecoste

È impossibile portare a compimento la missione di salvezza che Gesù affida alla sua Chiesa senza lo Spirito Santo. La nostra condizione è veramente misera se non ci lasciamo investire costantemente – e non semplicemente un giorno all’anno – da una sempre rinnovata Pentecoste.

L’umanità è fragile, i pensieri appesantiscono e confondono la mente, il cuore è di pietra, la volontà è assai debole, l’anima è pigra e il corpo è un cumulo di macerie polverose. Se lo Spirito Santo non agisce in noi con potenza e ci rinnova nel più profondo del nostro essere, saremo sempre incapaci di pronunciare le parole che convertono i cuori e compiere le opere che manifestano al mondo la vera misericordia di Dio.

Lo Spirito Santo è per noi tutto. Luce, forza, sostegno, conforto, discernimento, virtù, sapienza e ogni altro dono necessario per compiere ciò che Dio si aspetta da noi. Egli è capace di prendere la creta fragile della nostra umanità e rigenerarla fino a renderla robusta e infrangibile contro ogni attacco nemico. Egli sa come piegare le nostre storture mentali e immergerci nel fuoco del suo amore perché noi impariamo ad amare con il cuore di Cristo Gesù.

Ma in che modo, in particolare, lo Spirito Santo ci rende abili a compiere la missione di salvezza che il divin Maestro ci affida?

La risposta è semplice: facendoci nuove creature, scrivendo nelle fibre del nostro essere Cristo, il vero Cristo. Non il Cristo degli uomini che è sfigurato dai pensieri falsi e dalle filosofie assurde di coloro che vogliono mettere insieme il diavolo e l’acqua santa, ma il Figlio eterno del Padre celeste che ha dato se stesso perché l’uomo sia lavato dal peccato e reso partecipe dei frutti della Redenzione.

Noi siamo la carta pergamenata vivente su cui lo Spirito deve scrivere Cristo perché il mondo lo legga, lo conosca, lo contempli ed esca così dalla spaventosa ignoranza di Dio che alberga in molti cuori e fa infinite vittime. La missione che il cristiano è chiamato a svolgere non è fatta semplicemente di parole. Le parole servono, ma vengono dopo la manifestazione visibile di Cristo al mondo. Come Gesù anche noi dobbiamo prima mostrare con la vita il volto misericordioso e sapiente del Padre e poi aiutare i nostri interlocutori ad immergersi nel mistero contemplato anche con la ragione e l’intelletto.

Si invita alla conversione prima di tutto mostrando come si pensa e si agisce secondo il cuore del Padre e non secondo il cuore degli uomini. Si invita ad entrare nello spirito del Vangelo prima di tutto mostrando come si vive nello spirito del Vangelo, in pensieri, parole ed opere. Anche noi, come Gesù, dovremmo poter dire a quanti ci incontrano: “Chi vede me, vede il Padre” (cf. Gv 19,4), vede Cristo, vede la Sapienza celeste che “fa bene ogni cosa, fa udire i sordi e parlare i muti” (cf. Mc 7,37). Fino a quando la nostra pastorale sarà fatta di parole vuote e non sarà capace di mostrare la potenza della grazia nella nostra anima, nel nostro spirito e nella nostra carne, rincorreremo i mulini a vento, perderemo tempo e sciuperemo infinite energie fisiche e mentali.

Una pastorale che non mostra Cristo Gesù è una pastorale inutile, sterile, vana, capace soltanto di partorire vento (cf. Is 26,18). Per questo motivo abbiamo bisogno dello Spirito Santo. È lui e soltanto lui la Penna capace di incidere con caratteri di fuoco Cristo in noi, nel nostro cuore, nella nostra natura, nel profondo di noi stessi.

Lo Spirito Santo va invocato con costanza, grande fede, profondo convincimento che lui può cambiare la nostra vita e renderci in tutto simili a Gesù. Lo Spirito Santo, però, ha bisogno della disponibilità del cuore, di quel desiderio che vuole lasciarsi alle spalle il passato per entrare nella perenne novità che lui crea ogni giorno per noi.

La Vergine Maria, sua mistica Sposa, ci insegni ad imitarla nel suo “sì” perfetto che non ha opposto resistenza alla sua azione neanche con un piccolo e infinitesimale pensiero.