Amore e obbedienza alla volontà di Dio sono tra loro intrinsecamente legati. Tutta la Sacra Scrittura lo afferma a chiare lettere, dalla prima all’ultima pagina.
Ama chi fa quanto il Signore gli chiede, senza nulla aggiungere e nulla togliere, con la disponibilità a mettere da parte tutto ciò che potrebbe interferire, anche in modo infinitesimale, tra il comando e la sua realizzazione. Ama chi si fa strumento perfetto nella mani dello Spirito Santo che sa cosa fare, come farlo, quando farlo e a chi farlo.
Dio è Amore (cf. 1 Gv 4,8) e chi vuole amare non può prescindere da Lui, come sua perenne Sorgente e suo divino Suggeritore. Al contrario deve porsi in sinergia con la sua sapienza eterna che vede oltre e conosce ogni cosa, in Cielo e sulla Terra. Conosce i cuori, i pensieri, i desideri nascosti nelle profondità dell’essere degli uomini, la storia, le culture, le società, le dinamiche naturali e soprannaturali. Conosce la verità dell’amore e le vie da percorrere per amare secondo verità. Mentre noi siamo ciechi, l’Onnipotente vede tutto ed è per tale motivo che la nostra fiducia nei suoi confronti deve essere incondizionata, senza “se” e senza “ma”.
L’amore vero è obbedienza alla volontà di Dio, perché altrimenti è amore stolto, privo di saggezza e capace di portare soltanto scompiglio, devastazione e morte, di rompere l’ordine di giustizia e di creare squilibri insanabili nelle leggi della natura. Nell’uomo e fuori di esso.
A nulla serve dire di amare e fare la propria volontà, camminare con i propri pensieri e pretendere di realizzare i propri progetti, spesso intrisi di peccato, impurità, immoralità, idolatria, vanagloria, esaltazione di sé. Chi dice di amare e disobbedisce al suo Creatore e Redentore non può edificare il Regno di Dio. Piuttosto si fa alleato della “concorrenza”.
Del resto cos’è il peccato se non disobbedienza alla volontà di Dio e dunque “non amore”? Non è forse scegliere di ascoltare il serpente antico che vuole la nostra e altrui rovina? Non è forse diventare alleati del dragone infernale che ha bisogno di gente che si oppone a Dio e ostacola la sua opera salvifica?
Eva disobbedì al suo Creatore e divenne tentatrice per Adamo. Il suo amore per il marito divenne “non amore”, in quanto fece sì che entrambi si allontanassero da Dio, si separassero da Lui, tanto da nascondersi tra i cespugli per non incrociare il suo sguardo che era divenuto per loro fastidioso (cf. Gn 3,8). Si accorsero di essere nudi, divennero l’uno nemico dell’altra, conobbero l’ostilità, il sospetto, l’accusa, la sofferenza e la morte.
Amare non è mai disobbedire al Signore, perché amore e peccato non sono mai due sinonimi. Mai. Il peccato contrasta con l’amore, anzi lo deturpa e lo svuota della sua potenza salvifica.
Da qui la necessità di conoscere, comprendere e vivere fino in fondo i Comandamenti che ci sono stati donati dall’Alto. Le dieci Leggi scritte sulle due tavole di pietra dal dito di Dio (cf. Es 31,18), ma anche le Beatitudini e ogni altra parola contenuta nel Canone dei Libri Sacri e insegnata dalla Chiesa Cattolica nella sua bimillenaria Tradizione.
Il riferimento al dato scritturistico, compreso nello Spirito Santo in comunione con i Pastori della Chiesa, è necessario a chi vuole amare. E questo perché non si può separare l’amore dalla verità e dunque dalla Parola di Dio.
Fare il contrario, pensare cioè ad un amore autonomo da Colui che è Amore eterno e increato, è essere falsi, disonesti, distruttori e portatori di morte. È ledere la propria dignità e quella altrui, disconoscendo la verità della propria natura di creature fatte ad immagine e somiglianza di Dio e chiamate a vivere in comunione perfetta di amore con lui e con l’intero creato (cf. Gn 1,26-27).
Parlare di un amore che prescinde dalla Legge del Signore – o addirittura la contrasta e la nega come oggi si fa in molti aeropaghi moderni – è ingannare se stessi e gli altri. È dire amore ciò che è odio. È dire vero ciò che è falso. È dire vita ciò che è morte.
Che tentazione pericolosa è questa! E quanti sono coloro che cadono! In nome di una visione errata della fragilità umana si confondono le menti, a volte persino citando il Vangelo secondo un’interpretazione per nulla autentica!
Con forza, coraggio e libertà d’animo bisogna operare in tutti i campi del vivere umano per ricomporre l’unità tra l’amore e la volontà di Dio. Bisogna farlo nella Teologia, ma anche in tutte le Scienze umane che possono cooperare in modi diversi alla formazione integrale dell’individuo, sin dalla più tenera età e in ogni fase del suo esistere.
Non è certo un compito facile, perché oggi dire amore significa dire – per molti – tutto il contrario di ciò che insegnano il Vangelo e lo Spirito Santo. Le tenebre sono fitte. I cuori sono conquistati da un attaccamento malsano alle cose del mondo, le menti sono prigioniere di una spaventosa ignoranza di Cristo e della sua Parola, i corpi sono schiavi della legge della carne che si oppone con sorprendente virulenza alla legge dello Spirito (cf. Gal 5,16-17). Ma non per questo bisogna arrendersi. Né bisogna dire che i tempi sono cambiati – e con essi l’uomo – per giustificare un amore falso che altro non fa se non devastare l’umanità e la società.
Che la Vergine Maria ci insegni l’amore vero e perfetto, quello che Lei ha vissuto fino in fondo in ogni istante della sua vita, consegnando se stessa, senza riserve, allo Spirito Santo e compiendo tutta la volontà di Dio, sempre e comunque.