L’episodio dei dieci lebbrosi ci invita a riflettere sul fatto che non basta chiedere e ottenere il miracolo della guarigione, bisogna poi ringraziare il Signore e rendere gloria a Dio. Come? Con l’offerta della nostra vita a Lui perché ne faccia uno strumento eletto per la santificazione del mondo.
Se questo non avviene, se cioè dopo essere stati esauditi da Gesù continuiamo a tenere stretto nelle mani il timone della nostra vita, significa che la nostra fede non è matura perché non è ancora capace di ascolto. È una fede assai imperfetta che non ci rende discepoli di Gesù.
Il cristiano è tale se è disposto ad accogliere i progetti del suo Maestro senza porre condizioni. Chiede spiegazioni, magari, ma solo per comprendere appieno la volontà di Dio al fine di poterla realizzare in pienezza. In tutti i giorni della sua vita cammina alla presenza del Signore e trova grande gioia nei suoi precetti (cf. Sal 112).
Modello di tale atteggiamento del cuore è senza dubbio la Vergine Maria. Ella è la Donna sapiente che ha saputo coniugare in maniera sublime intelligenza e obbedienza, in una perenne conformazione al volere divino capace di evitare ogni problematicità. Da Lei tutti dobbiamo imparare se vogliamo stare lontani da ogni presunzione e rendere gloria a Dio, unico Signore della storia. Il suo cuore deve diventare il nostro perché solo così metteremo da parte le infinite zavorre che ci impediscono di camminare spediti sulla via della Verità e della Vita, coinvolgendo tanti altri che si sono smarriti e brancolano nel buio.
Rendere gloria a Dio e ringraziare Gesù è mettersi a suo servizio, consegnargli mente e cuore, anima e corpo, affinché attraverso di noi egli possa parlare ai cuori e attrarli a sé. Nelle parole che Gesù ha rivolto ai suoi discepoli nel constatare che solo un Samaritano era tornato a dire il suo grazie per il miracolo ricevuto, vi è come una sorta di lamento: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?» (Lc 17,17-18). Nostro Signore ci ha fatto suoi figli nel Battesimo, ci ha donato il suo Corpo e il suo Sangue come Cibo di vita eterna, è morto sulla croce per noi ed ha effuso il suo Santo Spirito sulla Chiesa, e noi facciamo poco o nulla per la salvezza delle anime. Siamo sazi delle nostre consuete ritualità sterili e continuiamo a camminare per i fatti nostri. La sua volontà e la nostra sono spesso due linee parallele che mai si incontrano. Purtroppo dobbiamo essere realisti. C’è una Chiesa che non di rado è come i nove lebbrosi del Vangelo: pretende tutto dal suo Maestro e gli dona in cambio poco o niente.
Il Vangelo di questa XXVIII Domenica è un invito forte per noi cristiani a convincerci che c’è un mondo che ha bisogno di Cristo ma che non può averlo se noi non glielo diamo. L’evangelizzazione dei popoli e delle culture, l’andare in cerca della pecorella smarrita, il manifestare con parole e opere la potenza della grazia celeste che salva e converte, sono parte essenziale della nostra identità e vocazione. Noi e non altri siamo i destinatari di una missione di salvezza che ci è stata affidata e da cui dipendono le sorti dell’umanità intera.
Se noi rallentiamo, ci assopiamo o addirittura rinunciamo a fare quanto ci è stato chiesto di fare, le tenebre avanzano e avvolgono l’universo. Le anime vengono soffocate dal fetore di morte che sale dall’Inferno, ma noi ne siamo responsabili.
Ecco perché in ogni istante ciascuno di noi, secondo le sue particolari competenze, il suo ruolo e i suoi specifici carismi, deve seminare il Vangelo e mostrare con la vita il volto misericordioso di Gesù che vuole effondere ovunque la sua luce che dirada l’oscurità del peccato e della tristezza. La nostra missione di figli di Dio è veramente importante ed è per questo motivo che dobbiamo svolgerla con ogni sapienza e intelligenza, senza mai stancarci e venire meno, nonostante i numerosi ostacoli che incontriamo lungo il cammino.
Ringraziare il Figlio dell’Altissimo e dare gloria a lui per ciò che ha fatto per noi e in noi è debito di amore che abbiamo nei suoi confronti e verso l’umanità intera. Se vogliamo, possiamo fare tanto perché la grazia di Dio opererà in noi e molte anime si convertiranno al cuore di Gesù e alla sua Parola.
Che la Vergine Maria, Madre della Redenzione, ci assista tutti i giorni della nostra vita e ci renda ogni giorno di più obbedienti al suo comando d’amore di portare ovunque il Vangelo della salvezza.