Il Signore chiede a ciascuno di noi di vivere con grande saggezza ogni singolo istante che ci è dato in dono.
Non possiamo vivere con l’illusione nel cuore, nella cecità spirituale, sciupando le nostre giornate nell’ozio o rincorrendo la vanità. Non possiamo fare della nostra vita ciò che vogliamo, senza alcun riferimento a Colui che la vita ci ha donato. Non possiamo rischiare di perdere il Tutto per conquistare il niente.
Bisogna che il nostro cuore sia costantemente orientato alla conquista della gioia eterna del Paradiso, l’unico “tesoro sicuro” che nessun ladro potrà mai rubarci:
«Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,33-34).
Il Signore ci invita ad essere realisti e ad imparare a vedere ogni cosa nella luce radiosa e indefettibile della Parola di Dio, che dirada le tenebre dell’errore e della menzogna di Satana.
Eppure, quanti cristiani oggi vivono senza alcun riferimento alla vita eterna! È questo uno dei drammi del nostro tempo, in cui facilmente si dimentica che la vita terrena è un soffio, un fiore che prima o poi appassisce, perché questa è la legge a cui tutti siamo obbligatoriamente soggetti.
Ecco perché dovremmo chiedere giorno e notte a Gesù un cuore saggio, capace di trasformare ogni singolo istante, che lui ci dona, in un’occasione per procurarci una quantità smisurata di gloria eterna.
Il Vangelo di questa Domenica dice a noi qual è la via da percorrere: divenire servi del Signore, amando con il suo cuore e secondo la sua volontà e facendo nostre le parole che la Vergine Maria disse all’Angelo Gabriele: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me ciò che hai detto» (cf. Lc 1,38).
Il servo del Signore non ha una volontà su di sé. Dipende dal suo padrone, gli obbedisce in tutto con prontezza e fermezza di animo. Attende che sia lui a indicare il “da farsi” e non si ribella a quanto lui comanda.
In un mondo in cui si fa sempre più dell’autodeterminazione atea il fine della propria vita – e la storia insegna che questo atteggiamento provoca danni incalcolabili a se stessi e agli altri – bisogna insegnare che servire il Signore porta alla piena realizzazione di sé. Genera libertà e non schiavitù, gioia dello spirito e non tristezza, pace e non inquietudine.
La Vergine Maria non era una donna angosciata e frustrata. Era donna gioiosa e serena, con la pace nel cuore. Certo, ha avuto anche Lei momenti difficili che le sono serviti per crescere di fede in fede – basterebbe pensare a quando per tre giorni cercò il suo Figlio dodicenne a Gerusalemme o quando lo vide agonizzare ai piedi della croce. Ma il suo cuore non entrò mai in crisi. Ella è la donna sapiente che visse nella perfetta obbedienza al suo “Padrone” e per questo ora è coronata di gloria eterna e incomparabile al di sopra dei cori degli Angeli e dei Santi.
Dobbiamo tutti imitare la Vergine Maria. Il suo mistero è suo, il nostro è nostro. Però l’obbedienza nella fede è stata legge di libertà e salvezza per Lei e lo è anche per noi.
Dobbiamo scegliere chi servire. Se il Signore onnipotente e santo che ci ama di eterno amore e ha dato la vita sulla croce per noi, oppure il principe di questo mondo che ci vuole fare schiavi in terra e portare nelle tenebre eterne dopo la nostra morte.
La vigilanza è d’obbligo per tutti. Il Vangelo in esame ce lo ricorda a chiare lettere. È una nostra responsabilità non vivere di false illusioni e lasciarci condurre ogni giorno dallo Spirito Santo verso la verità tutta intera.
La Vergine Maria, nostra celeste Custode, ci insegni come fare per imitarla, apra i nostri occhi e ci aiuti a diventare con lei servi e serve del Signore nostro Gesù Cristo, unico Redentore dell’uomo che ci ama e vuole solo la nostra salvezza.
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