Il Signore Dio del Cielo e della Terra non vuole la morte del peccatore. Vuole piuttosto che si converta e viva, che si rialzi dal baratro in cui il peccato l’ha fatto precipitare e riprenda il cammino verso la perfezione che conduce in Paradiso (cf. Ez 18,23; 33,10-11).
È questo il desiderio che alberga nel cuore dell’Altissimo e che lo fa essere “misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia, benevolo e paziente, sempre pronto al perdono fino a settanta volte sette” (cf. Es 34,6-7; Sal 145,8; Mt 18,21-35), il desiderio che lo spinge a consumarsi giorno e notte per strappare le sue pecorelle dalle fauci del demonio, “leone ruggente che va in giro cercando chi divorare” (cf. 1 Pt 5,8).
Del resto Gesù non è forse morto sulla croce per manifestare all’umanità intera tutta la misericordia del Padre celeste? Non ha forse versato il suo sangue per espiare il peccato del mondo? Non ha forse patito l’indicibile sofferenza del Calvario per conquistare i cuori più induriti dicendo loro: “Vi amo di eterno amore! Tornate a me e sarete felici per sempre!”?
Annunciare l’amore misericordioso di Dio è obbligo del cristiano in ogni tempo e in ogni luogo. È vera obbedienza allo Spirito Santo. È farsi voce e strumento di Colui che vuole che nessuno si perda.
E questo perché molto spesso l’amore misericordioso di Dio è l’unica ancora di salvezza che apre le porte della speranza a coloro che hanno sbagliato nella vita, a quanti si sono lasciati vincere dalla tentazione, a coloro che hanno preferito le tenebre alla luce e sentono sulla e nella loro vita le conseguenze devastanti del loro peccato.
Se Gesù ha perdonato la peccatrice che nella casa di Simone il fariseo ha bagnato i suoi piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli (cf. Lc 7,36-50), se non ha condannato la donna adultera che stava per essere lapidata (cf. Gv 8,1-11), se ha fatto di Agostino di Ippona uno dei più grandi Padri della Chiesa nonostante il suo passato burrascoso che ha fatto piangere lacrime amare alla madre Santa Monica, tanto più noi dobbiamo fare lo stesso.
Dobbiamo dire a tutti che è possibile rialzarsi e ricominciare daccapo. È possibile lasciarsi alle spalle il passato e iniziare un cammino nuovo alla sequela del divin Maestro per divenire pian piano con lui “un cuor solo e un’anima sola”. È possibile non ricadere nell’errore e riuscire finalmente a consacrarsi senza riserve all’Amore divino che mai tramonta.
È grande la misericordia di Dio! E noi cristiani dobbiamo esserne gli araldi, i paladini, gli appassionati messaggeri nel mondo.
Tuttavia dobbiamo stare attenti, molto attenti. Soprattutto oggi, poiché non di rado si annuncia la misericordia di Dio, ma senza dire tutto ciò che la riguarda. E questo è assai deleterio, perché crea confusione e la svuota della sua potenza salvifica.
Per intenderci non possiamo e non dobbiamo, per amore dei nostri fratelli, dire che Dio perdona sempre anche se non ci si pente del proprio peccato. Non possiamo giustificare anche i mali più orribili in nome della fragilità umana o di una visione antropologica che nulla ha a che fare con il dato rivelato. Non possiamo affermare – come faceva Lutero – che l’uomo è “simul iustus et peccator”, cioè è e rimane incapace di vincere il peccato nonostante i suoi sforzi e l’aiuto del Cielo che gli viene dalla Redenzione. Non possiamo non insegnare che se non ci si converte e non si cambia vita si aprono per noi le porte dell’Inferno eterno.
Annunciare la misericordia di Dio significa affermare che proprio in virtù di essa, se la volontà del singolo lavora in sinergia con la grazia di Dio, si diventa vittoriosi contro il male, in Cristo Redentore e Medico delle anime e dei corpi. Non è facile. È vero. Ma è possibile, e su questo nessuno di noi deve nutrire dubbi, perché questo sarebbe già aprire le porte del cuore alla sconfitta.
Del resto, la storia della salvezza e della Chiesa attesta che numerosi sono stati i Santi che hanno conosciuto il peccato, ma lo hanno vinto e sono divenuti in tutto conformi a Gesù Signore. Hanno combattuto la buona battaglia. Hanno conservato la fede. Ora sono coronati di gloria nel Cielo in attesa della Resurrezione finale (cf. 2 Tm 4,7-8).
“Io non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva, che vinca il male che lo assale e sia così manifestazione vivente della mia misericordia che salva e redime” (cf. Ez 18,23; 33,10-11).
A ciascuno di noi la responsabilità e la missione altissima di esaudire questo mirabile desiderio che alberga nel cuore di Cristo Gesù e del Padre nostro celeste, della Vergine Maria, degli Angeli e dei Santi, di coloro che ci guardano dal Cielo e spesso ci vedono sfiduciati, dalla fede fragile, incapaci e poco determinati nel realizzare la meravigliosa nostra vocazione che è stata seminata in noi e che possiamo e dobbiamo coltivare e sviluppare con coraggio fino alla fine dei nostri giorni.
Lasciamoci aiutare da Colei a cui Gesù Crocifisso ci ha affidati dall’alto della croce e di certo riusciremo a portare a compimento questo compito così arduo ma anche così entusiasmante.