Pecorelle di Gesù Buon Pastore – IV Domenica di Pasqua (C)

Pecorelle di Gesù Buon Pastore – IV Domenica di Pasqua (C)

La vita dell’uomo è un cammino. Si inizia il viaggio e bisogna procedere verso la méta, percorrendo strade che a volte sono agevoli altre volte sono impervie. La legge è uguale per tutti, perché tutti viviamo in una storia in cui vi è la gioia e il dolore, la salute e la malattia, le giornate in cui splende il sole e quelle in cui vi sono grossi nuvoloni che affollano il cielo della nostra mente e del nostro cuore.

Il cristiano però deve essere saggio e scegliere di camminare seguendo il buon Pastore, Gesù, unico Salvatore e Redentore dell’uomo. E lo deve fare sin dal primo giorno e fino alla fine, senza lasciarsi vincere dalla tentazione che sempre vorrebbe separarlo da Lui, prima nei pensieri e poi nelle opere.

Ecco allora la necessità di avere un cuore sempre pronto ad ascoltare la voce del Pastore, che parla in diversi modi e in diversi tempi. L’attenzione deve essere massima, come massima deve essere la disponibilità ad accogliere nel proprio cuore ogni parola che esce dalla sua bocca. Si comprendano appieno o meno le ragioni di un suo comando non importa. Ciò che importa è obbedire, sempre e comunque, e possibilmente senza perdere  tempo o facendosi troppe domande.

Gesù si compiace di quelle pecorelle che si fidano di lui e si lasciano condurre senza fare storie. Con esse lui può compiere la sua opera salvifica, giorno per giorno, mese per mese, anno per anno.

«Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (Gv 10,27).

Queste pecore Gesù conosce oggi, sulla terra, e domani in Cielo, dinanzi al Padre suo celeste. Lui stesso l’ha detto con estrema chiarezza nel suo Vangelo: “Chi mi riconoscerà davanti agli uomini – cioè chi ascolterà la mia voce e sarà mio testimone in mezzo ai suoi fratelli anche a costo della vita – io lo riconoscerò dinanzi al Padre mio che è nei Cieli. Ma chi non mi riconoscerà come suo Pastore e Salvatore, e preferirà camminare seguendo i falsi pastori del mondo, neanche io lo riconoscerò davanti al Padre mio celeste” (cf. Mt 10,32-33).

Sono parole che dobbiamo prendere sul serio e sulle quali dobbiamo meditare con somma attenzione. Il cammino nel deserto è per tutti, ma la scelta di seguire Gesù dipende dal cuore di ognuno.

Ma dal Vangelo di questa IV Domenica di Pasqua emerge anche una verità assai consolante, che ci riempie di speranza e che ci deve spingere ad abbandonarci senza alcuna titubanza nelle mani di Gesù buon Pastore:

«Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10,28-30).

Se Gesù è il nostro Pastore, se ascoltiamo la sua voce, se ci fidiamo di lui, se non opponiamo resistenza e facciamo qualsiasi cosa lui ci chiede, saremo custoditi dalla sua onnipotenza. Il male non avrà potere su di noi e cammineremo sicuri verso la gioia eterna del Paradiso.

Saremo tentati, conosceremo periodi di prova in cui la strada è in salita e la croce si fa pesante, ma riusciremo sempre ad uscirne vittoriosi, perché Gesù sarà il nostro Cireneo, il nostro Scudo, la nostra Forza, la nostra Pace.

È questa una promessa che rassicura il cuore e infonde in esso serenità grande. Gesù la manterrà, possiamo esserne certi, ma non dimentichiamo che tocca a noi camminare con lui, seguirlo tutti i giorni della nostra vita, ascoltare la sua voce e obbedire con umiltà a quanto lui ci chiede di fare.

La Vergine Maria, Madre della Chiesa, ci aiuti e ci prenda per mano, oggi e sempre.

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