Una grazia speciale da chiedere – 2 Novembre

Una grazia speciale da chiedere – 2 Novembre

Per comprendere il “perché” del Purgatorio pensiamo ad un’immagine che probabilmente conosciamo tutti, o quasi: l’immagine della patella attaccata allo scoglio, avvinghiata ad esso.

È noto che questo piccolo mollusco aderisce alla superficie che sceglie come sua dimora con una forza non indifferente. Con le mani nude è assai difficile, se non impossibile, staccarla dallo scoglio e se si usa un coltello da sub non è detto che si riesca a portare a compimento questa “impresa”. Questo perché la patella non collabora, anzi, quando si sente attaccata, imprime maggiore forza per rimanere al suo posto, tanto da rischiare che il suo guscio venga persino spezzato. Potremmo dire che la patella fa di tutto per saldarsi allo scoglio e questo diventa per lei quasi una seconda natura.

Così è il nostro cuore con le cose del mondo e non di rado con il peccato. Si avvinghia ad esse, le desidera, le sceglie come sua dimora, le preferisce a tutto il resto e dunque, ohimè, alle cose del Cielo.

In tale condizione esistenziale la santità diventa assai difficile. Nella migliore delle ipotesi c’è la conversione, ci si sforza di passare attraverso la porta stretta del Vangelo, ma spesso si cade in tentazione e si finisce per preferire le tenebre alla luce. Si hanno buoni propositi, ma manca la determinazione e la capacità di realizzarli.

Se il cuore è attaccato al mondo e alla gloria umana, come o più della patella allo scoglio, la grazia di Dio non può operare come dovrebbe e la natura adamitica prende il sopravvento. Si è battezzati, si è divenuti creature nuove in Cristo nella sua morte e risurrezione, si crede in Lui e ci si ciba dell’Eucaristia, si recita il Santo Rosario e si osservano i dieci Comandamenti, ma ancora non si è totalmente di Cristo. Non lo si ama «con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l’anima e con tutte le forze» (cf. Mt 22,35-40), e dunque non si è pronti per entrare in Paradiso quando finisce il pellegrinaggio terreno.

Ecco allora il Purgatorio che è il tempo della purificazione, nella grande sofferenza spirituale, che può durare diversi anni. In tale stato di vita si ha la certezza di essere salvi, ma bisogna ancora raggiungere la perfezione nell’amore.

Consapevoli della nostra fragilità che ogni giorno sperimentiamo, c’è da chiedersi a questo punto: possiamo riuscire ad evitare il Purgatorio? Possiamo cioè entrare direttamente nella gioia del Paradiso, quando il Signore ci chiamerà al suo cospetto?

La risposta è certamente affermativa. In tanti ci sono riusciti, per grazia e per volontà, e anche noi possiamo riuscirci, perché è possibile amare Gesù con tutto il cuore e consacrarsi interamente a Lui, facendo la sua volontà fino alla morte e alla morte di Croce (cf. Fil 2,1-11). 

Una grazia però, a mio parere, dobbiamo chiedere ogni giorno, senza stancarci, e cioè quella che lo Spirito Santo cambi i desideri del nostro cuore e li renda in tutto simili ai desideri di Cristo. La grazia da chiedere è che la sete di vita eterna sia in noi più forte di ogni altra sete e l’amore per Gesù superi ogni altro amore

In fondo è quello che chiediamo il 2 novembre con il Salmo, che così recita: «Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario» (cf. Sal 27). Una cosa sola, un unico desiderio: amare Gesù dal profondo del cuore, dare la vita per Lui e poter un giorno stare con Lui per sempre, conquistati dalla sua sublime bellezza.

La Vergine Maria, Regina del Paradiso, interceda per noi e rafforzi la nostra preghiera tanto da far sì che il suo Figlio ci esaudisca oggi stesso. E così sia.

 

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