Per costruire la capanna a Gesù ci vuole spirito di collaborazione.
La ragione primaria è semplice: da soli non possiamo riuscirci. Dobbiamo farcene una ragione ed accettare questa verità che la storia attesta con ogni evidenza. Se esaminiamo la nostra vita, ci accorgiamo facilmente che non abbiamo tutti i doni, né naturali né soprannaturali. Non abbiamo neanche tutte le competenze, perché avere tutte le competenze è praticamente impossibile. Si è bravi in un campo, o magari in più di un campo. Ma è impossibile essere veramente competenti in tutti i campi. Il limite è inscindibile dalla nostra natura.
E allora dobbiamo credere fortemente nella comunione. Gesù stesso, pur essendo Dio, ha vissuto la comunione con i suoi Apostoli. Ciò che potevano e sapevano fare loro, lui faceva sì che lo facessero. Un esempio mirabile è la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gesù moltiplicò i pani e i pesci con la sua fede e la sua preghiera, ma poi disse ai suoi Apostoli di distribuirli. Prima ancora chiese loro che organizzassero la grande folla in gruppetti di cinquanta persone sedute sull’erba. E alla fine: «raccogliete i pezzi avanzati». Del resto il miracolo non fu per creazione dal nulla, ma per moltiplicazione di cinque pani e due pesci che gli furono portati da un ragazzo.
Gesù ha fatto la sua parte, ciò che gli competeva, ma non ha fatto tutto da solo.
Come lui, anche noi, dobbiamo favorire, incoraggiare, desiderare la comunione gli uni con gli altri. E questo significa gareggiare nello stimarsi a vicenda, sapendo vedere in chi ci sta accanto la ricchezza che porta nel suo essere.
Spirito di collaborazione significa aiutarsi con cuore sincero gli uni con gli altri. Se invece siamo divisi, gelosi, invidiosi, maldicenti, se vogliamo essere noi al centro dell’attenzione perché la gloria deve essere nostra e di nessun altro, allora non faremo nessuna capanna per Gesù. L’opera deve essere corale, sinergica, nel rispetto reciproco e nell’impegno di tutti a vivere l’unico Vangelo per la realizzazione dell’unica opera.
Una cosa va anche detta: la comunione funziona se ognuno occupa il posto giusto. Chi non ha un carisma, non può pretendere di fare ciò che può fare chi ha quel carisma. Chi non ha una competenza è giusto che si metta da parte e lasci spazio a chi invece ce l’ha.
Sappiamo quanti mali produce il disordine creato dal mettere la persona sbagliata al posto sbagliato. I meccanismi si inceppano, tutto il corpo ecclesiale, familiare, sociale entra in sofferenza; i danni sono notevoli e i fastidi infiniti. La corruzione, il clientelismo, i giochi di potere nascosti o meno che siano, sono contrari al Vangelo e non rendono un buon servizio alla causa del Regno di Dio.
Collaboriamo dunque facendo ciò che il Signore chiede a ciascuno di noi di fare. Rendiamoci disponibili e accogliamo con sincerità e semplicità il dono altrui. Viviamo in comunione lasciandoci guidare dallo Spirito Santo e aborriamo tutto ciò che ostacola la collaborazione autentica.
Ci aiutino la Vergine Maria e San Giuseppe suo castissimo sposo che hanno vissuto alla perfezione la comunione nella verità e nella carità.
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