Non siamo frutto del caso né il naturale prodotto di un cieco processo evolutivo. Siamo stati pensati sin dall’eternità da Dio, voluti fortemente da Lui e creati per raggiungere un fine particolare che ha nel suo cuore sapiente la sua origine e ragione ultima (Cf. CCC 295).
Da questa verità dobbiamo partire per comprendere e apprezzare il valore inestimabile che la nostra vita ha. Oggi più che mai, perché con troppa facilità la dignità altissima dell’uomo è svilita, vituperata, infangata da teorie e ideologie mortificanti e distruttive. E questo perché esse sono tutte imbevute di immanentismo e incapaci di aiutare l’uomo ad alzare gli occhi al Cielo per inabissarsi nel cuore del suo Creatore e Signore che lo ama di eterno amore.
Ciascuno di noi, nessuno escluso, è prezioso agli occhi di Dio, assai prezioso. Nonostante la nostra pochezza, la nostra fragilità, le nostre mancanze. Lui mai ci abbandona, mai si dimentica di noi e istante per istante ci chiama ad amarlo con tutto il cuore, a fidarci di lui, a lasciare che lo Spirito Santo possa operare in noi le sue meraviglie.
Il Padre celeste che «conta il numero delle stelle e le chiama ciascuna per nome» (Sal 147,4) ci conosce uno per uno, vede le nostre ansie e le nostre speranze, conosce le nostre sofferenze e le nostre lacrime nascoste, “penetra da lontano i nostri pensieri, ci scruta quando camminiamo e quando riposiamo, tutto sa di noi con precisione infallibile”. Il Salmo 139 è a tal riguardo una perla incastonata nella Sacra Scrittura e vale la pena leggerlo e meditarlo di tanto in tanto.
Una cosa in particolare dobbiamo sempre tenere presente: ognuno di noi è unico e irripetibile, perché il Creatore, nella sua eterna sapienza, ci ha resi tali sin dal nostro concepimento. Come giustamente affermava il Beato Carlo Acutis “tutti nasciamo come originali” e dobbiamo sviluppare le nostre innumerevoli potenzialità, sostenuti dalla grazia di Dio, per non rischiare di morire come “fotocopie” dei falsi maestri che infestano il mondo contemporaneo e nulla hanno a che fare con il Vangelo.
Con ciascuno di noi il Signore vuole realizzare qualcosa di grandioso, di unico, di molto importante nell’alveo della storia della salvezza. Lui ci ha pensati e ci pensa come “pezzi” inimitabili di un puzzle stupendo, la cui bellezza rifulge nel corso dei secoli se viviamo in comunione con lui e tra di noi, crescendo ogni giorno in santità e giustizia.
In tal senso l’amore che Dio ha verso di noi è un amore che progetta, cioè che pensa per noi il sommo bene e dispone ogni cosa affinché lo realizziamo in Terra con la nostra perfetta conformazione a Cristo e poi in Cielo, con la visione eterna e beatifica del suo Volto di luce.
Il sommo bene è il fine particolare per cui siamo stati creati e coincide in fondo con la nostra vocazione e missione. Essa è il posto specifico, unico e personale, che il Signore ci assegna nel misterioso scorrere del tempo e che solo noi possiamo occupare. Essa è il meraviglioso progetto che ha la sua origine e la sua ragione ultima nel cuore del Padre e che in Lui ha anche il suo compimento se noi lo vogliamo, obbedendo sempre allo Spirito Santo e facendo del Vangelo la nostra unica legge di vita.
Il fine particolare che il Creatore ha pensato per noi è sublime, è il meglio del meglio. Ma ha bisogno che noi procediamo verso la meta attraverso i fini intermedi che di volta in volta ci vengono indicati come tappe della nostra crescita «in sapienza, età e grazia» (Lc 2,52).
Per tale motivo dobbiamo sempre più vivere ed entrare in sinergia con l’Amore che progetta e cercare ogni giorno la sua volontà. Dobbiamo pregare senza stancarci, chiedendo allo Spirito Santo quella luce soprannaturale che vede oltre e ci preserva dalla tentazione di fare della nostra vita ciò che noi vogliamo e non ciò che Dio vuole. Dobbiamo fuggire con orrore il pericolo di sciupare la nostra esistenza ingabbiandola nelle false chimere che il principe di questo mondo costruisce con arte diabolica.
Chi non ha una visione di fede della vita non percepisce il mistero che lo avvolge e finisce, prima o poi, con lo stancarsi di vivere. Il suo cuore è inquieto, vuoto, senza anelito alla santità, e così il mondo diventa un fiume in piena che travolge e sconvolge, conquista per ingannare e inganna per conquistare, conduce pian piano verso una mortificante banalizzazione della grandezza dell’uomo che acceca cuore e mente con il rischio concreto di odiare la vita e finire per perdersi per sempre, dopo aver perso su questa terra il Tutto in cambio del niente (cf. Mc 8,36).
Le tristi vicende di cui spesso oggi sentiamo parlare dovrebbero essere per noi un grande ammonimento in tal senso, una ragione in più per alzare gli occhi al Cielo e dire “grazie” a Colui che ci ha donato la vita e che solo può insegnarci ad amarla.
Che il Signore apra i nostri occhi e ci conceda un cuore umile che si fida della sua Sapienza che non ha confini, e la Vergine Maria, nostra Madre e Regina, ci ottenga la grazia della di conoscere e accogliere in pienezza, come ha fatto lei, il progetto di amore a cui siamo chiamati sin dall’eternità.
Per approfondire puoi leggere: CCC 279-324; 355-384